Sarrazin da brividi su Franzoso: "Lo conoscevo benissimo, fa male più del mio infortunio. Dobbiamo evolvere i caschi"

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Sarrazin da brividi su Franzoso: "Lo conoscevo benissimo, fa male più del mio infortunio. Dobbiamo evolvere i caschi"

Il velocista transalpino era presente ieri nella sede Rossignol per il classico meeting della pre season con i vari atleti del brand, compresa Federica Brignone, Tommaso Giacomel e Chicco Pellegrino. Così "Cyp" ha parlato ai colleghi francesi del tema sicurezza e del suo lungo recupero: "Come sapete non gareggerò, ma nell'inverno 2025/26 vorrei almeno tornare sulla neve".

Un racconto profondo, da brividi a tratti, quello che ha fatto Cyprien Sarrazin dopo la giornata trascorsa al quartier generale di Rossignol, a Saint Jean de Moirans, parlando del dramma di Matteo Franzoso e ripensando a quanto, per certi versi simile, ha passato lui stesso oltre 9 mesi fa a Bormio.

Giovedì, nella sede del brand francese, erano presenti al via della stagione olimpica, tra meeting vari e anche la sessione di autografi per i più piccoli, tanti campioni a partire da un ex già nel mito qual è Martin Fourcade, e parlando di biathlon l’Italia aveva Tommaso Giacomel, ma anche Chicco Pellegrino e, tornando al grande sci, una certa Federica Brignone.

Molto importanti, come accennato, le parole di Sarrazin a partire dal tema sicurezza, lui che qualche settimana fa ha annunciato (QUI l’articolo su quelle dichiarazioni) il forfait per l’intera stagione olimpica, provando a tornare in piena salute per il 2026/27. Tornato ad allenarsi ad un buon livello sul piano fisico, il discesista dell’Alta Savoia ha raccontato a Ski Chrono che “conoscevo molto bene Matteo, abbiamo condiviso la Coppa Europa, parlavo davvero parecchio con lui. E’ stato un duro colpo, anche più del mio stesso incidente perché vivendolo da fuori ti rendi conto di tutto, dei pericoli e del dolore di una tragedia del genere che ti fa riflettere”.

Ai colleghi di RCM Sport, “Cyp” ha spiegato nel dettaglio: “Non abbiamo avuto la stessa caduta, ma l’ematoma subdurale è lo stesso e io sono stato fortunato a non dover finire in coma, anche per questo sono riuscito a riprendermi abbastanza bene anche se i rischi nelle ore successive all’incidente erano molti. Perché è successo questo a Matteo? Quando guardi una pista di Coppa del Mondo, vedi ai lati che quasi non c’è più il bosco visto che si allarga moltissimo il tracciato con reti A e reti B ovunque, con file distanziate metri l’una dall’altra.

È una scienza calcolare il raggio con il quale finirai nelle reti, se la colpisci esattamente in asse ti fermerà, ma facendoti male. Poi ci sono le reti A, che sono come un muro, parliamo quindi di aspetti ultracomplessi e ormai conosco bene le difficoltà di allestire una pista in modo che la sicurezza sia perfetta tra salti, reti e quant’altro. Quando vai a La Parva, però, sai che questa sicurezza non c’è a quel livello e per Matteo è stato fatale”.

Tra dispositivi vari da poter utilizzare, Sarrazin si sofferma sui caschi: “Devono evolversi, non possiamo andare a 150 km/h e avere una protezione del genere: sapendo che siamo in una situazione simile a Formula 1 e MotoGP, siamo lontani anni luce da ciò che hanno loro. Detto questo, non ho la soluzione altrimenti sarei un ingegnere, innanzitutto penso che la cosa più semplice da fare sia organizzare aree di allenamento sicure e con tempi pre stabiliti, visto che con una MotoGP non puoi prendere e fare quello che vuoi. Noi dobbiamo fare lo stesso, soprattutto in discesa, anziché poter effettuare training in qualsiasi momento e luogo come nello sci.

E’ una discussione che deve risultare aperta a tutti per far progredire la situazione prima che sia troppo tardi”.

Sarrazin ha svelato anche di aver subito una caduta sugli skiroll, su asfalto bagnato (“nulla di troppo serio”) in una delle sue tante attività di queste ultime settimane, e che vuole comunque rimettere gli sci ai piedi nel prossimo inverno, pur escludendo al 100% di gareggiare. “Intanto mi preparo fisicamente e mi godo la vita, sì perché dopo quanto successo è fondamentale stare bene e prendersi il tempo necessario per ogni cosa.

Ho qualche dolore alle ginocchia, ma è a causa della cartilagine danneggiata, un problema che mi trascino da anni e certo l’incidente di Bormio non ha aiutato in tal senso. Riprenderò sicuramente con gli sci da turismo, oppure potrei chiedere quelli master a Federica”, ha sorriso Cyprien, riferendosi al paio speciale che Rossignol ieri ha donato a Brignone per celebrare la sua magica annata.

Non ho ancora pianificato a lungo termine, comunque; in questo momento si tratta solo di recuperare il pieno benessere, tutto sta procedendo in maniera positiva, anche se la strada è molto lunga”.

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