Vent'anni fa esatti la notte magica di Rocca a Campiglio, l'ultima 3Tre azzurra: "Il mio consiglio a Vinatzer..."

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Vent'anni fa esatti la notte magica di Rocca a Campiglio, l'ultima 3Tre azzurra: "Il mio consiglio a Vinatzer..."

Il 12 dicembre 2005 la perla del livignasco sul Canalone Miramonti: da quel magico slalom, battendo Raich e Palander, nessun italiano ha più conquistato la gara di casa. Le parole di Giorgio per il leader azzurro in vista della sfida del prossimo 7 gennaio.

Ci sono serate che non appartengono al calendario e alle stagioni, ma alla storia dello sport. Notti che non rispondono alla logica del tempo, ma a quella più fragile e potente della memoria. Sono trascorsi vent’anni esatti da quel 12 dicembre 2005. Era un lunedì dove il freddo e la neve avevano il sapore dell’attesa a Madonna di Campiglio. Una decade era passata dall’ultimo trionfo italiano alla 3Tre (19 dicembre 1995), quando Alberto Tomba aveva mandato in visibilio per la terza e ultima volta il pubblico del Canalone Miramonti.

Da quel momento solo tentativi, notti di… quasi. Ma il quasi, nello sci alpino (e nello slalom), pesa come una valanga. Eppure quella sera di un ventennio fa qualcosa c’era nell’aria, una vibrazione nuova, una speranza che accompagnava il cammino dello sport italiano verso le Olimpiadi di Torino 2006. C’era Giorgio Rocca al cancelletto di partenza della 3Tre con il pettorale rosso di leader della Coppa del Mondo di slalom, forte della vittoria ottenuta la settimana prima sulle nevi di Beaver Creek. Il livignasco in quel momento era il faro dello sci azzurro: fino alla soglia dei 30 anni tante volte piazzato e vincente in qualche occasione, ma con un bagaglio invisibile sulle spalle in vista della stagione 2005/2006.

La maturità e le responsabilità nuove della paternità, chiaramente, ma anche il desiderio di dimostrare - forse più a se stesso che al mondo - di essere all’altezza di un’eredità fatta di giganti, dai campioni della Valanga Azzurra ai fasti di Alberto Tomba. “La vittoria in Italia mi mancava, ma ero in un grande periodo e ci credevo - ricorda Giorgio, oggi Ambassador della 3Tre e che su NEVEITALIA abbiamo intervistato il mese scorso (QUI il report, ndr) - La settimana prima avevo vinto negli Stati Uniti, ma chiaramente farlo in Italia aveva tutt’altro sapore e prestigio.

Era il momento giusto per provarci e ci sono riuscito”.

La prima manche della 3Tre aveva lasciato Rocca ad un soffio dai migliori, Benni Raich e Kalle Palander: vicino, vicinissimo, abbastanza da sentire che la pista stava parlando la sua lingua. Con la sicurezza che hanno solo i grandi, il livignasco si lanciò con ferocia nella seconda discesa sotto una fitta nevicata. Alla 3Tre una manche di slalom dura meno che in altre piste, ma quei 45 secondi sono sembrati eterni. Potenza, tecnica, centralità, Rocca sviluppò un dialogo silenzioso con il muro del Canalone Miramonti chiudendo davanti a due campioni come l’austriaco e il finlandese.

“Rispetto a Beaver Creek, mi ero trovato nella posizione dell’inseguitore all’inizio della seconda manche, ma sono riuscito a mettere assieme la discesa perfetta. Ho cercato di dare tutto, senza fare troppi calcoli e una volta arrivato al traguardo ero convinto di aver fatto una grande prestazione. Da una parte ero rilassato perché sentivo di aver fatto tutto quello che potevo e dovevo fare, dall’altra ero teso perché bisognava ancora attendere le discese di Grandi, Palander e Raich”.

“Il pubblico di Campiglio ha avuto la mia stessa percezione, c’era un’atmosfera di attesa palpabile – aggiunge ancora Giorgio - Quando è arrivato l’ultimo atleta al traguardo si sono scatenati come non avveniva dai tempi di Alberto Tomba, il mio idolo e lo sciatore a cui mi sono ispirato. A distanza di anni ho ancora i brividi: è stata l’emozione più grande della mia carriera, anche se quell’anno ho vinto sempre fino a Wengen. Campiglio mi ha reso l’uomo da battere, il punto di riferimento dello slalom mondiale”.

Da allora nessun italiano è più riuscito a vincere a Madonna di Campiglio. La pista è rimasta un enigma affascinante, un amore difficile per gli sciatori di Casa Italia. Nell’ultimo decennio si sono alternati Manfred Moelgg, Giuliano Razzoli, Stefano Gross e Alex Vinatzer, ma nessuno di loro è riuscito a rompere l’incantesimo con il Canalone Miramonti, anche se l’altoatesino può riprovarci il prossimo 7 gennaio dopo il podio del 2020. “In questo momento Alex è più fluido in gigante che in slalom e i risultati rispecchiano perfettamente questa tendenza – l’analisi di Rocca - Quelli ottenuti in gigante sono comunque risultati che gli possono dare tanto in termini di sicurezza e fiducia.

Tra i pali stretti, il suo problema a mio avviso è l’interpretazione delle manche: Alex tende a strafare, quando deve soltanto badare a portare ciò che fa di buono in allenamento nella gara vera e propria. Il mio consiglio è quello di continuare ad allenarsi il meglio possibile e di simulare in allenamento la routine e le situazioni di gara. Deve in poche parole trovare quella continuità che poi lo aiuterà a trainare tutta la squadra”.

Raccontare la notte della vittoria di Giorgio Rocca a Madonna di Campiglio significa raccontare un’Italia che sogna in grande nella stagione delle Olimpiadi di casa. Proprio come il prossimo 7 gennaio 2026, quando la 72esima 3Tre (manche alle ore 18.00 e alle 21.00, biglietti disponibili su www.3trecampiglio.it) precederà di un mese l’appuntamento a cinque cerchi di Milano Cortina. Un buon auspicio per gli atleti di casa, una motivazione per dare quel qualcosa in più e regalarsi una giornata che può valere una carriera. Ma fino ad allora, la notte del 12 dicembre 2005 resta sospesa, intatta. Semplicemente magica.

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