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Più di venti angeli custodi

Aprica Campetti
Lombardia

Più di venti angeli custodi

Sono gli agenti della Polizia di Stato operanti sui tracciati della Provincia di Sondrio.
Controllano il traffico sulle piste da sci e salvaguardano l’incolumità degli sciatori, con un’opera essenzialmente di prevenzione, prima ancora che di repressione. Sono, divisi in pattuglie, i circa venticinque agenti della Polizia di Stato della Provincia di Sondrio che, diretti dal dott. Leonardo Leone, funzionario della Questura sondriese e coordinatore del servizio provinciale di sicurezza in montagna, svolgono la loro importantissima funzione nei cinque comprensori sciistici maggiori di Valtellina e Valchiavenna: Madesimo, Chiesa, Livigno, Bormio e Aprica (in alcune stazioni operano anche agenti di altre armi). Provengono tutti dalla selezione e dal corso del Centro Addestramento Alpino di Moena.

Incontriamo il capo pattuglia di Aprica, Incontriamo il capo pattuglia di Aprica, Massimo Zani, al termine di una giornata di febbraio sciisticamente intensa, ma fortunatamente senza problemi dal punto di vista infortuni. Forte di un’esperienza più che quindicennale – le ultime quattro cinque stagioni consecutive passate in loco – Zani conosce bene le varie problematiche relative alla sicurezza in pista e, ovviamente, tutte le pieghe dei tracciati da discesa della località. Una località dove, in forza del confine provinciale che passa per lo spartiacque, nella skiarea del Baradello opera anche una pattuglia di due elementi dipendente dalla Questura di Brescia. Sotto la direzione del dott. Leone della Questura di Sondrio agiscono invece gli altri quattro agenti, due per parte tra Magnolta e Palabione, con puntate ai Campetti.
In realtà, dopo l’avvenuto collegamento alto tra le due skiaree, le pattuglie hanno più facilità di collegamento anche tra di esse e possono, come a volte accade, intervenire o concentrarsi nelle zone dove la loro presenza è maggiormente richiesta, come ad esempio in caso di gare o altri eventi. In questo senso, anche il rapporto di collaborazione coi colleghi del Baradello è ottimale, così come lo è con i gestori degli impianti e con le altre figure professionali che agiscono sulle piste di Aprica.
Tale collaborazione ha prodotto negli anni, secondo Zani, un livello di sicurezza progressivamente più elevato. Specialmente in considerazione del fatto che le piste sono sempre più ampie, protette e meglio fresate, oltre a recare cartelli d’indicazione e prescrizione. Un miglioramento che non è però estraneo all’opera e ai suggerimenti degli agenti, i quali, sciando ogni giorno con gli utenti, hanno continuamente il polso della situazione e sono in grado di proporre le soluzioni più adeguate ai problemi di sicurezza, relativi sia all’affollamento che ad altri fenomeni connessi con un’attività ludica come lo sci. Tra questi fenomeni l’emulazione tra amici, il mancato uso del casco da parte degli under 14, l’uso di alcool, le tentazioni del fuoripista (assolutamente da evitare), ma anche la repentina trasformazione del manto nevoso, fenomeno soprattutto primaverile da non sottovalutare.
Le statistiche relativa ad Aprica parlano, alla data del 28 febbraio, di 149 soccorsi, con un incremento di circa il 40% rispetto alla passata stagione (106). Il dato è però da comparare con il notevole incremento di passaggi della stagione corrente; inoltre nessun infortunio è stato per fortuna particolarmente grave. Un dato tutto sommato confortante se paragonato con quanto accade in altre stazioni, anche se ovviamente l’ideale sarebbe che nessuno si facesse mai male. Una quindicina soltanto le contravvenzioni elevate, a testimonianza della filosofia di prevenzione, educazione e persuasione piuttosto che di repressione.
Ma la cosa più interessante è che ogni lunedì pomeriggio dopo la chiusura degli impianti di Aprica, Zani stesso, coadiuvato da un suo collega di pattuglia, tiene delle conferenze con audiovisivi ai ragazzi appena arrivati per la settimana bianca. Per gli stranieri, a loro volta, sono disponibili i decaloghi dello sciatore che le interpreti dei gruppi, inglesi piuttosto che ceki o francesi, traducono all’uopo.
Altra ottima iniziativa, introdotta ormai da alcune stagioni, è stata quella di affidare ai maestri, per due ore al mattino e due nel pomeriggio, le centinaia di ragazzi inglesi che frequentano la località e che per le loro intemperanze furono in passato, quando erano totalmente liberi di scorrazzare come volevano, in pista come per il paese, causa di qualche problema.
Insomma, grazie all’opera di prevenzione degli agenti, alla segnaletica e alle migliorate condizioni delle piste, gli incidenti che avvengono sulla neve ad Aprica sono stati, almeno fino ad oggi, non troppi e non gravi. Depone a favore delle misure di sicurezza adottate, e dunque della loro efficacia, il fatto che pochi siano gli scontri tra sciatori e gli infortuni si registrino invece in massima parte a causa di singole cadute accidentali, per lo più dovute ad eccessiva velocità o imperizia.
Quando capita un incidente, se non già presenti nel punto specifico, gli agenti vengono allertati e vi si portano con la massima celerità. Qui, accertate in linea di massima le condizioni dell’eventuale ferito, provvedono prudenzialmente ad immobilizzargli la parte lesa, indi a organizzare il trasporto a valle o, nei casi più gravi, a chiamare il 118 per il recupero con l’elisoccorso. Hanno a disposizione il toboga e un presidio sanitario atto a stabilizzare l’infortunato, ma alcuni di loro sono anche abilitati al BLSD (Basic Life Support Defibrillation), pur non disponendo di tutta l’attrezzatura relativa. Importantissimo è poi il supporto psicologico che forniscono al malcapitato, ciò che può essere in certe occasioni determinante.
Massimo Zani conclude con le regole base di ogni buon padre di famiglia: la prudenza e il buon senso. Quelle che guidano lui e i suoi colleghi; le stesse che devono essere rispettate dai praticanti di una delle attività ludico-sportive più belle al mondo, ma non priva di insidie.

Antonio Stefanini
(addetto stampa
Comune di Aprica)

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