A "Ski Actu", il velocista rossocrociato ha raccontato il suo positivo avvicinamento alla stagione dei Giochi che, per il settore maschile, significano Bormio dove Alexis ha ottenuto il suo unico successo in CdM, primo podio nello scorso strepitoso inverno. "Non è cambiato nulla, a volte la gente mi riconosce al ristorante e fa parte del gioco, ma io voglio rimanere la persona di sempre".
Alexis Monney è stato un fantastico protagonista dell’annata 2024/25, al top assoluto nelle gare veloci in quella che, per il classe 2000 rossocrociato, nativo del Canton Friburgo, è stata la stagione dell’esplosione vera e propria.
Molti lo paragonavano a Beat Feuz, magari in parte quella possibile eredità può averlo condizionato nei primi anni, oppure semplicemente (come per ogni discesista) serviva un po’ di esperienza e maturazione per arrivare lassù con un percorso di crescita graduale che ci fa pensare, per la qualità e morbidezza della sua sciata, che Monney resterà ai vertici per un bel po’.
In occasione dell’evento che Swiss-Ski ha organizzato la scorsa settimana a Zurigo, “Ski Actu” l’ha intervistato ripartendo dall’unica parziale delusione vissuta nello scorso inverno, il 2° posto nella discesa di Kitzbuehel che sembrava ormai sua, prima del “miracolo” di James Crawford che l’ha bruciato di 8 centesimi. “Certo, quella gara la vuoi proprio vincere e sarà di nuovo un obiettivo”.
I primi podi sono arrivati tutti in un paio di mesi, ma i primi due sono stati speciali a Bormio visto che, proprio sulla “Stelvio” che sarà pista olimpica per gli uomini jet nel prossimo mese di febbraio, in discesa è arrivato addirittura il successo e il giorno successivo il 3° posto in super-g. Fino a quel momento, Alexis aveva raccolto solo due top ten in discesa, ma in templi come Wengen e Kitz. Poi le due medaglie ai Mondiali di Saalbach (3° in discesa, 2° nella combinata a squadre) e, a proposito di grandi eventi, Milano Cortina 2026 è all’orizzonte: “Certo, è una buona notizia che le Olimpiadi si svolgano a Bormio, ma devo qualificarmi – ha risposto sul tema lo specialista elvetico con grande realismo e riferendosi alla qualità dello squadrone rossocrociato nel settore velocità maschile – Tutti si aspettano che faccia bene lì, ma non bisogna dimenticare che ho vinto solo una volta. Certo, il sogno è rappresentare la Svizzera ai Giochi, bisognerà partire subito bene da Beaver Creek”.
Nella mia vita in generale, nulla è cambiato davvero: ho sempre sciato per me stesso e continuerò a farlo, cerco di rimanere la stessa persona anche se a volte la gente mi riconosce al ristorante, per esempio, ma fa parte del gioco e quindi del mio lavoro”.
La preparazione è stata ottimale, specialmente il lungo camp oltreoceano: “Sono contento, sia del lavoro fatto in Svizzera che sulle nevi del Cile – l’analisi di Monney - Abbiamo cercato di migliorare alcuni aspetti e sta andando tutto bene. La morte di Matteo Franzoso? Non ho ancora avuto il modo di digerire tutto, sta succedendo poco a poco riflettendo su quanto accaduto”.
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