Il futuro dello Sci alpinismo azzurro e le sfide della stagione preolimpica. Intervista a Fabio Meraldi

Il futuro dello Sci alpinismo e le sfide della stagione preolimpica. Intervista a Fabio Meraldi
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Il futuro dello Sci alpinismo azzurro e le sfide della stagione preolimpica. Intervista a Fabio Meraldi

Abbiamo intervistato il direttore tecnico delle squadre nazionali di Sci alpinismo, che ha fatto il punto sullo stato della preparazione degli atleti a ridosso della stagione invernale 2024/25, mostrandosi positivo e pronto per le sfide che quest’inverno comporterà, dai Mondiali in Svizzera alle tante tappe italiane. Gli occhi sono già puntati sulle Olimpiadi di casa, ma "prima devono cambiare alcune leggi".

Fabio Meraldi non è di certo un volto nuovo nel panorama degli sport invernali: Guida Alpina e Maestro d'Alpinismo dal 1985, ha vinto tra le altre cose innumerevoli volte alcune delle competizioni più spettacolari della disciplina, dalla Sellaronda Skimarathon alla Pierra Menta fino al Trofeo Mezzalama. Nel 2022 è diventato direttore tecnico delle squadre Senior, U23, U20 e U18 dello Sci alpinismo azzurro prendendosi l’impegno di accompagnarle lungo tutto il quadriennio olimpico che terminerà con la Sprint e la Mixed relay di Bormio. Ci abbiamo parlato in queste ultime settimane prima dell’inizio delle competizioni per farci raccontare preparazione, obiettivi e novità degli sci alpinisti azzurri per questa stagione preolimpica.

Da questa primavera sia le squadre Senior e U23 che quelle U20 e U18 si sono ritrovate in numerosi raduni collettivi nelle principali località sciistiche italiane. Come si è deciso di impostare il lavoro e su cosa ci si è focalizzati principalmente?

Gli atleti e le atlete Senior e U23 hanno preso parte a oltre 7 raduni, che ci hanno permesso soprattutto in quest’ultimo periodo di usufruire dell’innevamento dei ghiacciai dello Stelvio e a Cervinia e quindi anche di mantenere lo stato di forma degli atleti. Noi, come direzione agonistica, abbiamo semplicemente portato avanti la parte di allenamenti e fornito il supporto necessario affinché ognuno potesse lavorare nel modo migliore, senza stravolgere le peculiarità e le caratteristiche individuali. Tutti vogliono accedere alle gare olimpiche nei format della Sprint e della Mixed Relay e quindi abbiamo deciso di iniziare già quest’anno a concentrare qui la gran parte dei nostri sforzi. Con i più giovani, invece, il lavoro è stato più affine e mirato a una dimensione più scientifica diciamo: ci siamo affidati spesso al CeRiSM di Rovereto presso il quale non solo abbiamo svolto i test, ma anche preso parte a incontri con alcuni ricercatori del centro. Ci sono state cose molto interessanti, anche perché la squadra ha lavorato bene e sia i ragazzi che gli allenatori sono egualmente soddisfatti e non vedono l’ora arrivi l’inverno.

Sicuramente tra gli atleti e le atlete ci sono alcuni nomi che meritano un’attenzione particolare. Parlo di Alba de Silvestro, terza lo scorso anno nella Overall, ma anche degli atleti che rientrano dagli infortuni che ne hanno precluso la scorsa stagione, come Matteo Eydallin e Ilaria Veronese. Com'è la loro forma attuale?

Alba de Silvestro la scorsa stagione ha dimostrato, anche con tante difficoltà e alcune precarietà legate ancora alla Sprint ma sulla quale sta lavorando, di potersi porre tra le migliori del mondo. Quest’anno l’obiettivo è sicuramente puntare di nuovo all’Overall, ma sicuramente vorrà fare bene anche nel format della Mixed Relay in cui si è distinta egregiamente in coppia con il marito Michele Boscacci. Sta bene ed è pronta a giocarsi la vittoria in ogni gara. Matteo Eydallin ha avuto un incidente abbastanza grosso, ma sta reagendo bene: sono sicuro che dopo aver ripreso dimestichezza con le gare nazionali e recuperato fiducia nella parte di discesa delle gare potrà tornare a dire la sua anche a livello mondiale. Ilaria Veronese, invece, è rientrata dopo il secondo infortunio al ginocchio, quindi la sua è una situazione più delicata, ma anche lei dopo aver iniziato con calma potrà approdare alle gare di Coppa del Mondo per non perdersi gli appuntamenti più importanti e le qualificazioni mondiali e olimpiche.

Tra i più giovani un nome interessante è quello di Hermann Debertolis, Campione del Mondo U20 lo scorso anno, che quest’anno correrà in Coppa del Mondo con i big della disciplina. Ma anche gli atleti e le atlete U20 e U18 punteranno sicuramente a ripetere l’esplosiva stagione appena terminata. Quali sono gli stati d’animo dei gruppi?

Hermann quest’anno si è allenato per la prima volta con i più grandi, ma ha dimostrato subito un gran carattere. Noi tutti ce lo aspettiamo come il futuro dello sci alpinismo moderno: è un atleta completo, può fare bene in tutte le discipline, ma deve partire con calma perché le categorie superiori hanno livelli diversi di intensità e di agonismo e approcciarsi da U23 nelle categorie Senior non è così semplice. Il nostro compito è di preservarlo in modo da portarlo al top della sua forma nel successivo quadriennio, ma al momento non deve dimostrare niente a nessuno, può solo reagire bene, imparare e capire che la squadra non vuole mettere alcuna pressione su di lui.

Per quanto riguarda sia le ragazze che i ragazzi più giovani, l’Italia lo scorso anno ha dominato tutte le categorie (tranne l’U20 femminile) e questo è importante, però poi si sa che quando si fa bene si vorrebbe sempre migliorare, ma per gli atleti non è così facile riconfermarsi. Ci sono degli ottimi elementi ai quali dobbiamo giusto lasciare il tempo di maturare con calma: nel nostro sport il massimo non si raggiunge a 20 anni, ma ci si arriva step by step, con pazienza e duro lavoro.

Alla luce dei risultati dello scorso anno, dei test e dei raduni effettuati, e tenendo conto anche della tensione per i tanti appuntamenti che ci saranno nelle località italiane, quali sono le aspettative per questa stagione invernale?

Le aspettative sono sicuramente alte per il fatto che le qualifiche olimpiche permettono a più atleti di accedere, oltre ai 4 azzurri che poi saranno effettivamente convocati e io mi aspetto che, come Nazione ospitante, potremo avere tante ragazze e ragazzi per dimostrare che l’evento in casa può significare molto per questo sport e per la loro ambizione. Non sarà di certo facile, ma abbiamo tanti elementi che potrebbero fare bene con la tranquillità di competere, senza eccessive pressioni esterne perché gli atleti già sanno cosa devono fare e arrivare con una tranquillità fisica e mentale permette loro di dare il massimo. Per i Mondiali (che si terranno a marzo a Morgins, ndr) siamo affiancati alla direzione politica e, a ridosso della rassegna, faremo delle valutazioni necessarie per poter portare i migliori atleti con il contingente a nostra disposizione. Purtroppo, avremmo dovuto iniziare già questo fine settimana con la prima tappa di Coppa Italia a Madonna di Campiglio, ma ieri ci è stato comunicato che è stata annullata, quindi per sapere come muoverci per le prime gare di Coppa del Mondo a Courchevel (Sprint e Vertical, 14-15 dicembre, ndr) effettueremo delle sorte di qualifiche sulla base dei risultati degli scorsi anni per stabilire un ranking dal quale partire.

Lei crede che queste Olimpiadi "a casa nostra" possano essere una buona occasione per uno sport come lo Sci alpinismo, che viene forse ancora considerato di nicchia, per ottenere la visibilità mediatica ed economica che merita?

Le Olimpiadi sono una vetrina unica, anche dal punto di visto economico: ci sono sci club, comitati, aziende, attività e famiglie che investono tanto per questo evento e per fare in modo che l’economia montana mantenga la propria vitalità e noi siamo parte integrante di questo movimento. Mi auguro che questo sport continui a crescere e che arrivi anche agli utenti comuni lo sforzo collettivo che si sta facendo per rendere la disciplina più sicura e meno faticosa, grazie anche alle costanti innovazioni tecniche e dei materiali.

Per noi la pressione c’è sempre stata, e ce ne sarà ancora di più perché il nostro è uno sport emergente, ma il messaggio che mi sento di dare è che l’agonismo è un’espressione forse estrema ma che può dare un contributo seminascosto anche a tutti quegli ambiti che riguardano la parte più comune. A piccoli passi, se tutto il mondo dello skialp sarà bravo e saprà dare spettacolo, allora anche il Comitato Olimpico Internazionale potrà proseguire su questo percorso che inizierà in una splendida location come Bormio e l’Alta Valtellina.

Per questo, tutti ci dobbiamo credere e impegnare per far sì che gli atleti abbiano l’opportunità di allenarsi come meritano, perché l’integrazione deve essere il tema di questo 2026. A questo proposito, mi auguro che ci sia un cambio di legge per quanto riguarda il tema di accessibilità alle piste: con queste nuove disposizioni legislative noi scialpinisti non possiamo accedere alle aree sciabili, nonostante i costi e gli investimenti non indifferenti sostenuti dalla Federazione.

Siamo d’accordo che il servizio vada pagato e che la responsabilità di accesso vada egualmente regolamentata, ma non possiamo non poter utilizzare le piste se non nel solo momento della gara perché ne va dell’immagine mondiale e dell’economia dell’Italia, oltre che di chiunque voglia allenarsi e praticare lo sci alpinismo: per esempio a Bormio né noi né altre Nazioni giunte per testare le condizioni in vista delle Olimpiadi possiamo ad oggi accedere alla pista. Bisogna trovarsi attorno a un tavolo e parlarne, possibilmente prima del 2026, anno in cui auguro che questo cavillo sia finalmente risolto.

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