A 50 anni dalla sua prima, parla Stenmark per celebrare la 3Tre: "Quella vittoria mi ha cambiato la vita"

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A 50 anni dalla sua prima, parla Stenmark per celebrare la 3Tre: "Quella vittoria mi ha cambiato la vita"

Intervistato da Rai Sport dopo il suo arrivo a Madonna di Campiglio per una ricorrenza così speciale, il campionissimo svedese ha raccontato quel 17 dicembre 1974, ma anche il suo rapporto speciale con gli azzurri e in particolare Paolo De Chiesa ("avrebbe meritato di vincere tante gare, un talento enorme"), l'apprezzamento per la classe di Noel e...

Parla Ingemar Stenmark, e bisogna solo stare ad ascoltare.

Il cinquantenario dalla prima delle sue ottantasei vittorie in Coppa del Mondo è stata un’occasione colta al volo dall’organizzazione della 3Tre, presieduta da Lorenzo Conci, per invitare a Campiglio, in occasione della gara sul Canalone Miramonti in scena questa sera, il leggendario slalomgigantista di Tarnaby.

Il 17 dicembre 1974, battendo Paolo De Chiesa e Fausto Radici, “Ingo” iniziava a scrivere la sua favola inimitabile, prima di cinque perle in Trentino, dove da ieri è tornato per incontrare tanti vecchi amici, da Thoeni a Gros, da Tomba allo stesso De Chiesa al quale è legato non solo dalla nascita (lo slalomista cuneese è venuto al mondo il 14 marzo 1956, Stenmark quattro giorni più tardi), ma anche da un forte rapporto d’amicizia creatosi.

Proprio Paolo è andato a prenderlo martedì in aeroporto per viaggiare direzione Madonna di Campiglio, dove Ettore Giovannelli l’ha intervistato in maniera approfondita per Rai Sport. “E’ una sensazione fantastica tornare qui, mi ritengo fortunato a poterla vivere – le parole da gentleman dell’asso scandinavo - Non vedevo molti miei amici e avversari da tanti anni, è cosi bello incontrarli.

Sì, quella vittoria di 50 anni fa ha cambiato la mia vita, ne vado molto orgoglioso: è cominciato tutto qui, impossibile dimenticarla”.

Proprio su De Chiesa, Stenmark ha raccontato che “oltre ad essere sempre stato un buon amico, sin da quando avevamo 17-18 anni, Paolo era uno sciatore fantastico e per il suo talento avrebbe meritato di vincere tante gare. Lo sci di oggi? E’ molto bello vederlo, ma sono felice di non gareggiare con loro perché su queste piste sarebbe molto difficile; c’è una grande scuola norvegese in slalom, ma adoro lo stile e la classe di Noel. L’Italia è un po’ la mia seconda casa, qui mi sono allenato tanto e il mio tecnico era Hermann Nogler. E poi mi piacciono la vostra cucina e il carattere della gente”.

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