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I numeri degli slalomgigantisti azzurri sono drammatici: 12 anni fa l'ultima vittoria tra le porte larghe

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I numeri degli slalomgigantisti azzurri sono drammatici: 12 anni fa l'ultima vittoria tra le porte larghe

Il 26 febbraio 2012, Blardone piegò Hirscher e Reichelt a Crans-Montana regalandosi l'ultimo gigante della carriera e per l'intera nazionale maschile, mentre in slalom l'Italia non esulta da oltre 7 anni. Massimiliano Ambesi ha analizzato una crisi spaventosa, confermata da un inverno 2023/24 senza podi (e senza neppure andarci vicini, almeno per ora) nelle discipline tecniche, con i velocisti a salvare il bilancio.

Domenica a Palisades Tahoe, Alex Vinatzer ha ottenuto il miglior risultato stagionale tra gli slalomgigantisti azzurri in questa annata di Coppa del Mondo, con un 6° posto nella gara tra i pali stretti sulle nevi californiane che, appare banale dirlo, è chiaramente troppo poco per una nazionale maschile dall'immensa tradizione.

Oppure no, se guardiamo ai drammatici numeri dell'ultimo decennio e oltre; il collega Massimiliano Ambesi ha analizzato quanto sta accadendo, nel giorno in cui ricorrono dodici anni dall'ultima vittoria di un italiano in un gigante di Coppa del Mondo, ovvero quando il 26 febbraio 2012 Max Blardone conquistò Crans-Montana e la sua settima gara nel massimo circuito, regolando altri due grandi campioni come Marcel Hirscher (in questo caso entriamo nella sfera dei fuoriclasse assoluti) e Hannes Reichelt.

Pensiamo che nel Canton Vallese le ragazze hanno appena regalato grandissimi risultati, con quattro podi in due giorni per Brignone e Bassino, il paragone con il settore femminile è semplicemente clamoroso e solo la velocità, con sei top-3 stagionali tra Paris, Schieder e Bosca, salva in minima parte il bilancio del team maschile azzurro.

Da quel giorno in terra elvetica, sono trascorse 101 gare di gigante senza vittorie italiane, con 5 podi, 94 piazzamenti nelle prime dieci posizioni e 370 apparizioni in zona punti a fronte di 784 presenze – spiegano i numeri di Ambesi - In totale sono stati raccolti 6788 punti di Coppa del Mondo con una media di 67,21 per gara.

E nei precedenti 101 giganti cosa accadde? Non fu un periodo straordinario post Tomba, ma arrivano comunque 9 vittorie, 35 podi complessivi, 135 piazzamenti nelle prime tre posizioni e 424 apparizioni in zona punti a fronte di 868 presenze. In totale, vennero accumulati 9788 punti con una media di 96.91 per gara. Allargando il campo alla lunga storia della Coppa del Mondo, a partire dal gennaio del 1967 si sono tenuti 454 giganti, che hanno portato in dote all'Italia 49 vittorie e 150 podi, 40 dei quali ottenuti nelle ultime 202 gare, caratterizzate appunto da sole 9 affermazioni.

Le cose non vanno certo troppo meglio in slalom: la vittoria di un uomo italiano manca all'appello da 73 gare, una in meno rispetto alla striscia azzurra più lunga di sempre senza vittorie, che iniziò nel febbraio del 1979 e si concluse a metà dicembre del 1986. In questo momento, l'affermazione nelle specialità tecniche non arriva da 134 prove complessive, ovvero quando Manfred Moelgg trionfò nella notte di Zagabria il 5 gennaio 2017, ben 31 in più rispetto al precedente record negativo stabilito tra i primi giorni di febbraio del 1979 e i primi giorni di dicembre del 1984.

C'è però di più. Il semplice podio in Coppa del Mondo tra slalom e gigante manca da 43 gare (16/01/2022, Giuliano Razzoli tra i pali stretti a Wengen), come era avvenuto solamente nello scorcio iniziale della storia del circuito. Il primo podio in una specialità tecnica venne infatti ottenuto al 44esimo tentativo grazie a Gustav Thoeni che, in data 11/12/1969, si impose in gigante.

Ambesi ha concluso la sua analisi interrogandosi sulle motivazioni degli asfittici risultati della nazionale maschile e in particolare nel campo delle discipline tecniche. La responsabilità è degli atleti e/o dei tecnici e/o di come è strutturato il sistema italiano? Ricordandoci sempre che il numero di praticanti non è secondo a nessun altro dei Paesi alpini, la quantità di atleti inseriti a vario titolo nelle selezioni nazionali è superiore alla maggior parte della concorrenza e gli investimenti profusi nello sci alpino non sono neanche lontanamente comparabili a quelli delle altre discipline olimpiche invernali in casa FISI.

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