Lo spirito dei vichinghi, a Wengen una festa da libri di storia. McGrath in lacrime: "Sono stati 3 anni duri"

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Lo spirito dei vichinghi, a Wengen una festa da libri di storia. McGrath in lacrime: "Sono stati 3 anni duri"

Quasi ventisette anni dopo Furuseth, il compianto Jagge e Stiansen, la Norvegia ha monopolizzato di nuovo un podio in slalom (e c'era già riuscita in gigante nell'opening di Soelden). Il ritorno alla vittoria di Atle, accompagnato dalla classe immensa di Haugan e dal vecchio Kristoffersen, sempre più pettorale rosso: l'unica alternativa alla Svizzera pigliatutto è la "piccola" nazionale scandinava.

Hanno fatto ancora la storia, quasi 3 mesi dopo quanto combinato a Soelden, quando la tripletta arrivò in gigante.

Questa volta in slalom, dove era decisamente più pronosticabile vista la qualità clamorosa proposta tra i rapid gates, la Norvegia ha monopolizzato il podio alla settima occasione della stagione, dopo aver già vinto con Kristoffersen e Haugan (oltre a Steen Olsen in gigante e Moeller in super-g, manca la discesa e se ci fosse stato Kilde…); stavolta è toccato, e i meriti di questo ragazzo sono tantissimi per mille motivi, ad Atle Lie Mcgrath che nell’arena della “Maennlichen” ha conquistato il terzo successo della carriera, quasi 3 anni dopo i primi due arrivati nell’arco di pochi giorni nel marzo 2022.

Ci girava attorno da un bel po’, l’uscita di Campiglio era stata amarissima, Adelboden era stata una conseguenza anche di quella notte sul Canalone Miramonti, ma oggi è filato tutto liscio per un fenomeno classe 2000 che si è già distrutto due volte il ginocchio, proprio sulla Chuenisbargli nel 2021 e poi due anni più tardi al Mondiale di Courchevel, ma è sempre tornato ancora più forte.

Dal 1° marzo 1998, quando Furuseth regolò Jagge e Stiansen sulle nevi coreane di Yongpyong, non e’era un podio tutto norge in slalom, oggi ci hanno pensato McGrath, Haugan e Kristoffersen, quest’ultimo sempre più leader di specialità con una continuità spaventosa (sempre nelle prime sei posizioni di ogni slalom). “Ho lavorato duro in questi tre anni che sono stati anche molto difficili – le prime parole, con lacrime di commozione dopo quell’urlo di liberazione una volta tagliato il traguardo della 2^ manche, del trionfatore odierno – Ci sono stati problemi fisici e tanta volontà, poi se pensi che si compone un podio tutto norvegese, da condividere con questa squadra unica, è troppo bello.

Farlo qui, con un pubblico e una location da sogno, è il massimo: per me è stato un sollievo anche perché nelle ultime gare avevo sbagliato, da un certo punto di vista era più semplice perché già sapevo che avremmo vinto noi, quando sono partito dal cancelletto”.

Spirito vichingo, come quello che Timon Haugan, seppur battuto di soli 18 centesimi dopo una grande rimonta, ha dimostrato non pensandoci un secondo a volare in pista per travolgere McGrath e festeggiare con lui.

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