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Bródka a segno nei 1500: l'oro è polacco per 3 millesimi. L'Olanda si ferma all'argento di Verweij

Bródka a segno nei 1500: l'oro è polacco per 3 millesimi. L'Olanda stavolta si ferma all'agento
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Speed SkatingSpeed Skating - Sochi 2014

Bródka a segno nei 1500: l'oro è polacco per 3 millesimi. L'Olanda si ferma all'argento di Verweij

Quasi non ci crede Zbigniew Bródka. Di sicuro non vorrà nemmeno provare a quantificare quanti siano in centimetri quei decisivi 3 millesimi di secondo. Sarebbe inutile, perché il sopravvento è della sua gioia, che esplode incontenibile. Il suo oro nei 1500 metri uomini è storico, pesantissimo e forse non così inaspettato. Il polacco sorride, senza quasi rendersi conto dell’impresa che è riuscito a realizzare. È lui l’unico uomo che ha sconfitto (finora) la superpotente squadra olandese di speed skating. A Sochi non sarà più possibile l’en plein di titoli oranje. Dietro di lui, neanche a dirlo, si piazza un rappresentante della nazionale che fin qui ha dominato all’Adler Arena di Sochi: Koen Verweij. È lui lo sconfitto di giornata. Bronzo al canadese Denny Morrison. L’azzurro Mirko Nenzi trova finalmente una prova incoraggiante e finisce 17esimo (eguagliatto il miglior piazzamento italiano a Sochi 2014, di Andrea Giovannini nei 5000). Il suo compagno Matteo Anesi, chiude invece in 39esima e penultima piazza.

Il nuovo campione olimpico Bródka vince la prova in 1’45’’006, un’inezia se si considera l’1’45’’009 di un cupissimo Verweij. Un’inezia che vale anche il primo storico oro olimpico per la Polonia. Mai il suo Paese aveva vinto un titolo nel pattinaggio su ghiaccio. E l'atleta di Głowno ringrazia anche un po’ la fortuna. Infatti solo con un mix di potenza in pista, un'ottima seconda parte di gara e un pizzico di buona sorte, l’Olanda poteva “lasciare” un posto importante sul podio. Il polacco ha usufruito di queste condizioni. E soprattutto dell’esperienza giusta. Non è forse un caso che il titolo vada a un pattinatore molto esperto, di 29 anni, che non aveva un palmarese ricco di allori in carriera. Le più grandi soddisfazioni del nuovo oro olimpico sono state la Coppa di specialità nei 1500 della scorsa stagione, e un bronzo nell’inseguimento a squadre ai Mondiali 2013. Campionati che si disputarono, e forse non è un caso per capire il suo feeling col ghiaccio russo, proprio a Sochi. Nella stagione in corso, il polacco vantava prima d’ora solo due podi in Coppa del Mondo: terzo posto nei 1500 di Astana e secondo a Berlino. Poi, nel 2014, era arrivato terzo sui 1500 agli Europei Allround (conclusi solo al decimo posto).

La Polonia festeggia e l’Olanda si mangia le mani. L’effetto scenografico di non vedere un”uomo in arancione” sul primo gradino più alto del podio, dopo tre gare olimpiche, è senz’altro rilevante. Koen Verweij è autore di una grande gara e non può che rammaricarsi e piangere (lo farà al suo arrivo, dopo l’attesa per il “verdetto dei millesimi”). L’olandese, giovane realtà emersa nell’ultima stagione, aveva i favori del pronostico. Non è bastato un inizio d’annata incredibile (tre podi in Coppa, tra cui una vittoria, su altrettanti 1500 corsi in Coppa). Di certo il 23enne di Alkmaar avrà altre opportunità ai Giochi Olimpici per cancellare le lacrime. Si rifarà certamente.

Sul podio di Sochi arriva la conferma di Denny Morrison. Il canadese chiude i 1500 in 1’45’’22, perdendo la possibilità di giocarsi l’oro solo negli ultimi 400 metri.  Dopo l’argento nei 1000, il canadese è diventato uno dei personaggi dello speed skating di questa Olimpiade. Sfiora soltanto il podio Denis Yuskov. Il russo si ferma a 15 centesimi dal tempo del nordamericano. Quinto e sesto due dei personaggi sul podio di Vancouver 2010: Mark Tuitert (oro in Canada) e Havard Bøkko (bronzo).

Tra i personaggi, ma in negativo, per la grande delusione olimpica patita c’è in testa Shani Davis. L’americano, incassato il pesante ko nei suoi 1000, perde la possibilità di entrare nella storia e conclude la gara odierna all’undicesimo posto, a un distacco quasi inspiegabile di quasi un secondo dal vincitore. Una resa evidente, poiché il campionissimo di Chicago è stato impegnato proprio nella serie del futuro vincitore Bródka.

Mirko Nenzi piazza una zampata d’orgoglio nella sua Olimpiade finora deludente e giunta all’ultima delle sue tre fatiche. Il veneziano chiude i 1500, la distanza su cui faceva meno affidamento alla vigilia, in 1’47’’48. Un crono che rappresenta la sua terza miglior prestazione di sempre sulla distanza. Ma se si tiene conto che i suoi primati precedenti sono stati realizzati in ovali molto più veloci, si capisce che la gara di Nenzi si può definire ben più che positiva. Il 24enne può chiudere con fiducia i suoi primi Giochi invernali con un 17esimo posto a 2’’48 dal vincitore. Il piazzamento eguaglia il miglior risultato italiano di Andrea Giovannini (20enne) nei 5000m di sabato scorso.

Alla sua terza e ultima fatica olimpica, Matteo Anesi finisce al 39esimo posto. Il tempo di 1’50’’59 non verrà ricordato tra le sue migliori prestazioni degli ultimi anni. Per il trentino rimangono la gloria e l’enorme soddisfazione di chiudere la carriera avendo difeso per un’altra volta i colori di una Nazionale a cui ha dato tantissimo durante la sua decennale esperienza agonistica. Un onore riservato a pochi eletti.

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