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Dopo l'esito dei primi studi, la Wada cambia la normativa sul Meldonium

Dopo l'esito dei primi studi, la Wada cambia la normativa sul Meldonium
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Dopo l'esito dei primi studi, la Wada cambia la normativa sul Meldonium

Nella giornata di ieri la Wada ha reso pubblica una circolare in cui ha aggiornato le linee guida sul trattamento dei casi di positività al Meldonium, l'ormai famigerato farmaco antischemico legale fino al 31 dicembre 2015 e proibito dall'1 gennaio 2016, che da inizio anno ha fatto finire nelle maglie dell'antidoping ben 124 atleti.

Il nodo gordiano riguardo la sostanza è rappresentato dall'assenza di sicurezze in merito alla sua rintracciabilità, ovvero non si conosce ancora con certezza quanto a lungo rimanga nell'organismo dopo l'assunzione.

Non a caso molti dei positivi si sono difesi affermando di aver preso il Meldonium prima che facesse il suo ingresso nella lista delle sostanze vietate.

Proprio a causa di questa diffusa linea difensiva, e soprattutto della mancanza di baluardi scientifici, la Wada in aprile aveva rilasciato una circolare in cui aveva provato a regolamentare la materia.

Quanto deciso all'epoca e relative spiegazioni sono reperibili cliccando su queste parole.

Ora però l'Agenzia mondiale Antidoping ha ricevuto i risultati delle prime ricerche effettuate sulla rintracciabilità del Meldonium e, in attesa degli esiti di ulteriori indagini, ha aggiornato la propria giurisprudenza, cambiando le carte in tavola per quanto riguarda i casi degli atleti che sostengono di aver assunto la sostanza prima dell'1 gennaio 2016.

Analizzando i documenti, si nota come la Wada faccia distinzione fra le positività riscontrate fra l' 1 gennaio e il 29 febbraio (a cui d'ora in avanti ci riferiremo come primo periodo) e quelle riscontrate a partire dall'1 marzo (che chiameremo secondo periodo).

Al riguardo, emergono le seguenti certezze:

A) Devono essere squalificati gli atleti trovati positivi nel primo periodo con una concentrazione di sostanza superiore a 15 μg /mL e quelli trovati positivi nel secondo periodo con una concentrazione superiore a 5 μg /mL.

B) Gli atleti trovati positivi nel primo periodo con una concentrazione inferiore a 5 μg /mL e quelli trovati positivi nel secondo periodo con una concentrazione inferiore a 1 μg /mL devono essere completamente prosciolti nel caso possano provare di non aver assunto il Meldonium dopo il 29 settembre 2015 (giorno in cui è stata pubblicata la lista delle sostanze proibite per il 2016).

C) Gli atleti trovati positivi nel primo periodo con una concentrazione inferiore a 5 μg /mL e quelli trovati positivi nel secondo periodo con una concentrazione inferiore a 1 μg /mL devono ricevere una sentenza di  no fault nel caso possano provare di non aver assunto il Meldonium dopo l'1 gennaio 2016 (giorno in cui la nuova lista delle sostanze proibite è entrata in vigore). Per "No Fault" si intende la perdita del risultato solo nella competizione in cui è stata riscontrata la positività, senza ulteriori sanzioni.


Rimangono quindi due zone grigie:

1) Atleti trovati positivi nel primo periodo con una concentrazione di sostanza compresa fra 15 e 5 μg /mL.

2) Atleti trovati positivi nel secondo periodo con una concentrazione di sostanza compresa fra 5 e 1 μg /mL.

In entrambi i casi si entra nel campo della discrezionalità. L'organo competente può procedere a squalifica, ma può anche chiedere l'opinione della Wada per decidere il da farsi.

De facto, significa che verosimilmente i casi compresi nelle zone grigie debbano rimanere in sospeso in attesa di studi più accurati. Fare diversamente significherebbe prendersi la responsabilità di squalificare un atleta con il rischio che la sanzione venga invalidata da successive ricerche scientifiche sulla materia.


La nuova circolare ha come conseguenza quella di cambiare le carte in tavola per alcuni casi di positività, riducendo il numero di quelli sinora compresi nel limbo dell'incertezza.

Se fino a ieri gli atleti trovati positivi nel primo periodo con una concentrazione compresa tra 5 e 1 μg /mL e quelli trovati positivi nel secondo periodo con una concentrazione compresa tra 1 e 0.1 μg /mL rischiavano la squalifica, oggi hanno invece la sicurezza di cavarsela con una sanzione minima, se non addirittura il proscioglimento completo nel caso possano provare di non aver assunto il Meldonium dopo il 29 settembre 2015.

È importante notare come la Wada abbia voluto introdurre questa data come spartiacque. Chi ha utilizzato il Meldonium prima del 29 settembre 2015 va considerato innocente a tutti gli effetti in virtù del principio giuridico “Nullum crimen, nulla poena sine lege praevia”.

Chi invece ha utilizzato il Meldonium tra il 29 settembre e il 31 dicembre 2015, ovvero nell'intervallo di tempo tra la pubblicazione della nuova lista delle sostanze proibite e la sua effettiva entrata in vigore, non può essere perseguito per violazione del codice antidoping, ma viene comunque ritenuto colpevole di negligenza, seppur cavandosela con un buffetto.

A chiudere, sorge spontanea una riflessione. Sostanzialmente nessuno degli atleti trovati positivi al Meldonium ha mai dichiarato l’utilizzo del farmaco per scopi terapeutici. Se l'avesse fatto, oggi non avrebbe alcuna difficoltà a documentare la sua assunzione. 

Tale omissione dimostra una chiara volontà di aggirare la normativa antidoping, seppur senza infrangerla. È anche vero che, a seconda dell'etica di ognuno, tutto quanto non è proibito può a ben ragione essere considerato lecito.

Comunque sia, si attendono i risultati di ulteriori studi di laboratorio per fissare finalmente in maniera definitiva i paletti riguardo al medicinale. Di certo c'è che la Wada ha specificato come, a partire dall'1 ottobre 2016, non vi saranno più distinguo. Qualunque caso di positività al Meldonium al di sopra della soglia di rintracciabilità (0.1 μg /mL) porterà a squalifica.

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