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Preparandosi per il Freeride World Tour: intervista a Markus Eder, campione italiano di freeride e freeski

Preparandosi per il Freeride World Tour: intervista a Markus Eder, campione italiano di freeride e freeski
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Preparandosi per il Freeride World Tour: intervista a Markus Eder, campione italiano di freeride e freeski

Markus ha sempre voluto sciare, fin da bambino. Il momento di imparare a sciare è venuto poco dopo aver fatto i suoi primi passi per le strade di Brunico, in Trentino, e da allora di strada ne ha fatta tanta. Campione italiano di Freeride e Freeski, a 25 anni ha già collezionato un numero impressionante di partecipazioni e vittorie in eventi di stampo internazionale.

Quindicesimo nel Freeski Slopestyle alle Olimpiadi di Sochi, primo classificato alla tappa di Courmayeur al Freeride World Tour del 2013 e vincitore del team europeo della Swatch Skiers Cup del 2012, solo per citare le più recenti.

Oggi Marcus si prepara alla nuova edizione del Freeride World Tour che partirà a fine gennaio con la tappa in Andorra, Spagna, e ha accettato di rispondere a qualche domanda per noi di Neveitalia.

Come ci si sente ad essere uno dei pochi italiani in gara al Freeride World Tour? Sei carico per l’inizio della nuova stagione? Come ti sei preparato?
Sono abbastanza nervoso visto che ormai manca poco all’inizio della stagione. Ho subito un’operazione alla spalla ad inizio estate e sono riuscito a riprendere a sciare solo poco fa. Ovviamente ho fatto tanta riabilitazione e allenamento in palestra fin ad ora, ma sulla neve mi manca ancora un pó l’abitudine. Spero inizi a nevicare sul serio anche dalle nostre parti presto per rimettermi al top.

Come è iniziata la tua carriera nel mondo del Freeride?
Ho iniziato con lo sci freestyle circa dieci anni fa. Circa cinque anni il mio manager mi ha iscritto al Red Bull Linecatcher, e da lì è iniziato tutto. È sempre stata una gara dove partecipavano i migliori atleti al mondo, i miei idoli, e siccome fino a quel momento non mi ero mai dedicato più di tanto al freeride non mi sentivo capace e all’inizio non volevo andarci perchè pensavo che avrei fatto una figuraccia. Poi però mi sono convinto e, non so come, sono finito al secondo posto. È stato sicuramente il risultato piú bello della mia vita ed ha descretato per me e l’inizio della mia carriera nel freeride.

Come si vive una tappa del Tour? Che preparazione c’è dietro una bella linea?
C’è una finestra temporale di una settimana in cui si aspetta il miglior momento per fare la gara. Nei giorni precedenti viene deciso il campo di gara, e gli organizzatori danno a noi atleti una giornata intera per guardare la montagna da ogni aspetto possibile. La sera prima della gara si studia la discesa sulle foto ma non è possibile fare una prova sul campo per non tracciare la montagna. Si parla con gli altri atleti ma nessuno parla tanto della sua linea, dato che che a volte quelle nascoste, speciali, creative vengono premiate al massimo dalla giuria. Poi quando viene il momento della gara abbiamo solo una run per fare vedere di cosa siamo capaci. Il tour puó essere decisamente molto frustrante, ma se va tutto bene si puó avere la giornata della stagione.

Come hai passato la scorsa estate? Sempre e solo sciando? Dove sei stato?
L’estate per me è iniziata a maggio nel migliore dei modi possibili con un viaggio in Islanda a filmare per il nuovo film che sto realizzando con la MSP Films. Dopo di quello peró mi sono dovuto fermare dato che stavo aspettando il momento giusto per operarmi alla spalla. Da quel momento fino ad adesso non mi sono quindi spostato molto fino a circa un mese fa quando ho ripreso di mettermi gli sci in Austria.

Colorado, Alaska, Cordillera Blanca in Perù: sei giovane ma hai già girato il mondo sciando. Qual’è il posto che ti è piaciuto di più o dove hai vissuto l’esperienza più particolare?
Si direi che ho girato abbastanza negli ultimi anni. Nuova Zelanda, Cile, Canada e Alaska. Tutti posti incredibilmente belli. In Alaska è soprattutto la quantitá e la qualita della neve a colpire. Peró il posto piú particolare dove ho sciato è stato sicuramente l’Islanda. Non abbiamo trovato bella neve e ha piovuto neve mista pioggia per una settimana intera, con il sole che veniva fuori solo a volte, ma è l’unica volta nella vita che mi è capitato di fare una surfata la mattina su un’onda bellissima e quindi passare a fare Heliski il pomeriggio, poco lontano dal mare! Il tutto unito alla natura e ai paesaggi meravigliosi di quel Paese. Io consiglierei quello come viaggio!

Lo sci freeride implica dei rischi che nell’ambiente si dicono “non azzerabili”. Ti sei mai trovato in situazioni di vero pericolo sciando fuoripista? Come si è risolta?
Credo di essere fortunato a poter dire di non essermi mai trovato in una situazione molto pericolosa. Di solito i rischi sono calcolabili. Per esempio scegliamo linee dove in caso di valanga la neve ha tanto spazio per fermarsi a fondo valle. Cosi si può diminuire sensibilmente il rischio di rimanere sotto la neve. Scegliamo salti dove sappiamo che atterreremo su neve morbida se qualcosa dovesse andare male. Quando facciamo filmati siamo poi quasi sempre accompagnati da guide alpine. Mi è comunque capitato di vivere momenti non tanto belli. Per esempio l’anno scorso in Alaska, mentre le guide alpine stavano facendo un profilo della neve, si è staccata una valanga proprio sotto i loro piedi. Sono riusciti a salvarsi ma i loro sci sono finiti qualche centinaio di metri più giù…

Ti abbiamo visto lo scorso anno nello ski-movie “Days of my youth” che è davvero mozzafiato. Hai qualcosa di nuovo in cantiere?
Come ti dicevo stiamo pianificando proprio adesso il prossimo film sempre con questa casa di produzione americana che si chiama MSP. Sto per prenotare il primo volo per il Canada per gennaio e da li in poi sarà non stop tra filmare e gare fino ad Aprile. Ci serve solo la neve, la motivazione c’è già. Spero di poter farvi vedere un film ancora piú bello di Days of my Youth.

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Days of My Youth - Official Trailer

Red Bull, Martedì 10 Dicembre 2013
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Markus Eder

foto, ultima del Venerdì 27 Novembre 2015