La storia delle Olimpiadi invernali - Cortina d'Ampezzo 1956, i Giochi di Toni Sailer e dell'Urss

La storia delle Olimpiadi invernali - Cortina 1956, i primi Giochi italiani ma anche di Toni Sailer e dell'Urss
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La storia delle Olimpiadi invernali - Cortina d'Ampezzo 1956, i Giochi di Toni Sailer e dell'Urss

La settima puntata del romanzo olimpico invernale che vide la tripletta nello sci alpino dell'austriaco, il trionfo nel medagliere del colosso sovietico esordiente ai Giochi bianchi, ma anche la storia a lieto fine della pattinatrice Tenley Albright.

E' la 43a sessione del CIO che si tiene a Roma, in calendario il 27 aprile 1949 all'Hotel Excelsior, che deve decidere a chi assegnare i settimi Giochi olimpici invernali in programma sette anni più tardi. Le candidate sono le nordamericane Lake Placid (per la terza volta consecutiva!), Colorado Springs, Montreal e l'italiana Cortina d'Ampezzo. La Perla delle Dolomiti aveva già conquistato le Olimpiadi bianche del 1944 che poi non si disputarono a causa della guerra mentre ha perso quelle del 1952 a favore di Oslo. La candidatura della località ampezzana, che ha già ospitato numerose manifestazioni internazionali di sci alpino, sci nordico e bob, viene ripresentata e sostenuta dal conte Alberto Bonacossa, grande dirigente e uomo di sport che ha partecipato alle Olimpiadi di Anversa 1920 nel singolare maschile del tennis e che poi ha contribuito a divulgare lo sport della racchetta fondando gli Internazionali d'Italia nel 1930, dal 1925 è membro del CIO e nel 1926 fonda la Federazione Italiana Sport del Ghiaccio, infine è proprietario del principale quotidiano sportivo di casa nostra, la Gazzetta dello Sport.

Una personalità a tutto tondo quindi, i cui sforzi portano al trionfo di Cortina con 31 voti contro i 7 di Montreal, i 2 di Colorado Springs e 1 solo per Lake Placid. Purtroppo Bonacossa morirà il 30 gennaio 1953 e non potrà vedere andare in scena quei Giochi che aveva fortemente voluto e che avranno un grande successo tra i partecipanti e gli addetti ai lavori principalmente per l'ottima sistemazione logistica degli impianti di gara, tutti vicini al centro della città tranne il lago di Misurina, sede delle gare di pattinaggio di velocità, distante una quindicina di chilometri da Cortina. Anche il governo italiano insieme al CONI si impegna con una somma ingente per finanziare queste Olimpiadi anche con la costruzione di strade e di linee ferroviarie per favorire l'afflusso degli spettatori: l'obiettivo del comitato organizzatore presieduto da Paolo Thaon di Revel è mostrare a tutti l'organizzazione e l'efficienza di un paese uscito con le ossa rotte dalla seconda guerra mondiale ma che si sta riprendendo molto rapidamente, e per questo fin da quattro anni prima i membri del comitato si recano a Oslo per rubare i segreti dell'organizzazione di questi eventi dai maestri nordici.

Inoltre i Giochi sono una grande occasione per gli sport invernali per uscire dal loro angolino in una nazione in cui sono ancora molto di nicchia. Nel programma non c'è nessuno sport dimostrativo, nello sci di fondo ci sono due nuove gare, la 30 km maschile e la staffetta femminile, che aumentano il totale degli eventi a 24. La fiaccola olimpica viene accesa al Campidoglio di Roma, tra i tedofori c’è Zeno Colò che si lancia con la fiamma lungo l'Olimpia delle Tofane, la pista della discesa maschile. Durante la cerimonia d’apertura allo Stadio del Ghiaccio il giuramento degli atleti viene pronunciato per la prima volta nella storia da una donna, Giuliana Minuzzo, bronzo in discesa quattro anni prima a Oslo e nel frattempo diventata signora Chenal. L’ultimo tedoforo è Guido Caroli, pattinatore di velocità alla sua terza Olimpiade, che accende il tripode non prima però di essere inciampato in un cavo della tv, dopo essere caduto senza danni si rialza senza conseguenze né per lui né per la fiamma e può portare a termine il suo compito.

Questi Giochi invernali segnano una tappa epocale per due motivi: per la prima volta un'Olimpiade viene trasmessa in diretta televisiva grazie alla RAI, inoltre c'è l'attesissimo debutto dell'Urss, che già si era fatta vedere con grandi risultati ai Giochi estivi del 1952 a Helsinki. E il colosso sovietico non tradisce trionfando subito nel medagliere con ben sette ori: nella staffetta maschile del fondo i paesi del Nord Europa sono costretti ad arrendersi mentre Ljubov Kozyreva vince la 10 km femminile. Nell’hockey su ghiaccio c’è grande impressione per il gioco dello squadrone sovietico che vince tutte e sette le partite segnando 40 gol e subendone 9 e iniziando un dominio che subentra a quello del Canada. Nel pattinaggio di velocità la stella è Evgeny Grishin che fin da questa edizione diventa “mister ex-aequo” dei Giochi olimpici in quanto vince i 500 ed è il primo in un’Olimpiade invernale a stabilire un record del mondo anche se soltanto eguagliandolo, nei 1500 abbassa il precedente primato ma lo fa pari merito col connazionale Yury Mikhailov. Il settimo oro dell’Urss arriva dai 5000 metri e lo vince Boris Shilkov mentre i 10000 sono appannaggio dello svedese Sigvard Ericsson.

Nelle altre gare dello sci nordico, il salto va al finlandese Antti Hyvärinen, uno dei rappresentanti della nuova tecnica di volo con le braccia distese lungo i fianchi e non protese in avanti, l’oro della combinata nordica va al norvegese Sverre Stenersen, la 15 km di fondo, che sostituisce la 18 km, va anch’essa a un norvegese, Hallgeir Brenden che ripete il trionfo di Oslo 1952 sulla vecchia distanza, e questi saranno gli unici titoli olimpici a Cortina per la Norvegia che per la prima volta perde quello del salto dopo sei edizioni dominate. L’oro della 30 km se lo prende un fuoriclasse già conosciuto, il finlandese Veikko Hakulinen, e quello della 50 km se lo aggiudica un fuoriclasse sbocciato non da molto, lo svedese Sixten Jernberg, famoso per i suoi lunghissimi e massacranti allenamenti solitari, che sulla distanza più lunga precede proprio Hakulinen e vince anche due argenti nelle altre due gare individuali e il bronzo nella staffetta alle spalle dell’Urss e della Finlandia, mentre nella staffetta femminile sono proprio le suomi a trionfare grazie anche a una caduta dell’ultima frazionista sovietica, Radya Yeroshina. Nel pattinaggio di figura la gara a coppie va agli austriaci Sissy Schwarz e Kurt Oppelt mentre in quella maschile è tripletta degli Stati Uniti che continuano il loro dominio, tra l’altro coi fratelli Hayes Alan e David Jenkins rispettivamente oro e bronzo.

Incredibili le storie delle prime due classificate, anch’esse statunitensi, dell’artistico femminile. La 20enne Tenley Albright, oro, a 12 anni viene colpita da una leggera forma di poliomielite ma con l'aiuto del padre chirurgo trova nel pattinaggio il modo per mettersi alle spalle un possibile handicap fisico e per arrivare alla gloria sportiva, è argento a Oslo e poi vince due ori e un argento mondiali ma a due settimane dai Giochi di Cortina, mentre si sta allenando proprio nella Perla delle Dolomiti, cade e col pattino sinistro si ferisce seriamente alla caviglia destra, la lama taglia lo stivale e una vena e va a intaccare l'osso. Il padre, avvertito tempestivamente, piomba due giorni dopo all'ospedale dove è ricoverata la ragazza e la rimette in piedi con una speciale protezione, Tenley riprende ad allenarsi e incredibilmente riesce a vincere il titolo davanti alla 16enne connazionale Carol Heiss che gareggia col pensiero alla mamma gravemente malata che morirà nell’ottobre successivo, Carol perciò decide di non ritirarsi e di continuare fino alle successive Olimpiadi per provare a dedicarle un oro alla memoria.

Nello sci alpino femminile ci sono tre campionesse olimpiche diverse, le svizzere Madeleine Berthod (discesa) e Renée Colliard (slalom) e Ossi Reichert, rappresentante occidentale di una Germania che viene ancora schierata unificata e che presenta finalmente qualche atleta della parte orientale, come ad esempio Harry Glaß, bronzo nel salto con gli sci. Nell’alpino maschile il vincitore, anzi, il trionfatore, è uno solo: Toni Sailer, 20enne austriaco di Kitzbühel, primo ad aggiudicarsi nella stessa edizione dei Giochi tre ori nello sci alpino. Si comincia col gigante dove rifila l’incredibile (e mai più eguagliato a livello olimpico) distacco di 6”2 al connazionale Andreas Molterer, poi prosegue con lo slalom prima del quale non sente la sveglia, per la fretta dimentica il pettorale e arriva all’ultimo momento al cancelletto di partenza, scende per quindicesimo con un pettorale curioso rimediato all’ultimo minuto, il 135, e pur senza aver fatto la ricognizione chiude ugualmente in testa alla prima manche e alla fine trionfa davanti alla prima medaglia giapponese ai Giochi invernali, Chiharu Igaya.

Resta la discesa sull’Olimpia delle Tofane ma a pochi minuti dalla sua partenza, mentre si sta allacciando gli scarponi, una delle stringhe si rompe. Panico. Nessuno sembra in grado di aiutarlo ma il suo salvatore arriva dalla nazionale italiana: è Hans Senger, tecnico (austriaco) dei nostri, il quale toglie una delle cinghie dai suoi scarponi e la consegna a Sailer che così può fissare le sue calzature e prendere il via in tempo. La sua discesa è spettacolare e arrivato al punto cruciale, Rumerlo, divarica gli sci a mo' di spaccata e sembra quasi finire a pelle di leone dopo un dosso ma riprende miracolosamente il controllo degli sci e si getta sul traguardo tagliandolo col tempo di 2'52"2 che gli vale una storica tripletta d’oro. Sailer diventa un divo planetario, nel 1958 ai Mondiali di Bad Gastein vincerà tre ori e un argento e quindi appenderà gli sci al chiodo.

Le uniche medaglie per l’Italia in questi suoi primi Giochi di casa arrivano dal bob. Lamberto Dalla Costa, 35enne maresciallo dell’aeronautica, sfrutta alla perfezione la sua conoscenza metro per metro della pista Ronco e trionfa col suo frenatore, il palermitano Giacomo Conti, primo medagliato dell’Italia meridionale ai Giochi invernali. I battuti sono i cortinesi Eugenio Monti e Renzo Alverà, Monti, 28 anni, per la verità è nato a Dobbiaco ma risiede nella Perla delle Dolomiti pertanto conosce anche lui alla perfezione la pista, è stato una grande promessa dello sci alpino ma dopo un grave infortunio in allenamento al Sestriere per continuare a provare l’ebbrezza della velocità ripiega sul bob e in questi Giochi vincerà l’argento anche nella gara a quattro, preceduto dall’equipaggio dello svizzero Max Angst. Sfortunata la già citata Giuliana Minuzzo-Chenal, quarta sia in discesa sia in slalom, mentre Alfred Prucker conquista un ottimo ottavo posto nella combinata nordica, infine la staffetta azzurra maschile del fondo si riprende la leadership dei paesi dell’Europa centromeridionale piazzandosi quinta.

 

Riepilogo

7a edizione dei Giochi Olimpici invernali

Città ospitante e data di svolgimento: Cortina d'Ampezzo (Italia), 26 gennaio-5 febbraio 1956

Atleti partecipanti: 821 (689 uomini, 132 donne)

Nazioni partecipanti: 32

Italiani partecipanti: 65 (53 uomini, 12 donne)

Portabandiera italiano: Nilo Zandanel (salto con gli sci)

Titoli assegnati: 24 in 8 sport

Apertura ufficiale: presidente della Repubblica Italiana Giovanni Gronchi

Giuramento olimpico degli atleti: Giuliana Minuzzo-Chenal (sci alpino)

Ultimo tedoforo: Guido Caroli

 

Il medagliere

Unione Sovietica: 7 ori 3 argenti 6 bronzi

Austria: 4 ori 3 argenti 4 bronzi

Finlandia: 3 ori 3 argenti 1 bronzo

Svizzera: 3 ori 2 argenti 1 bronzo

Svezia: 2 ori 4 argenti 4 bronzi

Stati Uniti: 2 ori 3 argenti 2 bronzi

Norvegia: 2 ori 1 argento 1 bronzo

Italia: 1 oro 2 argenti

Germania Unificata: 1 oro 1 bronzo

Canada: 1 argento 2 bronzi

Giappone: 1 argento

Polonia: 1 bronzo

Ungheria: 1 bronzo

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