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L'importanza dello sci alpino per l’integrazione dei bambini con disabilità motoria e cognitiva

L’importanza dello sci alpino per l’integrazione dei bambini con disabilità motoria e cognitiva
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L'importanza dello sci alpino per l’integrazione dei bambini con disabilità motoria e cognitiva

Mauro Bernardi, primo maestro di sci disabile in Italia, e Jacopo Petrocco, maestro di sci disabile “Honoris Causa”, raccontano a Neveitalia l’importanza dello sci alpino per i bambini con disabilità motoria e cognitiva.

Nel 2016 è nato il progetto "La montagna per tutti Enjoy" ideato da un gruppo di atleti disabili dell’associazione "Enjoyski Sport Odv", con sede ad Albino (BG), che ha permesso di rendere la montagna un po’ più accessibile alle persone con disabilità motoria e non solo. In questi anni la collaborazione con diverse stazioni sciistiche della Lombardia e del Trentino hanno consentito a diversi disabili di usufruire delle attrezzature tecniche tra le quali dualski, monosci e stabilizzatori necessarie alla pratica dello sci alpino.

Tutto questo si è tradotto in una grande opportunità anche per i bambini con disabilità che hanno potuto partecipare a corsi di sci alpino e divertirsi come tutti i bambini dovrebbero fare alla loro età.
Mauro Bernardi, paraplegico dal 2005 a causa di un incidente stradale, capitano dell’associazione "Enjoyski Sport Odv" e del progetto "La montagna per tutti Enjoy",  divenuto primo maestro di sci disabile in Italia nel 2013, ci ha spiegato l’importanza della pratica dello sci alpino per l’integrazione dei bambini con disabilità motoria e/o cognitiva:
"Lo scorso inverno abbiamo svolto attività al Passo della Presolana. Con l’aiuto dei maestri della zona, abbiamo creato un corso di sci alpino dove all’interno c’erano sia bambini normodotati che bambini disabili. Per i bambini con disabilità fisica e cognitiva è importante praticare attività all’aria aperta perché li mette in relazione con l’ambiente esterno e, facendo lezioni di gruppo, li mette in relazione con altri bambini che hanno le loro stesse problematiche o, meglio ancora, con i bambini normodotati".

"Si trattava di un corso base per principianti – continua Mauro Bernardi e per entrambe le parti (bambini normodotati e bambini disabili), le fasi per imparare, come ad esempio attaccare gli sci, erano molto simili. Cambiavano le strumentazioni, perché i bambini con disabilità usavano il dualski o il monosci. Però partivano tutti dallo stesso punto. Mentre i normodotati iniziavano a fare le prime curve con il ferma-punte, i bambini disabili al posto del ferma-punte avevano l’assistente che da dietro li accompagnava ed era il 'freno' del loro attrezzo. Il maestro di sci dimostrava ai bambini normodotati, mentre io dimostravo ai bambini disabili perché avevamo lo stesso attrezzo. Quindi gli facevo vedere come girare la testa, come ruotare il busto, come usare la respirazione che nello sci è fondamentale. A fine discesa, gli spiegavo come accedere al tapis roulant del camposcuola per risalire perché, anche se c’è una corsia preferenziale per evitare di fare troppa fatica (senza la corsia preferenziale bisogna sollevare l’attrezzo), non tutte le stazioni sciistiche ne sono provvisti e, dove è presente, non è detto che si riesca ad usarla nei momenti in cui c’è poca neve. Sul tapis roulant, quindi, gli insegnavamo a tenere l’equilibrio e questo è fondamentale per chi è seduto nel monosci e nel dualski, mentre i bambini normodotati dovevano imparare a tenere gli sci dritti senza lasciarsi cadere".

"Dopo la quarta/quinta lezione – prosegue Mauro Bernardi - abbiamo dato i bastoncini ai bambini normodotati e gli stabilizzatori ai bambini disabili. Quindi affiancandoli la progressione era molto simile, nonostante gli strumenti fossero diversi. La procedura per insegnare era la stessa. I bambini normodotati iniziavano a fare la cosiddetta curva cristiania, mentre i bambini disabili, con gli stabilizzatori, iniziavano a fare le prime fasi di curva in autonomia sempre con la presenza di un assistente. Ad ogni lezione, nell’ultima discesa si partiva tutti dallo stesso punto per arrivare poi al Bar Neve, dove ci ospitava il maestro Massimo Lazzaroni, e ci prendevamo una cioccolata. Abbiamo fatto anche delle uscite, siamo andati al Tonale, ad Aprica, a Chiesa Valmalenco. Abbiamo girato e alla fine abbiamo fatto una piccola gara insieme allo Sci Club G.S. Marinelli con premiazione per tutti". 

"È stata un’esperienza costruttiva anche per i normodotati: erano emozionati, curiosi nel vedere gli attrezzi che usano i bambini disabili per scendere, nel vedere le loro progressioni, facevano tante domande. Cercavano di capire quali erano le loro necessità, ad esempio durante una risalita. Guardare i bambini con disabilità riuscire a fare determinate cose, seppur con più fatica, era uno stimolo per i bambini normodotati. Venivano motivati. Quindi i benefici sono stati molteplici per entrambe le parti (bambini normodotati e bambini disabili). Si viene a scoprire che la disabilità significa solo fare le cose in modo diverso, con un altro tipo di attenzioni. Si scopre che la montagna è accessibile" spiega Mauro Bernardi.

"Il  progetto 'La montagna per tutti Enjoy' sta andando bene, c’è molta partecipazione. Adesso ci stiamo preparando per fare formazione, andremo in Val Senales a spiegare come portare gli attrezzi che usano i disabili per sciare, ci saranno dei volontari che impareranno ad usarli e ad assistere il disabile in pista. Saremo anche a Cervinia l’ultima settimana di novembre e dopodichè inizierà la stagione invernale. Tra le nostre attività, verifichiamo pure che, nelle stazioni dove andiamo a sciare, ci siano i requisiti per poter accogliere i disabili. Se non ci sono, consigliamo quali modifiche fare oppure forniamo una carrozzina da mettere al rifugio. Cerchiamo quindi di creare quel servizio che aiuta a rendere accessibili i rifugi senza dover fare dei lavori troppo invasivi. In questo modo si offre un servizio al disabile e al rifugio si offre la possibilità di avere anche un altro tipo di clientela perché comunque è difficile vedere un disabile in montagna. Proprio per questo motivo il nostro progetto si chiama ‘La montagna per tutti Enjoy" conclude Mauro Bernardi.

Maestro di sci “Honoris Causa” è, invece, Jacopo Petrocco, un ragazzo trentenne di Scanno (Abruzzo) affetto da tetraparesi spastica sin dalla nascita. Jacopo ha iniziato sin da bambino a prendere confidenza con la neve e con lo sci, uno sport che lo ha aiutato nella sua crescita sotto diversi punti di vista:
"Nonostante le difficoltà dovute alla disabilità, la mia infanzia è stata comunque serena, ho vissuto al meglio la mia 'normalità' tra famiglia, scuola, amici. Sono cresciuto con l’obiettivo di arrivare alla massima autonomia possibile, vuoi per quello che mi veniva insegnato in famiglia vuoi per la mia innata caparbietà. Arriva poi l’approccio allo sci, una passione tramandata da mio padre che era maestro di sci. Da piccolo comincio a sciare 'in piedi', sostenuto da una persona e aiutato dalla rigidità dello scarpone, ma crescendo non era più possibile e quindi ho iniziato ad usare il monosci che è l’attrezzo studiato per chi non può tenere la posizione eretta".

"Ora questo attrezzo è stato creato per i paraplegici – continua Jacopo Petrocco - quindi, per chi come me ha un’altra patologia, non risulta essere completamente fruibile. Di conseguenza ho personalmente cercato e trovato il modo di apportare delle modifiche che lo rendessero tale, il tutto con l’aiuto e il supporto di amici e famiglia. Questo percorso è andato in parallelo con un regolare corso di studi, mi sono diplomato al Liceo Socio – Psico – Pedagogico G.B. Vico di Sulmona".

"La passione e il contatto col mondo dello sci – prosegue Jacopo Petroccoha rafforzato la mia determinazione, ha smussato gli angoli del mio carattere, mi ha reso più consapevole. So di avere di avere dei limiti, ma anche delle potenzialità mie e di chi come me parte da una situazione di svantaggio, ma ha comunque un margine di miglioramento e per questo miglioramento vale la pena di lavorare e di lottare. Quindi è molto importante tutto lo sport, nel mio caso lo sci. Secondo la mia esperienza, la presenza sulle piste di una persona che scia o che sta imparando a sciare con un attrezzo diverso da quello convenzionale, suscita una curiosità positiva, tale da far avvicinare le persone che chiedono e si interessano, vogliono capire.  E questo è un passo fondamentale per abbattere le barriere culturali e mentali che sono il primo ostacolo all’integrazione vera".

"Per questo ritengo sia importante avvicinare allo sci bambini e ragazzi, che come me hanno difficoltà, per rafforzare o trovare la propria autostima, perché è uno sport che ti permette di passare giornate diverse nella natura in un contesto decisamente diverso dai soliti" spiega Jacopo Petrocco.

"Attraverso le esperienze, tanto lavoro su di me, lacrime amare, arrabbiature e sconforto, sono arrivate grandi soddisfazioni. Ho ricevuto il brevetto di Maestro di Sci ‘Honoris Causa’ grazie al Collegio Regionale Maestri di Sci Abruzzo ed ora il mio prossimo obiettivo è quello di poter lavorare creando dei gruppi eterogenei di bambini, normodotati e diversamente abili, che al primo approccio sulla neve possano conoscersi e condividere un momento di sport e di aggregazione, di alto profilo, non solo per il risultato sportivo fine a se stesso, ma per un enorme passo avanti nella crescita della consapevolezza e del concetto di integrazione" conclude Jacopo Petrocco.

 

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