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Niccolò Campriani, un campione speciale che può dare ancora tanto allo sport. E al biathlon...

Olimpiadil'intervista

Niccolò Campriani, un campione speciale che può dare ancora tanto allo sport. E al biathlon...

Ospite della quarta puntata di "Puppo&Ambesi Summertime (che potete rivedere su NEVEITALIA), il tre volte oro olimpico nel tiro a segno ha raccontato le sue mille esperienze e il suo attuale ruolo nel CIO. "Wierer? Una fuoriclasse che dovrà continuare ad evolversi".

Un campione speciale, una persona speciale e dai mille interessi, unica nel suo genere se pensiamo al panorama dello sport italiano.

Niccolò Campriani è stato l'ospite di una quarta puntata del “Puppo&Ambesi Summertime” di Dario Puppo e Massimiliano Ambesi, ospitato da NEVEITALIA, davvero particolare con i tanti temi affrontati assieme al pluricampione olimpico. Se nel tiro a segno il fuoriclasse toscano ha scritto la storia, conquistando tre medaglie d'oro ai Giochi tra Londra 2012 e Rio 2016, Campriani può ancora dare tanto allo sport mondiale non solo per il ruolo che ricopre da dirigente del CIO, dopo il ritiro annunciato nel marzo 2017.

Ho valutato più volte se valesse la pena di investire in un altro quadriennio – ha confessato riferendosi alla possibilità di proseguire una carriera agonistica che non lo vedrà più in pedana – A 4 anni di distanza dall'ultimo colpo di gara a Rio, posso dire che il tiro a segno e lo sport mi hanno dato tantissimo, permettendomi di conoscere il mondo, una vera fonte di opportunità andata al di là delle medaglie. Sono cresciuto come uomo, innanzitutto”.

Campriani ha lasciato al culmine della carriera, “ma per me si era rotto un po' il gioco, perchè la passione si era trasformata in lavoro e vi assicuro che a Rio non ero il tiratore di Londra, ma ho vinto due ori perchè è stata l'esperienza a fare la differenza. Sapevo che quelli sarebbero stati gli ultimi 45 tiri della mia carriera; anche ora sparo come ai Giochi in Brasile, ma la differenza è quella che passa tra atleti da record del mondo in allenamento e quelli che vincono le Olimpiadi. Sarei forse in grado di fare la prima cosa, ma di certo non più la seconda”.

Il ruolo nel Comitato Olimpico Internazionale e l'impegno con un team di atleti rifugiati lo coinvolge al 100%: Niccolò segue un ragazzo afghano, Mahdi, e due ragazze, la mediorientale Khaoula e l'africana Luna, per i quali si è impegnato anche a livello di ricerca delle risorse necessarie, non solo sul piano tecnico e motivazionale. “Lavoro a Losanna e il sogno è quello di portarli alle Olimpiadi di Tokyo, rientrando nella selezione ristretta dei 50 atleti rifugiati coinvolti dal CIO – spiega Campriani – Mi sono rimesso in gioco da zero trasferendomi qui e facendo gavetta nei vari ambiti in cui sono stato coinvolto, imparando con grande curiosità e voglia di ridare indietro quanto appreso da atleta. E soprattutto con la volontà di migliorare la situazione di coloro che praticano sport”.

E poi c'è il legame con le discipline invernali e in particolare il biathlon: nominato tecnico di supporto per il tiro in nazionale, nel maggio 2018, l'asso fiorentino ha ancora una collaborazione nel gruppo azzurro. “Ero presente sia al Mondiale di Oestersund, sia ad Anterselva per il CIO. E' stato un piacere essere coinvolto da Fabrizio Curtaz, continuiamo a frequentarci soprattutto con i giovani, visto che nelle squadre di Coppa del Mondo rischi di fare danni quando tutto funziona alla grande. Vedo tanto potenziale tra i ragazzi junior, il loro spirito di gruppo è eccezionale: d'altronde, i risultati parlano chiaro”.

Per Campriani i “punti d'incontro con il mio sport ci sono, ma parliamo chiaramente di mille aspetti differenti. Ho provato a portare la mia esperienza sui minimi dettagli della carabina, ma anche sul piano mentale: è un bagaglio che puoi applicare come hanno fatto altri atleti, vedi Matthew Hammons che lavora con la squadra statunitense. Ogni aspetto conta, io ho vinto a Rio per 2 millimetri dopo 45 tiri, nel biathlon vale lo stesso. Dorothea Wierer? Una delle tiratrici più forti che ho visto come stabilità, ma è un mix di una vera fuoriclasse, che deve continuare a prendersi cura di sé e pensare sempre a soluzioni diverse, perchè la maledizione e la bellezza di rimanere al vertice è proprio quella di confermarsi, sapendosi reinventare ogni volta. Non è mai tutto uguale, ma credo che lei lo sappia molto bene”.

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