La campionissima ticinese si è raccontata a tutto tondo nel programma "Larmandillo", dalle discussioni con la federazione ("a 18 anni mi sarei rovinata la carriera, ma eravamo pronti a finire in tribunale") alla gara che vorrebbe rifare ("la discesa mondiale di Val d'Isère 2009") sino alla sua nuova filosofia di vita, cambiata dal matrimonio con Valon Behrami, e mille altri aspetti tra pista e fuori pista. Lara ha svelato anche un aneddoto relativo all'infortunio di Lindsey Vonn a Schladming 2013.
Una Lara Gut-Behrami pazzesca, anche se c’è poco da sorprendersi che un’intervista di tre quarti d’ora con la fuoriclasse di Comano non risulti banale, tutt’altro, vista la personalità del personaggio in questione.
E’ successo così che la trasmissione “Larmandillo”, una delle più popolari della RSI, la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana, regali uno spaccato interessantissimo della campionessa ticinese e di tutto il suo vissuto, alla vigilia dell’ultima stagione della carriera, al via sabato sul Rettenbach di Soelden che Lara ha già domato tre volte in carriera. Dopo il forfait di un anno fa per i guai al ginocchio, la vincitrice di due Coppe del Mondo assolute, del titolo olimpico di super-g a Pechino 2022 e del doppio oro a livello iridato a Cortina 2021, per non parlare delle sei sfere di cristallo nella sua disciplina preferita e di tutte le altre medaglie nei grandi eventi, si approccia al 2025/26 in ottime condizioni dopo il camp sudamericano e la sua serenità per l’ultima recita di una straordinaria carriera traspare eccome davanti al microfono del programma condotto da Armando Ceroni e Nicolò Casolini.
Si è ripartiti con le immagini di quel magico super-g alle ultime finali di Sun Valley (con la vittoria che valse la conquista della coppa di specialità davanti a Brignone) per raccontare un inverno 2024/25 difficile, “ma non credo sia stata la mia miglior gara come prestazione, ma sul piano delle sensazioni una delle più belle perché la scorsa stagione è stata complicata e mi sono fatta sopraffare dalle cose negative. Solo a Sun Valley, appena arrivata là, era come se avessi ritrovato il piacere di sciare come da bambina: non ho fatto nulla di straordinario in quel super-g, non l’ho vista come una manche incredibile, poi in gigante che per me è la disciplina fondamentale sono riuscita a vincere di nuovo, cosa che proprio non mi aspettavo”.
Parlando della disciplina madre, “la gara che ha un significato speciale per me resterà sempre il gigante dei Mondiali di Cortina, mi sono goduta il momento arrivando da una settimana incredibile con il primo oro in super-g e la medaglia in discesa. A metà di quella 2^ manche ero talmente stanca che mi veniva da vomitare, è stato tutto particolare perchè al mattino in riscaldamento sono uscita tre volte, ero esausta fisicamente e mentalmente, ma con lo staff abbiamo lavorato sulla riattivazione e ha funzionato”.
Uno dei ricordi più dolorosi riguarda invece la discesa olimpica di Sochi 2014, un bronzo da lacrime amare per Lara che venne anche criticata per la sua delusione mostrata nel post gara: “Ero arrabbiatissima perché avevo sbagliato una curva dove, dopo le prove, sapevo di poter fare una grandissima differenza. Poi è stato contestualizzato il tutto sul fatto che avessi reagito in quel modo perché sul gradino più alto c’era una mia compagna (Dominique Gisin, vincitrice ex-aequo con Tina Maze, ndr), ma non era così perché non pensi assolutamente a quello, ma solo al fatto che era fattibile vincere e in quel momento pensi che nel prosieguo della carriera potresti non avere un’altra occasione di conquistare l’oro olimpico”.
Con i Giochi una storia complicata, fino al trionfo di Pechino: “Nel 2018 in super-g sono arrivata a 11 centesimi dal titolo, ma al 4° posto, e solo dopo aver vinto il titolo in super-g nel 2022 mi sono resa conto dell’importanza delle Olimpiadi. Ti viene riconosciuto quell’oro ovunque nel mondo, come qualcosa di straordinario, mentre quando sei dentro al tuo sport sai bene il valore di una Coppa del Mondo, ma quelli che non conoscono lo sci apprezzano solo il titolo olimpico”.
Lo sci è particolare perché gareggi per una federazione che, di fatto, non ti paga per correre, e su questo tema anche Lara Gut-Behrami non ha mai nascosto di non condividere un sistema di questo tipo, tanto da crearsi ben presto un team privato e vivere un conflitto con Swiss-Ski sin da ragazzina iper-talentuosa. “A 16 anni ero in un gruppo dove la più giovane aveva 6 anni più di me, avevo bisogno di un percorso diverso e da lì è partita la scelta di avere un mio team.
Pur portando i marchi federali e quant’altro, dovevo pagarmi tutto da sola, allenamenti compresi che invece, rimanendo in gruppo, avrebbe sostenuto la Federazione mantenendo però tutti i diritti di immagine che è il problema principale, visto che hanno un valore decisamente superiore rispetto alle spese che la Federazione stessa sostiene per un atleta. Se anni fa poteva anche funzionare perché le attività di marketing erano decisamente più ridotte, ora le cose sono cambiate.
Ti fanno passare per l’ingrato di turno, ma non è così: io mi sono trovata a 18 anni a gestire una battaglia più grande di me, per la quale eravamo ad un passo da finire in tribunale, con gli avvocati già pronti. La mia carriera sarebbe stata rovinata e a me piace talmente tanto sciare che, pur sapendo che ci sono tante cose ingiuste come questa, ho deciso di andare oltre per concentrare tutte le energie su ciò che serve per competere”.
L’ultimo inverno della carriera è in arrivo, ma cosa mancherà a Lara? “Ho avuto la fortuna di costruirmi una vita, fino a 25 anni vivevo solo per lo sci, poi il matrimonio (con Valon Behrami, ex centrocampista di alto livello e ora dirigente calcistico, ndr) ha cambiato le cose, ho scoperto il bello del resto e non farmi condizionare da quel minuto e mezzo in pista.
Valon è stato fondamentale, ha un’esperienza incredibile e io ho avuto la fortuna di incontrare l’uomo che mi ha fatto crescere nella vita, perchè quando stai bene come persona migliori anche come sportiva, e mi ha aiutata pure ad accettare l’infortunio del 2017. Se ci penso ora è davvero bello quello che abbiamo in questo momento, la vita fuori e l’approccio stesso allo sci: inoltre, ho ritrovato un dialogo con la mia famiglia che non c’era più, perché ad un certo punto è difficile fermarsi a ragionare e guardarsi attorno.
Valon ha tenuto talmente tanto a me da farmi pensare anche a questo, mi ha semplicemente svoltato la vita”.
La famiglia, guidata da papà Pauli che è l’uomo che ha permesso a Lara di diventare la campionissima capace di vincere tutto in quasi vent’anni di carriera: “Una persona eccezionale che, purtroppo, non ha ottenuto il rispetto per tutto quello che ha fatto da allenatore: non fosse stato mio padre sarebbe stato osannato come il migliore del mondo. Papà è stato l’unico rimasto sempre al mio fianco, skiman e preparatori se ne sono andati e ancora campano di questo, ma si ignora che la persona chiave della mia carriera è stato papà”.
L’incidente nel riscaldamento dello slalom per la combinata mondiale di Sankt Moritz (rottura del crociato del ginocchio sinistro) “per assurdo è stato un sollievo, stavo andando in una direzione in cui mi stavo facendo del male, ma non sapevo cosa stavo sbagliando. Mi dicevo “so che voglio sciare, ma a che prezzo?”. Ho incontrato poi il mio futuro marito, ho fatto tabula rasa di tutto, social compresi che da inizio carriera spingevo io stessa, per dare visibilità ai miei sponsor in una maniera che riduceva i tempi. Da anni invece ho preso una strada molto meno mediatizzata, ma in cui sono padrona della mia vita e vi dico che sì, ogni messaggio social ti condiziona anche se tutti lo negano e li hanno perché sembra sia necessario. Esperti di marketing mi hanno detto che stavo sbagliando tutto, ma io sto benissimo così”.
E nel post carriera quali progetti ci sono per la fuoriclasse di Comano? “Sono entrata da tempo in un’azienda come investitrice e la cosa mi affascina e mi sta dando più lavoro di quanto immaginassi. So che dalla primavera prossima avrò da fare, ora l’obiettivo è chiudere un cerchio felice come lo ero a Sun Valley, anche se so già che certe gare mi arrabbierò perchè ho la stessa voglia di fare bene come negli ultimi 15 anni.
Poi ci saranno tante cose belle, a partire dalla possibilità di vivere accanto a mio marito che si è trasferito a Londra per il suo lavoro da dirigente del Watford (e che Lara raggiungerà in pianta stabile dal 2026)”.
Nel corso della trasmissione sono passate le immagini in cui la Gut versione ragazzina-fenomeno scherzava in partenza a pochissimi secondi dallo start delle gare, già ai massimi livelli: “E’ nato da una gara in Coppa Europa dove feci seconda conquistando il posto fisso per la CdM, era quasi un rito per cercare di ricreare la situazione, poi cambi nel corso della carriera e capisci che per vincere ciò che conta è quello che fai dalla partenza al traguardo e stop. Basti pensare che quando vinsi Soelden per la 2^ volta nel 2016, con un distacco allucinante (1”44 su Shiffrin, 3^ Bassino a 1”93), il lunedì prima della gara mi erano caduti addosso 60 kg di pesi in palestra, procurandomi un ematoma gigante alla coscia. E allora ti rendi conto che anche se non arrivi come vorresti all’appuntamento, non sempre il risultato corrisponde a quell’approccio, e a volte perdi semplicemente la naturalezza del gesto pensando ad essere precisa in tutto”.
Lara ha poi raccontato un aneddoto importante relativo a quel drammatico giorno del super-g iridato di Schladming 2013, quando la carriera di Lindsey Vonn svoltò in negativo con la terribile caduta al termine di una gara ricca di polemiche per aver mandato le atlete in pista a pomeriggio inoltrato. “Imparai tantissimo da quella mattina, perchè ero con Maze e Vonn prima del via, quando i rinvii continuavano ogni 30 minuti. Alle 14.00 ricordo che Tina iniziò a riscaldarsi sul serio, Lindsey invece stava mettendo via le cose per andarsene prima che arrivasse l’ok per partire alle 14.30; Maze vinse l’oro, Vonn si fece male, mi è rimasta impressa quella cosa e parlo del fatto che sino a quando una gara non è definitivamente cancellata non puoi staccare con la testa, altrimenti è difficilissimo rientrare nel mood, a maggior ragione per un super-g in quelle condizioni”.
Se avesse una macchina del tempo, Gut-Behrami quale gara vorrebbe rifare? “Tornerei ai miei primi Mondiali di Val d’Isère 2009, rifarei la discesa dove sono arrivata seconda, perché so cosa avrei potuto fare per vincere, non ho sciato così bene come in prova e in super-g idem, fui settima sbagliando tanto in alto alla 3^-4^ porta”.
Mondiali che, dopo la scorpacciata di Cortina 2021, sono stati amari a Méribel nel 2023 e pochi mesi fa, ma Lara non sarà della partita in casa, a Crans-Montana 2027. Eppure a Saalbach il bilancio è stato in parte salvato dal podio nella combinata a squadre in tandem con Wendy Holdener, alla quale la ticinese diede tutti i meriti già nel post gara per quella rimonta d’argento. E proprio con la slalomgigantista del Canton Svitto sarà di nuovo coppia d’assi a Milano Cortina 2026 in una gara nuova in chiave olimpica: “Sapevo di arrivare a Saalbach in condizioni non buone e che le cose non sarebbero andate, vuoi per quanto successo alle finali di coppa l’anno prima, che furono davvero un calvario per me (perdendo la coppa di discesa sul filo di lana, pur festeggiando invece per generale, gigante e super-g), vuoi perché sapevo che avrei avuto bisogno di fattori esterni, come il vento, per uscire da quel piano infinito.
Wendy era l’unica persona in grado di regalarci il podio sciando in quel modo: il nostro è uno sport individuale, non giriamoci attorno, ma per assurdo lei avrebbe sentito la responsabilità nei miei confronti se avessi concluso tra le prime quattro in discesa, mentre a quel punto le ho detto di tirare senza preoccuparsi di nulla che la colpa sarebbe stata solo la mia per essere andata male al mattino.
E’ stata una combinazione fantastica che lei potesse attaccare senza pressione, prima che partisse ci eravamo già dette che avremmo riprovato alle Olimpiadi. Sì, per questa gara al mio team ho sempre detto che l’unica con cui avevo il piacere di fare la combinata a squadre era proprio Wendy”.
Ma quale obiettivo si pone Gut-Behrami per l’ultima avventura a cinque cerchi? Per una volta, Lara non regala titoli, con una risposta diplomatica: “Farò del mio meglio e dovrò accettare se qualcuno farà di più. Se vogliamo, a Cortina ho vinto un titolo iridato per 2 centesimi, diciamo che per il resto tra Mondiali e Olimpiadi ho una lunga lista di gare coi centesimi contro, magari andrà meglio da quel punto di vista”.
Slalom Gigante Femminile Soelden (AUT)
l'intervista
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