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Lo sci di James Bond

Lo sci di James Bond
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Lo sci di James Bond

Nobody does it better non é solo la colonna sonora della spia che mi amava...  Vi interessa sapere cosa nessuno fa meglio di 007?
Sciare, far l'amore e togliersi dai guai, direbbero 'Gli Stadio' per rimanere in tema musicale.
Come sempre qualsiasi cosa James Bond faccia per passione, costrizione o semplicemente per sopravvivere gli riesce nel migliore dei modi.
Questa filosofia di vita la si può tranquillamente applicare anche allo sport più bello del mondo, la ragione di vita del presidente dello 007 ADMIRAL CLUB: lo SCI.
Cosi nel corso della sua lunga storia il servizio segreto è riuscito a produrre, nello sport in cui mai l'Inghilterra è riuscita ad eccellere a livello agonistico, un vero e proprio fuoriclasse degno rivale di fenomeni del calibro di Girardelli, Zurbriggen, Thoeni, Stenmark, Killy e perfino Tomba.

La storia di Bond sugli sci inizia molti anni addietro quando il suo inventore trascorse un lungo periodo sulle nevi di Kitzbuhel in Austria.
Per la verità si dice che Fleming non fosse proprio uno sciatore provetto.
Era piuttosto uno spericolato che si lanciava diritto sulla linea di massima pendenza facendo sforzi immani per cercare di controllare gli sci e che, il più delle volte, finisse a gambe all’aria.
Fortunatamente aveva altre doti e qualche anno più tardi, nella sua splendida Goldeneye giamaicana, le mise in pratica.
James Bond invece, come detto in precedenza, è tutt’altra cosa.
Le sue prime esperienze risalgono alla vecchia scuola di Hannes Schneider di Sant Anton dove si è guadagnato il riconoscimento della K d’oro.
Da allora i progressi sono stati notevoli anche grazie ai nuovi materiali metallici (che sostituirono gli Hickory laminati) dotati di attacchi composti da un puntale automatico Attenhofer Flex e da talloniera Marker sul lato.
La tecnica utilizzata nel 1963 era lo Sprung-Cristiania; difficile da mettere in pratica soprattutto in velocità e con le piste non battute di quei tempi, ma il vecchio maestro Fuchs era molto abile ad insegnare e sarebbe stato fiero di lui quando fuggì dal rifugio di Blofeld sul Piz Laguard (in Engadina nei pressi di Pontresina).
In quell’anno rischiò la vita venendo travolto da una valanga provocata da Blofeld ma…Bond, come dicono i suoi nemici, ha il brutto vizio di sopravvivere sempre.
Questi dati sono tutti contenuti nel libro “Al servizio segreto di sua maestà” del 1963, quello dove Bond si sposa e che, nella versione cinematografica, viene interpretato da George Lazemby.
In quel capolavoro del 1969 Fleming ormai era già scomparso, ma i suoi successori, i produttori Saltzman e Broccoli, fanno la conoscenza di un grande di questo sport: Willy Bogner.
Bogner, nato a Monaco il 23 gennaio 1942, ai tempi era un appassionato di sci che per diletto realizzava dei filmati amatoriali sulla neve, utilizzando una tecnica del tutto particolare e da lui stesso inventata.
Figlio di un produttore di abbigliamento sportivo, col quale vestirà i vari attori dei film di 007, ha partecipato alle olimpiadi con la nazionale tedesca.
Dopo aver provveduto a modificare personalmente la sua video camera ARRIFLEX da 35 mm la prendeva in braccio, la appoggiava sulle cosce per ridurre le vibrazioni e sciava a retromarcia con sci speciali dotati di doppie punte.
Per vincere la diffidenza dei cameramen professionisti inglesi si esibisce in un’impresa al limite dell’impossibile.
Decide di sciare all’interno della pista di bob per filmare le scene da una migliore angolazione. Inoltre, per non perdere terreno dai bob più veloci di lui, si lega con una corda lunga 3 metri al posteriore della slitta.
Così facendo inoltre non deve neppure preoccuparsi per la messa a fuoco.
Il problema da risolvere a questo punto è quello di come evitare di sfracellarsi a fine corsa sul bob.
Infatti lo spazio di 3 metri a 70 km/h è nullo per la frenata, non è possibile mettere gli sci di traverso perché il tracciato ghiacciato a forma di U non lo consente e le mani sono impegnate dalla videocamera.
Nulla di più semplice per Willy.
Applica un moschettone da alpinismo all’estremità della corda e si costruisce una via di fuga poco prima della fine della pista.
Geniale no?
E’ proprio il caso di insistere: Nobody does it better.
Nel corso degli anni Willy continuerà la sua collaborazione in maniera sempre più approfondita e doterà della propria linea di abbigliamento i vari 007.
Oggi la Bogner è diventata una leader mondiale nel settore abbigliamento invernale, al punto di essere sponsor della nazionale tedesca di sci.



Le scene più spettacolari del film di Lazemby sono essenzialmente tre. La sciata di Bond che fugge di notte dal Piz Gloria in Svizzera, la valanga provocata da Blofeld e gli inseguimenti sulla pista di bob.
Le scene della valanga sono state riprese da cinque camere posizionate in vari punti strategici mentre le cariche esplosive, erano state collocate dall’esercito svizzero nel corso dell’estate precedente.
Venendo a mancare in questo film il leggendario stunt Bob Simmons (impiegato altrove a doppiare Connery) sorse il problema di chi doveva interpretare il difficile compito di fare sciare 007 per la prima volta sul grande schermo.
Alla fine venne impiegato Vic Armstrong che imparò a sciare appositamente per l’occasione e che ritroveremo 30 anni dopo come regista della seconda unità di riprese nel film il Mondo non basta.
Per le riprese sui bob venne appositamente riaperta la pista di Murren chiusa nel 1937 a causa di numerosi incidenti mortali.
In questo caso il ruolo di 007 venne affidato all’ex campione Heinz Leu.
Altre particolarità da segnalare sono l’assoluta incapacità di Diana Rigg di stare in piedi sugli sci, al punto che si dovettero effettuare le riprese con lei inginocchiata su una slitta e la presenza di John Jordan che filmava appeso all’elicottero sfidando freddo e gravità.
Il leggendario Jordan morirà, dopo aver già perso una gamba in si vive solo due volte, durante le riprese di Comma 22.
L’equipaggiamento utilizzato, sebbene per qui tempi fosse il non plus ultra, oggi farebbe un poco arricciare i palati più fini.

Bond per le riprese sciistiche sfoggiava un completino aderente di colore azzurro, Telly Savalas (Blofeld) optava per un completo marrone, mentre il resto dei cattivi era abbigliato con panta nero e giacca arancio con profili neri e i cerchi olimpici sul petto.

Per quanto riguarda i materiali vennero impiegati degli scarponi bassi alla caviglia e sci Kneissl con soletta gialla e serigrafia superiore bianca profilata in nero.

Finita la missione svizzera, Bond incredibilmente riesce a sopravvivere pur non sciando per otto interminabili anni.

Nella spia che mi amava torna alla grande e si esibisce in una scena da leggenda dello sci.

Bond è in dolce compagnia, in un rifugio sulle alpi austriache a Berngarten, quando all’improvviso dal suo orologio SEIKO con stampante incorporata esce un messaggio che lo obbliga a rientrare immediatamente alla base.

“Devo andare”

“Ma io ho bisogno di te, James”

“Anche l’Inghilterra”

Indossa un completo due pezzi giallo confezionato da Bogner, calza un paio di scarponi 4 ganci probabilmente Lange, cappellino rosso, enormi occhialoni gialli, zaino rosso ed esce dallo chalet dei sogni.

Con un paio di ROSSIGNOL ST competition inizia la sua discesa verso il quartier generale, quando all’improvviso viene assalito da una squadra di russi che cerca inutilmente di eliminarlo.


salto

Anche i russi, ad eccezione di qualche buon atleta in coppa Europa, non hanno mai avuto sciatori di spessore a livello agonistico.

Ciò nonostante si permettono di sfidare 007 pensando di riuscire a fare meglio di Ernst Stavro Blofeld.

Poveri illusi! Dopo averne abbattuti un paio a spallate ed essersi esibito in salti da cineteca, effettua una veronica e, sciando all’indietro, spara con il bastone da sci LOOK modificato dalla sezione Q.

Il capo della squadriglia di cattivi è fuori gioco per sempre.

“Cornuto e mazziato” direbbe un Lino Banfi doc.

Infatti dopo averlo eliminato gli ruba anche la donna: la bellissima Barbara Bach agente XXX

007 riprende a sciare, scappa e salta nel vuoto.

Si sgancia gli sci, molla i bastoncini e dallo zaino esce un paracadute con i colori della union jack.

Bond è salvo ed esplode il James Bond theme di Norman!!

L’ADRENALINA E’ ALLE STELLE!!

Quella che viene considerata una delle scene più spettacolari della storia del cinema sulla neve è opera del leggendario Rick Sylvester che nel 1977 venne pagato l’incredibile cifra di 30.000 dollari per effettuare il grande salto.

La location per le scena in questione è Baffin Island in Canada.

L’ASGARD PEAK nell’AUQUITTUQ NATIONAL PARK 150 miglia a nord di Montreal nella contea di Eskimo.

Questo terreno largo come un campo da football perfettamente innevato risultava l’ideale per poter spiccare il volo anche perché le rocce a strapiombo favorivano la dinamica degli eventi.

Una equipe di 14 persone soggiornò per circa 30 giorni a Pang, presso l’ex Houdson Bay Hunting Lodge, prima di riuscire a trovare le condizioni meteo ideali in assoluta mancanza di vento.

Nulla a che vedere con l’Admiral Hotel di Milano sede anche del primo club e museo italiano dedicato a James Bond.

Finalmente il giorno del Grande salto arriva e Sylvester entra insieme a Bogner nella leggenda dello sci Bondiano.

In seguito al salto Rick racconta che nel volo uno sci gli sfiorò il volto mentre l’altro andò a polverizzarsi sulle rocce a strapiombo della montagna.

Dopo una simile impresa M decide di allontanare Bond dalla neve per quattro lunghi anni prima di inviarlo in missione sulle nevi di Cortina.

Un Roger Moore in splendida forma, vestito (e filmato) da Bogner con pantalone nero, dolcevita bianco e giacca azzurra a trequarti, si esibisce in scene al limite dell’impossible.

Infatti prima si lancia dal trampolino Olimpionico con gli sci, anche se per l’occasione ne venne allestito uno più basso situato nei pressi della pista da Bob.

Continua sciando all’interno della pista di bob poi fugge nel bosco a tutta velocità inseguito dalle moto dei nemici e conclude a Mietres saltando con gli sci sulle tavole imbandite di una baita sotto gli occhi attoniti dei turisti mal capitati.

La difficoltà dell’impresa è notevolissima tanto che quando noi della PIZ GLORIA PRODUCTION siamo andati  a rifare le scende del film (sciando sul trampolino, nella pista da bob, nel bosco e sulla tavola del rifugio) e ci siamo resi conto dell’elevato tasso di preparazione degli stuntmen.

Personalmente volevo ritirarmi dalla discesa dal trampolino ma, quando ho visto che si erano già fermate diverse auto ad assistere allo spettacolo, non mi sono potuto tirare indietro.

Oggi la pista da bob è leggermente più corta perché durante le riprese del film, sotto gli occhi vigili dei cortinesi Colli e Menuguto, si è registrato un tragico incidente che costò la vita a Paolo Rigon (pilota del bob e stunt).

Nel cast figuravano ovviamente Rick Sylvester e, come direttore delle scene motociclistiche, l’espertissimo Remy Julienne.

In questa occasione Roger Moore ricorre a dei materiali decisamente elitari come gli OLIN MARK IV con attacco TYROLIA.




Scarponi Garmont 4 ganci neri con fasce argento in corrispondenza dei ganci.

Nel 1985 in BERSAGLIO MOBILE  è ancora Roger Moore a divertirsi sulla neve.

Alcune scene vengono girate in Islanda a Glacier Lake e altre in Svizzera a Vadrietta di Scersen.

007 deve recuperare un microcip in possesso di un altro agente della sezione doppio zero rimasto ucciso in missione.

Equipaggiato con un parka bianco di Bogner, 007 scia in tranquillità fino a quando, anche grazie all’utilizzo del PIPS (il dispositivo elettronico per recuperare le persone sotto le valanghe) non individua il collega, recupera il chip e scappa dall’inseguimento dei cattivi di turno (equipaggiati con sci Elan).

Una raffica di mitra gli fa perdere uno sci (OLIN come nella precedente impresa) ma dopo aver fatto esplodere una motoslitta dei nemici, si ritrova il pattino anteriore a pochi metri da lui.

Senza pensarci troppo se lo mette ai piedi e, con il sottofondo musicale dei Beach Boys surfing usa, si esibisce in numeri di alta classe passando perfino sopra un laghetto che risulterà fatale ai nemici con gli sci ai piedi.

La discesa è terminata, lascia anche lo snowboard e scappa saltando da un iceberg all’altro fino al sommergibile camuffato anch’esso da iceberg.

Da una analisi attenta delle immagini ci si accorge che incredibilmente sta indossando delle scarpe bianche da golf

chiodate (perfette per non scivolare) anziché gli scarponi bianchi a calzata posteriore (probabilmente Nordica) che indossava prima.

Una magia di Mr. Q?

Entra nel sommergibile, sfoggia una delle sue tipiche battute: “Di domenica le piste sono sempre un po’ affollate”, estrae dallo zaino Caviale Beluga e Wodka Stolichnaya e si gode  il viaggio di rientro a Londra.

Vista la splendida compagnia di una bionda mozzafiato come pilota del sommergibile  probabilmente è il caso di insistere sul “GODE”.

Dalton, il nuovo James, nel 1987 in Zona Pericolo non vuole essere da meno del suo predecessore anche sulla neve.

Così un po’ grazie a Q che gli fornisce una macchina con gli sci, un po’ con l’aiuto del suo proverbiale spirito di adattamento, vediamo ancora una volta 007 trasformare la neve nel suo playground.

Sulle nevi austriache di Weissensee (Karnten) con la bella Kara scia, si fa per dire, dentro la custodia di un violoncello Stradivari.

Brosnan decide di lasciare Connery come unico attore della serie senza sci.

Nel 1999 nel Mondo non basta finalmente dopo 14 anni torna a far sciare Bond sul serio.

Le tecniche sono cambiate, gli sci anche e così lo vediamo carvare da professionista inseguito da motoslitte volanti.

L’inizio è da brivido per noi sciatori.

Infatti Brosnan si presenta con sci in spalla con punte all’indietro. Oddio orrore!! Ancora peggio delle punte in avanti sul porta sci della Mercedes degli uomini di Bolfeld 30 anni prima.

Poi però si riscatta alla grande.

Ci troviamo sui monti del Caucaso tra il mar Caspio e il mar Nero, Elektra mostra il suo Oleodotto a Bond.

All’improvviso i due vengono attaccati dai cinque Parahawks (motoslitte volanti) e sembrano non avere scampo ma, con numeri da alta scuola di free rider, Stephan Dan (uomo Dynastar considerato uno dei migliori al mondo in questa disciplina e chiamato a doppiare Pierce Brosnan) e Francine Moreillon (che doppia Sophie Marceau) riescono ad avere la meglio.

Un‘esplosione inaspettata fa cadere una valanga che inghiotte i due.

007, memore di quanto gli accadde 30 anni prima al Piz Gloria, si è fatto equipaggiare dalla sezione Q di un giubbotto con air bag avvolgente, perfetto anche in caso di valanghe.

Cosi quando si accorge di quanto sta per accadere, prende miss King tra le braccia, tira la leva dell’airbag auto gonfiante e salva se stesso e la bellissima Marceau senza problemi.

Finito di rotolare sotto la forza dirompente della neve, Bond illumina l’interno della cellula di sopravvivenza con il suo Omega, estrae il pugnale, apre l’airbag ed esce sano e salvo.

Elektra ovviamente è già innamorata.

Capita sempre anche a me.

Ogni donna che mi vede sciare si innamora di me…cosa non farei per lo sci.

Le scene del film in realtà sono state girate nell’università dello sci:

Chamonix dove nel 1924 ci fu la prima edizione delle olimpiadi invernali o, meglio, delle Olimpiadi.

Sono le altre ad essere olimpiadi estive. Non viceversa.

Un elicottero porta i due campioni del mondo di sci estremo, Dan e la Moreillon, sulla vetta della Salange valley ed iniziano a sciare saltando da un elicottero in volo.

“Ladies first I insist”, ha probabilmente esclamato Bond coperto dal rumore dei motori, così la splendida sciatrice, vestita con una giacca bordeaux di Versace e un colbacco di pelliccia nera, salta per prima seguita da 007 che non può rinunciare al consueto equipaggiamento di Bogner.

Tuta intera verde oliva opportunamente modificata, per l’ultima volta, da Mr. Q.

Per rendere più spettacolari le riprese sono state posizionate delle video camere (tipo formula uno) dentro ai parahawks, una dentro ad un elicottero telecomandato ed altre a terra a pelo di neve.

Il risultato, come si è visto, è stato eccellente.

(Materiale impiagato: sci Dynastar intervallati da Rossignol che appaiono in un’immagine del salto dall’elicottero).

Nel prossimo film in uscita a fine 2002 Brosnan pare si trovi per l’ultima volta ad interpretare 007 nella pellicola “oltre il ghiaccio”. Aspettiamoci dunque scene da brivido con curvoni estremi in conduzione, piegamento, distensione e tutto il resto.

Il successore di Brosnan non avrà bisogno di contofigura per le riprese sulla neve.

“Farò tutto io” dice Edward Coffrini Dell’Orto presidente dello 007 Admiral Club…un po’ come Tom Cruise in MI2.

Per concludere questa carrellata sugli sci di 007 vale la pena tornare sui libri dei successori di Fleming.

Gardner fra le sue tante pecche aggiunge anche quella di non aver mai fatto mettere gli sci a Bond.

Si è limitato a farlo passeggiare in montagna in “Niente Fiori” e a guidare sul ghiaccio, ad utilizzare motoslitte e ad equipaggiarlo con gli sci in “Nella morsa di ghiaccio”.

Una tragedia! Se si considera che ha scritto 16 missioni.

L’ottimo Benson a parte nella novelization del mondo non basta, ambienta buona parte del romanzo “High time to kill” sulle nevi della terza vetta più alta del mondo: il Kangchenjunga.

Per concludere mi piacerebbe rivolgere una domanda a tutti gli appassionati di Bond e di sci.

Vi ricordate la pubblicità della Barilla di qualche anno fa?

Uno sciatore si esibisce su un muro in fuori pista con uno stile perfetto.

Come colonna sonora le note della nostra musica preferita.

Dopo qualche curva in conduzione perfetta arriva ad una baita in mezzo alla neve, apre la  cerniera della giacca a vento e mostra lo smoking nero.

Ricordate chi era?

Esatto!

Era proprio lui, Alberto Tomba, l’unico James Bond senza controfigura.

Neveitalia oggi si impreziosisce con un articolo di Edward Coffrini dell'Orto che ringraziamo sentitamente.
Edward, oltre che un appassionato sciatore, è il massimo conoscitore italiano del mondo di 007, tanto da aver realizzato un museo sul personaggio che ha sede nell'Admiral Hotel di via Domodossola a Milano.
E' anche autore insieme ad Andrea Carlo Cappi dei saggi "Mondo Bond" (PuntoZero, 1999), "James Bond, 50 anni di un mito" (Mondadori, 2002) e "Mondo Bond 2007" (Alacran edizioni, 2006). Inoltre ha scritto la postfazione per l'edizione italiana di "Thrilling Cities" di Ian Fleming (Alacran edizioni, 2006).
Quindi, grazie ancora ad Edward del suo contributo nella speranza di collaborazioni future.
La Redazione di NeveItalia

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