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Una finale del Grand Prix con otto partecipanti per specialità? Perchè no!

Foto di Redazione
Figure skating - Trophèe Eric Bompard 2015

Una finale del Grand Prix con otto partecipanti per specialità? Perchè no!

I tragici fatti che hanno colpito la città di Parigi nella tarda serata di venerdì hanno avuto ripercussioni di peso anche per il pattinaggio di figura in quanto la tappa di Grand Prix che si stava tenendo a Bordeaux è stata interrotta prima che si disputassero i programmi liberi.

A meno che con un colpo di teatro la federazione internazionale non trovi un modo per recuperare l'evento perso, è opportuno individuare una soluzione credibile e che scontenti pochi per stabilire chi prenderà parte alla finale di Grand Prix.

Importanti dirigenti dell'ISU hanno proposto di tenere in considerazione i risultati del programma corto di Bordeaux per stilare la classifica finale, ma esponenti di spicco del pattinaggio russo hanno già lasciato intendere a chiare lettere di non essere d'accordo con l'ipotesi prospettata ed è verosimile che altri paesi, Cina in primis, possano porsi sulla medesima posizione.

Urge perciò trovare una soluzione, dettata chiaramente dallo stato di emergenza e che rappresenti una sorta di una tantum, per provare ad accontentare tutti o quasi.

L'idea al momento più intrigante è quella di ammettere alla finale i vincitori di ciascuna tappa e gli atleti che hanno ottenuto i migliori punteggi fino ad arrivare ad otto partecipanti.

A tal proposito, andando ad analizzare la situazione che si sta profilando in ciascuna specialità, è verosimile che i vincitori di tappa possano essere tra tre e cinque e, di conseguenza, ci sarebbe ampio spazio per i migliori punteggi.

Il fatto importante è che una stato di effettiva emergenza potrebbe trasformarsi in un'opportunità per la federazione internazionale per vari motivi.

A) Una finale a otto anzichè a sei rappresenterebbe un regalo per tutti gli appassionati che hanno già prenotato il viaggio per Barcellona e per coloro seguiranno l'evento dalla televisione. E' vero, in base al calendario, i tempi di ciascuna giornata di gara si dilaterebbero (attorno a 35 minuti in più giovedì, 50 venerdì e 60 sabato), ma, per risolvere il problema, basterebbe anticipare l'inizio delle gare juniores di una ventina di minuti e contemplare che si posso andare lunghi altrettanto. I tempi per il rifacimento ghiaccio non cambierebbero, ma, rispetto alle abitudini si renderebbe necessario dividere in due parti le sessioni allenamento per settore maschile e femminile. Anche in questo caso, per superare l'ostacolo basterebbe iniziare gli allenamenti mattutini un'ora prima.

B) Gli atleti non verrebbero svantaggiati più di tanto perchè l'allargamento della finale di due unità consentirebbe a chi giocoforza obbligato a prendere parte ad una sola tappa di avere più possibilità di essere tra i migliori otto. Inoltre, tutti i partecipanti alle ultime due tappe potrebbero essere virtualmente in gioco per raggiungere la finale.

C) Si eviterebbero proteste da parte di varie federazioni nazionali che non potrebbero accettare l'ipotesi di tenere in considerazione il risultato del programma corto di Bordeaux per attribuire i punti di Grand Prix. La disciplina si fonda su due segmenti di gara e tanti atleti impostano una strategia di rischio sul programma corto, consci della possibilità di poter recuperare terreno con il programma libero. Ciò premesso, una soluzione di questo tipo sarebbe anti-storica e rappresenterebbe un precedente pericoloso per chi avesse idee bizzare riguardo una rivoluzione epocale della disciplina.

La palla è perciò ora in mano al Consiglio ISU, che, in settimana, dovrà prendere una decisione non semplice cercando di scontentare meno persone possibili. Sarebbe significativo se da lutto ed emergenza si passasse ad opportunità di arricchimento e maggiore divertimento per tutti. Nel suo piccolo, si tratterebbe di una reazione ai tragici fatti di Parigi.

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