Alaska, here we go again. Intervista a Markus Eder in occasione dell'uscita del suo nuovo film "Circle of Madness"

'Alaska, here we go again'. Intervista a Markus Eder in occasione dell'uscita di 'Circle of Madness'
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J. Tanon & C. Thoresen

Freeridel'impresa

Alaska, here we go again. Intervista a Markus Eder in occasione dell'uscita del suo nuovo film "Circle of Madness"

Abbiamo intervistato Markus Eder che, dopo il successo di "The Ultimate Run", ritorna sugli schermi con un nuovo spettacolare filmato di freeride girato tra le vette dell'Alaska. "Circle of Madness" (che uscirà a breve sulle principali piattaforme online) è il frutto di un progetto durato due anni e di un sogno che comincia ben prima, fin da quando Markus realizza che per tentare lo straordinario bisogna tornare nei luoghi in cui questa disciplina è stata inventata per ripercorrere quelle linee storiche, ma anche per tentare di aprirne di nuove.

Markus Eder nasce nel 1990 a Brunico e inizia a praticare freestyle dall'età di 14 anni. Partecipa alle Olimpiadi di Sochi del 2014, nel 2019 diventa Campione del Mondo nel circuito del Freeride World Tour e nel frattempo comincia a dedicarsi anche al film shooting per importanti brand. Nel 2021 esce "The Ultimate Run" per Red Bull, un cortometraggio che lo vede impegnato in quella che è stata definita "la sua impresa più estrema", una discesa acrobatica che dalle vette del Cervino lo ha condotto fino a valle, passando dai luoghi dell'Alto Adige in cui è cresciuto.

Dal 2022 comincia a riflettere sulla possibilità di tornare ancora una volta nella tanto ambita Alaska per provare a spingersi oltre i propri limiti e dare vita a una nuova impresa mozzafiato. Nasce così "Circle of Madness", filmato sponsorizzato da The North Face e diretto da Christoph Thoresen, in cui i veri protagonisti sono Markus Eder, il collega e amico snowboardista Victor de le Rue e le immacolate cime della Last Frontier. In occasione dell'imminente uscita del documentario, abbiamo deciso di contattare Markus per fargli qualche domanda a proposito dei mesi appena trascorsi e di "Circle of Madness", e infine ci ha voluto anche svelare qualche interessante novità per il suo futuro.

Iniziamo facendo il punto della situazione sull’ultimo periodo. Come si sviluppa la stagione invernale di uno sciatore professionista come te e quali sono stati i progetti su cui ti sei focalizzato di recente?

La mia stagione solitamente inizia tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre sui ghiacciai, ma nello stesso periodo ci sono sempre molti impegni, tra cui le video première, quindi sono spesso in giro. A dicembre la stagione si tranquillizza e quando c’è abbastanza neve, verso gennaio, iniziano anche gli impegni più grandi, come il film shooting e le gare. E ovviamente scio tantissimo. Diciamo che dopo tanti anni passati continuamente in giro, ora preferisco essere di più a casa, o perlomeno in Europa, e spostarmi di meno. Tuttavia, quest’anno la stagione è finita in Alaska, che è stato un viaggio speciale, perché nonostante tutto non sono mai riuscito a mollare il sogno di andarci e quest’anno abbiamo terminato proprio qui le riprese per “Circle of Madness”.

Parliamo ora dell'uscita di “Circle of Madness”, il filmato che ti ha visto protagonista con Victor de Le Rue di discese mozzafiato dalle montagne di Haines, in Alaska, tra linee già percorse e versanti mai visti. Cosa c’è effettivamente dietro quello che noi vedremo e cosa ha significato per te questo viaggio così lontano dai luoghi in cui sei cresciuto e che invece erano i protagonisti in “The Ultimate Run”(2021)?

L’Alaska è il posto dove da generazioni si va per confrontarsi e confrontare le proprie abilità, un terreno che solo i migliori del mondo possono affrontare. Per me è come l’isola di Oahu per i surfisti, cioè un posto dove si può far vedere il top del nostro sport. Io e Victor de Le Rue (snowboardista e campione del mondo FWT 2019, ndr.) ci eravamo già stati in Alaska alcuni anni fa, quando ci eravamo dovuti interfacciare con alcuni problemi legati alle intemperie, al meteo e alle difficoltà di essere seguiti da una troupe forse eccessivamente grande. Così, abbiamo deciso di tornarci insieme l’anno scorso, seguiti da una crew più piccola e quindi anche più veloce ed efficace. L’obiettivo personalmente è stato quello di andare in Alaska per esprimere al meglio il mio potenziale, non volevo tornare in Italia e pensare che mancava ancora qualcosa che avrei potuto fare. Volevo mettere un punto a quel posto e credo che, anche se non abbiamo portato a termine tutti gli obiettivi, in qualche modo ci siamo riusciti.

Facendo ancora un paragone con “The Ultimate Run”, il pluripremiato documentario realizzato con Red Bull in cui hai sciato dalle vette di Zermatt fino ai tuoi luoghi del cuore, ti sei divertito di più su nevi che conoscevi meglio o su quelle con cui avevi sicuramente meno familiarità, come in questo caso in Alaska?

É uno strano miscuglio in Alaska perchè si va da 0 a 100 davvero in poco tempo. Noi, per esempio, abbiamo trovato quasi 15 giorni di brutto tempo durante i quali non puoi fare assolutamente nulla, anche perché la zona è molto isolata, quindi c’è da avere pazienza e aspettare. Poi, all’improvviso, il cielo si apre, le nuvole scompaiono, prendi un elicottero e in meno di cinque minuti sei in cima a una montagna per fare la linea della tua vita. Per me questo non è solo divertimento, ci sono anzi molta paura e molto rispetto del luogo però poi so che riesco a fare queste cose e quando la linea funziona allora è un sentimento incredibile, con l’adrenalina che scende dalle spalle. Dietro ci sono molta passione e preparazione, ma la soddisfazione alla fine è davvero gigante.

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Nel complesso quanto è durato questo progetto e quanto avete effettivamente sciato? 

Si è trattato di un progetto di due anni, anche se noi in Alaska ci siamo stati effettivamente solo per tre settimane quest’anno e tre settimane l’anno scorso, nel 2023. Il periodo ideale per andarci è aprile, quando c’è ancora tanta neve stabile e le giornate sono più lunghe, quindi si può stare più tempo sulle montagne. La parte speciale di tutto questo è il fatto che l’Alaska è posizionata più a nord rispetto all’Europa, ma le montagne qui sono piuttosto basse (sotto i 2000 mt) e la vicinanza al mare garantisce una maggior umidità che permette alla neve di attaccarsi anche ai pendii più ripidi.

Quando e dove potremo vedere il documentario “Circle of Madness?”

“Circle of Madness”, di cui stiamo terminando il montaggio in questi giorni in Austria, verrà presentato per la prima volta il 27 settembre all’High Five Festival di Annecy (Francia) e da qui in poi ci saranno molte première in Europa, nei cinema e in occasione di alcuni festival. Il filmato poi sarà disponibile online per tutti a partire dal 14 novembre 2024.

Quali sono invece i progetti futuri e che ti vedranno impegnato nei prossimi mesi?

Ormai da due anni mi sto impegnando molto per trasmettere ai giovani e alle nuove generazioni le cose che ho imparato durante la mia carriera. Ho fondato un club a casa mia, a cui continuerò a dedicarmi, ma poi naturalmente troverò il tempo per sciare e per dare forma a un nuovo progetto biennale che ora c’è in ballo. Un evento di cui sono veramente fiero, e che sarà il mio prossimo obiettivo principale, è una gara in neve fresca che organizzerò con Red Bull nel marzo 2025 a Pila, in Val d’Aosta. Tutte le mie esperienze e il mio know-how, dal freestyle alle Olimpiadi, entreranno in questa competizione e io sono già molto entusiasta nel vedere cosa salterà fuori.

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