Montecampione. Quale futuro per la stazione sciistica?

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Lombardia

Montecampione. Quale futuro per la stazione sciistica?

Poca neve nelle ultime stagioni, sciatori in calo, la crisi economica che obbliga gli sciatori a ridurre la durata dei soggiorni in montagna, litigi tra le società coinvolte nella gestione del comprensorio, ma soprattutto pochi investimenti in infrastrutture e impianti: sono queste le ragioni del tracollo verso cui Montecampione, la piccola perla della bassa Valcamonica, sembra indirizzata.

Sono ormai lontanissimi gli anni '80 quando la Montecampione degli anni d'oro era da poco arrivata ad occupare buona parte del comprensorio montano dei comuni di Artogne e Piancamuno e ad attrarre molti turisti lombardi, sia in inverno che in estate.   Dagli anni '90 il venir meno dell'appoggio degli enti pubblici e le difficoltà finanziarie che hanno via via incontrato le società proprietarie degli impianti, hanno creato una situazione sempre più complessa da sanare. Nelle ultime due stagioni si era riusciti in qualche modo a trovare delle soluzioni che consentissero di andare avanti, ma alle soglie della stagione 2012/2013 la situazione sempra sempre più difficile. La scorsa primavera è arrivato anche il fallimento dell'ultima iniziativa privata tentata, quella di Carlo Gervasoni, ed ora è arrivato il momento della resa finale, ovvero il momento in cui se non arriverà una pioggia di soldi pubblici, si andrà incontro alla morte di Montecampione.

Una possibile soluzione che si sta percorrendo in queste ore sull'altipiano sembra essere costituita da un consorzio dei proprietari delle seconde case che, con soldi freschi e idee nuove, vorrebbe gestire parte della società.
«Stiamo preparando lo statuto della nuova fondazione, ha spiegato Piero Cesari, primo cittadino di Artogne, che nasce per il rilancio di Montecampione. Ma senza l'apporto dei privati non si fa nulla».  La nuova fondazione vorrebbe rastrellare 3 milioni di euro in tre anni, utili a garantire l'apertura degli impianti e a risolvere le carenze croniche di alcuni servizi dell'altopiano. «La metà della somma dovrà essere versata dagli enti pubblici e l'altro 50% dai privati», continua Cesari.  «Sull'altopiano ci sono 2000 appartamenti, se ogni famiglia fosse disposta a versare 250 euro all'anno per tre anni consecutivi, l'obiettivo sarebbe raggiunto».

Tuttavia oltre a convincere i privati a mettere mano al portafoglio, occorre anche fronteggiare le resistenze interne al consorzio, suffragate da una clausola dello statuto dell'ente che vieta espressamente al consorzio di entrare a far parte di qualunque tipo di società: un vincolo che i sostenitori del progetto vorrebbero aggirare costituendo una fondazione senza scopo di lucro.
Il conto alla rovescia per un altro salvataggio in extermis di Montecampione è cominciato, la prossima mossa al consorzio che dovrà far digerire il progetto e riscuotere soldi e consensi dai proprietari.

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