Brignone al "Corriere", dalla A alla Z: "Portabandiera ai Giochi? Mi motiva ancora di più. Sulla sicurezza dico che..."

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Brignone al "Corriere", dalla A alla Z: "Portabandiera ai Giochi? Mi motiva ancora di più. Sulla sicurezza dico che..."

Il collega Flavio Vanetti ha intervistato la detentrice della sfera di cristallo, ancora in attesa di capire quanto tempo servirà per rivedere la pista: "Da un lato non vedo l'ora di sciare, dall'altro dovessi sentirmi a disagio sarebbe una bruttissima botta. La velocità ci rende eroi e lo sci sarà sempre pericoloso, ma ci sono tanti modi per migliorare le cose".

Dalla A alla Z, mettendo sul piatto tutti i temi sul suo complicatissimo recupero, ma anche i pensieri sul piano della sicurezza, in prima fila dopo quanto accaduto a Matteo Franzoso.

Federica Brignone si è raccontata a Flavio Vanetti in un’ampia intervista pubblicata quest’oggi dal “Corriere della Sera”, con la vincitrice dell’ultima Coppa del Mondo, nonché del titolo iridato di gigante, dell’argento in super-g a Saalbach 2025 oltre a… tutto il resto (con due sfere di cristallo di specialità), partita dai durissimi mesi ormai alle spalle e vissuti in maniera quotidiana nella struttura del J Medical di Torino. “Ho vissuto praticamente lì, prendendo un appartamento a Torino e, solo dopo la seconda operazione da agosto, ho fatto invece avanti e indietro da La Salle. E’ servito a riprendere una vita normale tornando sempre a casa”.

L’incidente del 3 aprile, nel gigante tricolore in Val di Fassa, “l’ho solo sognato di notte nel primo periodo, poi ho solo pensato al recupero. Nei primi quattro mesi non avevo neanche il tempo di leggere, poi il secondo intervento è stata la svolta, ma tuttora il dolore c’è. E’ vero, questo infortunio è ben altra cosa rispetto a quelli che ho già avuto, ma non cambia le mie prospettive”.

Come aveva già raccontato ai microfoni FIS (si può leggere QUI l’intervista con il canale ufficiale della Federazione Internazionale), Federica ha vissuto il vero momento di “down” per quel nuovo intervento in artroscopia del 29 luglio. “Il ginocchio era gonfio, non riuscivo a fare le scale e mi chiedevo come sarebbe finita se dopo così tanto tempo ero ancora a quel punto”.

Consigli e incoraggiamenti anche da una campionessa come Sofia Goggia che di guai fisici ne ha avuti in serie? “Sofia ha avuto tanti infortuni, ma diversi da questo, e per ognuno c’è un percorso diverso. Il mio faro è stato Federico Bistrot, fisioterapista di cui mi fido ciecamente, ed è stata carina Nina Ortlieb, che ha subito oltre 20 operazioni chirurgiche, a darmi consigli pratici: anche solo come fare la doccia, lavarsi i capelli, tutte cose diventate complicate”.

Il ritorno sulla neve? Resta il punto di domanda, gigante: “Da un lato non vedo l’ora, dall’altro non vorrei rimettere gli sci e sentirmi a disagio: sarebbe una bruttissima botta. Accettare di non farcela? Per quello che è successo sì, ma non penserei al ritiro bensì al fatto che se quest’anno non ce la faccio, ci riprovo per il prossimo. Perché lo faccio con quello che ho già vinto? L’amore per lo sci, magari se non mi fossi fatta male sarei stata più pronta a smettere, invece ora non posso tirarmi indietro”.

Impossibile calcolare i tempi, è ancora presto anche se l’attività fisica è ripresa a livelli decisamente buoni (Federica è tornata anche sulla MTB da downhill): “C’è chi ci ha messo due anni a rientrare per questa tipologia di infortunio, io devo fregare il tempo ragionando giorno dopo giorno, ma ancora non so quando tornerò a sciare e gareggiare.

L’aspetto più urgente è rieducare il fisico, ad esempio alla corsa: del dolore devo infischiarmene, dovrò ricostruire la muscolatura e su questo fronte lavoro come una bestia”.

Che Federica rivedremo in pista? “So già che non sarò preparata come nel passato e che la piena flessione del ginocchio non la recupererò mai, mi sono creata un guaio per la vita. Servirà pazienza, pure riprendere a sciare sarà una riabilitazione, capirò se potrò bruciare le tappe”.

Per quanto riguarda il fronte sicurezza, l’analisi di Brignone è questa: “Ci sono vari modi per migliorarla, fissare regole severe per i centri di allenamento, rendere obbligatori senza eccezioni dispositivi come l’air bag e realizzare tute meno performanti, lavorare sui caschi, detto che vedo impossibile utilizzare quelli integrali.

Questo non deve fare dimenticare che il rischio zero non esiste, che lo sci è pericoloso e che la velocità, ingrediente dello show, è ciò che ci rende degli eroi”.

I Giochi Olimpici restano il sogno e l’obiettivo per presentarsi in condizioni da potersi giocare le medaglie, come a PyeongChang 2018 e Pechino 2022, con la prospettiva di risultare la portabandiera alla cerimonia di apertura (anche se la problematica con le prove di discesa a Cortina è reale, ndr) che “mi motiva ancora di più. Mi sto facendo un c… così per partecipare. Sì, ho già coronato i sogni che avevo da bambina, questa è una cosa in più. Ma devo provarci”.

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