In vista di Sochi l'imperativo per l'Italia è andar forte su tutti i terreni

In vista di Sochi l'imperativo per l'Italia è andar forte su tutti i terreni
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Sci Alpino

In vista di Sochi l'imperativo per l'Italia è andar forte su tutti i terreni

Sabato scorso abbiamo giustamente sottolineato il grande risultato ottenuto dalle ragazze italiane: sette nostre rappresentanti nelle prime sedici di un gigante femminile di Coppa del Mondo non c’erano mai state.

Tuttavia, pur essendo molto felici per la prestazione delle nostre atlete, che si meritano questo e anche di più, abbiamo anche messo in guardia dalle troppe aspettative per Sochi: la pista olimpica del gigante femminile è più facile di quella di Lienz, ma soprattutto ci sono altissime probabilità che la neve sia completamente diversa da quella dura trovata nella località tirolese.

Sicuramente la cosa più positiva è stata l’atteggiamento delle ragazze in pista, sempre all’attacco dall’inizio alla fine, e bisogna dire che Livio Magoni e il suo staff tecnico stanno facendo un ottimo lavoro in tal senso. Certo, ci piacerebbe tanto vedere sempre questi bei risultati collettivi, magari con qualche piazzamento sul podio, anche su pendii facili e nevi molli… ma da sempre in casa nostra si privilegia, in particolari modo per le discipline tecniche, la preparazione su pendii ripidi e ghiacciati, oppure si lanciano in Coppa del Mondo atleti e atlete che hanno le caratteristiche per far bene soprattutto sul duro e sul ripido.

L’atteggiamento giusto c’è stato anche da parte di Chiara Costazza e delle altre che, pur con numeri di partenza impossibili, sono scese in pista nello slalom del giorno dopo, tuttavia il passaggio di “Chicca” dal trentaseiesimo posto a 3”71 da Bernadette Schild nella prima manche di Courchevel, lunga poco più di 50 secondi, al settimo di Lienz a un secondo e mezzo scarso dalla più vittoriosa slalomista di tutti i tempi, Marlies Schild, in una gara di quasi due minuti, sarebbe terribilmente arduo da spiegare se non con il fatto che, appunto, la trentina predilige i terreni duri e soprattutto una pista impegnativa come quella di Lienz dove ha vinto la sua unica gara di Coppa del Mondo nel 2007.

Il ritornello dei tecnici è che bisogna andare forte su tutti i terreni e su tutti i tipi di neve. Verissimo, ma anche i tempi dell’Italjet maschile nei primi 26 secondi della discesa di Bormio di ieri, su neve non certo dura e su un terreno che in quei 26 secondi non presentava difficoltà poiché il salto della Rocca subito dopo la partenza non è stato fatto, non sono certo incoraggianti.

Christof Innerhofer, alla fine sesto grazie a una grande prestazione nel tratto finale più tecnico e a un’ottima preparazione fisica, ha fatto segnare il cinquantasettesimo tempo al primo intermedio con già 54 centesimi di distacco dal vincitore, Aksel Lund Svindal che sono francamente troppi da recuperare da uno come il norvegese, Peter Fill ha ottenuto il cinquantaduesimo tempo, Mattia Casse il cinquantottesimo, Werner Heel il sessantaduesimo, Matteo Marsaglia il sessantaquattresimo.

Facile pensare che, con delle posizioni così arretrate nella parte alta, ci sia potuto essere anche un problema di materiali oltre che di adattamento alla neve. Hanno limitato i danni solo Silvano Varettoni, ventunesimo, che poi è andato forte fino in fondo chiudendo nono, Siegmar Klotz, ventitreesimo, e Paolo Pangrazzi, venticinquesimo. A Sochi la pista di discesa è bella e impegnativa ma se la neve non sarà dura rischiano di essere dolori… sulle piste russe, come fece nello slalom di Vancouver Giuliano Razzoli, uno dei pochissimi che si trova bene su nevi facili, ci sarà da far correre gli sci e non si potrà certo stare sugli spigoli…

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