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Stadio olimpico, l'impianto che non doveva esserci è realtà. Per venti giorni...

Stadio olimpico, l'impianto che non doveva esserci è realtà. Per venti giorni...
Pyeongchang 2018

Stadio olimpico, l'impianto che non doveva esserci è realtà. Per venti giorni...

Pronta, come da tempistiche, la struttura... usa&getta, voluta anche dal popolo, per Cerimonie e (nella medal plaza adiacente) premiazioni. Sarà smantellata a fine manifestazione, in ossequio anche ai nuovi dettami dell'Agenda olimpica 2020

Verrebbe quasi da scomodare l'Edoardo Bennato de "L'isola che non c'è". Perché l'impianto in questione oggi è vivo e vegeto e a breve si colmerà anche di gloria. Ma domani, cioè fra poco più di quattro mesi, non esisterà più o, probabilmente, diventerà altro. Niente panico, era tutto previsto. Almeno dal 2012. Spieghiamoci meglio.

Lo Stadio Olimpico di PyeongChang è stato appena ultimato e consegnato al Comitato organizzatore nel comune di Daegwallyeong, nella contea di PyeongChang, Corea del Sud, 80km a nord est della capitale Seul, città quest'ultima che ospitò i Giochi Olimpici estivi del 1988. Tutto normale, no? Sì, più o meno. Intanto, è come se fosse il primo atto ufficiale delle prossime Olimpiadi. In secondo luogo, il PyeongChang Olympic Stadium, costato 80 milioni di 'won', circa 100.000.000 di Euro, i cui lavori hanno avuto inizio nel 2014 dopo che le prime scavatrici sono intervenute a 'rompere' il terreno apposito, ospiterà le Cerimonie di apertura e chiusura dei Giochi nonché, poco distante, la consegna delle medaglie alla imminente XXIII edizione delle Olimpiadi invernali e dei XII Giochi paralimipici invernali.

La struttura conclusiva consta di sette piani, con una superficie totale di 58.790 metri quadrati e una capacità di 35.000 spettatori; ha sede nella Pyeongchang Olympic Plaza. Settantadue sono i metri di diametro, con disegno pentagonale a simboleggiare tra l'altro economia, ambiente, arti e pace. Accanto allo stadio, il Padiglione della Cultura e la Olympic Medal Plaza sono altrettante strutture temporanee. Il pavilion a due piani per la cultura, l'informatica e la comunicazione (ICT), ospiterà anche esposizioni e mostre al primo piano, con opere di Nam June Paik e altri artisti contemporanei come Lee Jung Seob e Park Su-geun. La medal plaza, a un piano, di 1.267 metri quadrati, sarà utilizzata come sede per l'assegnazione delle medaglie.  

In realtà non tutto è stato ancora terminato: "L'Edificio per le Cerimonie di apertura e chiusura è pronto - ammette il Presidente del Comitato PyeongChang 2018, Lee Hee-Beom - ma dovremo continuare a lavorare su palco e altre strutture durante il tempo che ancora rimane a nostra disposizione". Dopo i Giochi Olimpici, i 35.000 posti dello stadio e gli edifici permanenti saranno tutti demoliti e utilizzati come luogo di esibizione, arte espotiva e sport.

In realtà nemmeno avrebbe dovuto esistere il suddetto stadio, perché fin dall'origine il progetto della candidatura prevedeva lo svolgimento delle Cerimonie presso l'impianto del Salto, nel complesso di Alpensia, come avvenuto molte altre volte in passato, per esempio (ma non solo) a Lillehammer 1994, con inizio e chiusura della manifestazione tenutesi nel leggendario Lysgårdsbakken. Tuttavia, giusto nel luglio 2012 il comitato organizzatore ha annunciato la decisione di costruire invece un'arena temporanea che sarebbe poi stata smantellata, come sta avvenendo (o è già avvenuto) per molti impianti dei Giochi di Rio 2016, stadio del tennis incluso, nel Parco Olimpico di Barra. E' scritto anche nella nuova Agenda Olimpica 2020, con l'introduzione di impianti temporanei che aboliscono le cosiddette cattedrali nel deserto.

Certo, il punto chiave è stato anche un altro: è vero che la Cerimonia ufficiale d'apertura è prevista il 9 febbraio 2018, ma il giorno prima, alle 21.30 locali, vento e tempo permettendo, con chiusura ufficiale un'ora e 5' più tardi, andrà in scena la qualificazione del salto speciale maschile sul normal hill, senza contare i salti d'allenamento, appunto all'Alpensia Center. In più, una vera e propria sollevazione popolare contro il trasloco ha addirittura evitato l'idea di uno stadio lontano molti chilometri dalle sedi di gara, magari proprio a Seul, raggiungibile però con una linea ferroviaria super veloce, tutta da costruire. Niente da fare. PyeongChang, che in realtà non esiste come città, ma è una Contea (come in America), ha ceduto. E pagato.

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