Lo show di Albertone, che serata a Trento con Tomba: "Avrei potuto gareggiare fino a 40 anni. Pirmin e Marc, che rivali"

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Laura Riva

Sci Alpinol'intervista

Lo show di Albertone, che serata a Trento con Tomba: "Avrei potuto gareggiare fino a 40 anni. Pirmin e Marc, che rivali"

L'asso bolognese ha chiuso la seconda serata del Festival dello Sport, dove oggi saranno protagonisti tutti gli azzurri della neve (con due panel dedicati per Brignone e Goggia). Commozione per il saluto alla famiglia Franzoso. Ieri l'intervento anche di Franz Klammer: "Ero il più veloce, Thoeni il più completo di tutti".

Il solito grande show, tanti aneddoti interessanti e la sensazione che è come se fosse ancora lì, 27 anni dopo il ritiro, a regalare magie e spettacolo in pista e fuori.

Alberto Tomba è stato l’assoluto protagonista della serata di venerdì al Festival dello Sport di Trento, con l’evento realizzato da “La Gazzetta dello Sport”, giunto all’ottava edizione, che ha ospitato il campionissimo bolognese in un panel speciale con Antonio Rossi, un’altra leggenda dello sport azzurro e ora presidente della Federcanoa, ad intervistare Albertone. In questo sabato, lo sci italiano sarà al centro della scena visto che già dalle 10.00 si comincerà con “Gli stati generali dello sci” per un incontro che coinvolgerà Deborah Compagnoni (ieri sera in platea nel corso dell’incontro con Tomba), Gustavo Thoeni e anche il presidente federale Flavio Roda.

Poi alle 13.45, in Piazza del Duomo a Trento, la comparsata dei big azzurri delle discipline invernali per la consegna delle autovetture AUDI per la stagione olimpica e un doppio panel dedicato con Federica Brignone, alle ore 15.30 assieme al fratello e coach Davide, e Sofia Goggia (alle ore 20.30).

“Sono finito su un giornale dopo la vittoria alla Montagnetta di San Siro nel 1984 – sono ripartiti da quel mitico parallelo milanese i ricordi di Tomba nella serata a lui dedicata – Ero in squadra B, avevo appena compiuto diciotto anni e vinsi, ma i giornali scrissero solo “un azzurro della B beffa i grandi”. Non misero il mio nome, forse non piacevo”.

Poi il bronzo al Mondiale di Crans-Montana 1987 e l’inizio delle grandi rivalità, su tutte quelle con Zurbriggen e Girardelli: “A Pirmin lavavo le macchine, ai miei tempi si faceva così: ero il più giovane e lo rispettavo. Mi ha rubato una Coppa del Mondo generale però!”, sorride Albertone, che parlando del campione lussemburghese invece torna sul gigante dei Giochi di Albertville 1992. “Marc era davvero arrabbiato, quel giorno credeva nell’oro olimpico che non è mai riuscito a vincere. Il 18 febbraio ’92 rimarrà nella storia, tra le due manches seppi della vittoria di Deborah nel super-g”.

“La doppietta di Calgary ’88? Fece finire il calcio in seconda pagina sulla Gazzetta – ricorda ancora il campionissimo di Castel de’ Britti - C’erano code di gente fuori casa mia, ma dopo la gara mi rubarono perfino il pettorale, così mi misi l’11 per ricordare i due ori”.

Nel pubblico a Trento c’era anche Loris, il suo tifoso numero uno a capo del Tombland, il fan club più grande d’Italia dedicato ad Alberto: “Per vederlo a Sierra Nevada viaggiai duemila chilometri, dormii in una malga la notte prima della gara, ma Alberto vinse l’oro e fui ripagato”. E la replice del suo idolo è immediata: “Sono stati i Mondiali più belli della storia”.

I Giochi di Milano Cortina 2026? Tomba dice: “Le piste sono già pronte da tempo, le strade invece saranno un disastro. Ad ogni modo, una gara in casa dà più tensione agli atleti italiani, ma sarà una grande Olimpiade”.

E poi sul ritiro post vittoria nello slalom di Crans-Montana 1998? Eccolo: “Avevo 31 anni, ero stanco e mi sono ritirato dopo una vittoria. Finii la gara quasi nudo, ho dato tutto ai tifosi, anche la tuta, ma ora dico che sarei potuto arrivare a gareggiare fino a 40 anni. Alla festa di addio gli altri sciatori erano contentissimi, non li avevo mai visti così felici”. E il fuoriclasse bolognese si è commosso mandando un abbraccio ideale a Matteo Franzoso e alla sua famiglia, che ha voluto ricordare sul palco.

Poco prima della serata dedicata ad Alberto Tomba, un altro mito del grande sci è stato protagonista del venerdì del Festival: si tratta di Franz Klammer, il “Kaiser” per eccellenza, il discesista più vincente della storia. “Sì, nel 1975 ero in stato di grazia e davo mezzo secondo a tutti a ogni gara – ricorda il campione carinziano ripensando alla serie di otto vittorie nella disciplina regina, lui che non aveva ancora i super-g a disposizione – Ancora oggi nessuno è riuscito a farcela, se parliamo di successi consecutivi, ma sarebbero potuti essere nove se non avessi perso uno sci a Megeve”.

Sugli avversari, pensando poi a quel clamoroso finale a tre con Thoeni e Stenmark nel parallelo di Ortisei che lo vide subito fuori dai giochi per la coppa generale che non ha mai conquistato: “Stenmark era il più bravo in slalom, Thoeni il più completo in assoluto, io ero il più veloce. Il ricordo più bello? La discesa olimpica di Innsbruck 1976, tra gli azzurri c’era Herbert Plank che voleva battermi in Austria, ma quel giorno non potevo perdere”.

Discesa significa Kitzbuehel: “La Streif è la più difficile di tutte, su piste così non può vincere un outsider, solo un vero campione”. E quando si parla di sicurezza rispetto ai suoi tempi, Kaiser Franz sottolinea che “per fortuna le cose sono cambiate, ma oggi i materiali non perdonano errori”.

Dopo lo sci, la passione più grande per Klammer è diventata presto il golf: “Gioco spessissimo, mi alleno persino sul tappeto realizzato a casa”.

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Ospite del Festival dello Sport, la diciottenne valsusina ha raccontato tanti aspetti della sua carriera, con il sogno olimpico all'orizzonte. La regina del super-g ai Giochi di Salt Lake City 2002 spiega: Ero già consulente della federsci albanese, è stata un'opportunità che abbiamo colto per continuare il percorso familiare. Sì, Lara è pronta per tornare a fare velocità con costanza, ma senza stress.