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Cristian Deville: "Avrei potuto giocarmi la coppetta di specialità"

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Sci Alpino

Cristian Deville: "Avrei potuto giocarmi la coppetta di specialità"

Una stagione con i fiocchi quella di Cristian Deville. L’azzurro, che già nella stagione 2010/2011 aveva dimostrato di esser forte, è stato capace quest’anno di cogliere il suo primo podio della carriera in Coppa del Mondo all’età di 31 anni, ma soprattutto è stato capace di conquistare la sua prima vittoria in uno dei posti più ambiti: Kitzbuhel. Una vittoria che l’ha portato a diventare lo slalomista azzurro più amato dagli italiani non solo per la sua bravura, le sue doti, e le sue capacità, ma soprattutto per il suo carattere, il suo modo di saper rimanere sempre con i piedi per terra e cercare sempre di dare il massimo non accontentandosi mai dei piazzamenti seppur sempre tra i primi della classifica.

Quest’anno è stata una super stagione per te: tre podi e una vittoria. Cosa è cambiato in Cristian rispetto agli altri anni?

Bella domanda. Non è cambiato niente, il lavoro fatto nelle scorse stagioni ha portato finalmente i  risultati desiderati.  Ho perso due anni a causa di un infortunio, l’anno scorso sono tornato ai miei livelli, ho ritrovato la costanza. Non solo. Qualche atleta che magari che negli anni precedenti andava forte, ha avuto un calo e quindi ho avuto anche più  opportunità per stare davanti.

Oltre la vittoria, quale dei tre podi ricordi con più piacere?

Sono stati tutte soddisfazioni molto belle che mi piacerebbe rivivere anche nelle prossime stagioni. Il primo podio, quello di Beaver Creek, è stato molto inaspettato, ero sorpreso, non sono riuscito a godermelo. Il più importante però penso sia stato il secondo podio, il terzo posto a Flachau, perché è stata la conferma del podio già fatto in America: mi sono goduto tutto molto di più, forse perché c’era molta più gente in Austria e quindi si sente maggiormente il calore della gente.

Tu e Stefano Gross siete stati i due atleti di punta dello slalom nella squadra azzurra. Che rapporto c’è tra voi due?

Abbiamo un ottimo rapporto. Siamo amici, condividiamo lo stesso skiman e gli stessi materiali. Stefano ha fatto una stagione incredibile. Mi ha stupito, ma fino a un certo punto perché già l’anno scorso, anche se non aveva raccolto molti risultati, andava  forte. Quest’anno ha trovato una continuità disarmante e in allenamento ho dovuto lottare per cercare di stare sempre vicino a lui. Quello che Stefano ha fatto vedere in gara, non era fuori dal comune, lo ha fatto vedere sempre, tutti i giorni.

Nella classifica di specialità sei arrivato quarto. Che effetto ti fa essere tra i più forti slalomisti al mondo?

Un bell’effetto. Adesso, a riflettori spenti, penso che se in qualche gara non fossi uscito e non avessi combinato qualche disastro, avrei potuto giocarmi anch’io la coppetta di specialità e questo da una parte mi rende molto orgoglioso perché potevo lottare per un trofeo ambito e importante e dall’altra mi dispiace un po’ perché ho perso un’occasione. Comunque non mi rinnego e rinfaccio niente perché in questa stagione è andata tutto molto bene a parte l’ultima inforcata che mi sta costringendo di nuovo a fare terapie, ma son cose che passano.

Quest’anno si è discusso molto sul tema delle inforcate, cosa ne pensi?

Io se inforco me ne accorgo: ho inforcato in Argentina e ho avuto un infortunio, ho inforcato all’ultimo slalom di Schladming e mi sono nuovamente infortunato. Credo che se esiste un regolamento che dice che dopo un errore di passaggio bisogna fermarsi, debba essere rispettato. Ma nello stesso tempo non sono contrario agli atleti che decidono di continuare la loro discesa perché sanno quali sono le conseguenze a cui si va incontro. Certo, per l’etica sportiva non è il massimo come comportamento, ma ognuno  è libero di fare quello che vuole. Rispetto quindi sia il regolamento Fis che la decisione degli atleti di continuare a scendere.

Sei d’accordo con il regolamento Fis sulle inforcate o cambieresti qualcosa?

È normale che, come in tutti gli sport, ci sono regole che vanno bene e altre no. Penso che le persone che hanno istituito questo regolamento non sono persone stupide che lo hanno fatto a caso. Qualcosa però si potrebbe cambiare per evitare che dopo l’inforcata gli atleti continuino a scendere:  si potrebbe per esempio trovare un altro tipo di sanzione che non sia per forza monetaria o, ancora meglio, sarebbe più di aiuto se ci fossero più telecamere. In questo modo se un atleta continua a scendere non la fa più franca. Quest’anno in alcuni casi la giuria non è riuscita a capire se una persona aveva inforcato oppure no e questo non dovrebbe accadere. È un problema che dipende dalla disposizione delle telecamere e non dal regolamento.

Un sassolino dalla scarpa che ti vorresti togliere la prossima stagione

La prossima stagione è ancora lontana quindi per il momento non penso ai sassolini che ci sono o  a quelli che mi vorrei togliere. Penso solo a fare un buon allenamento estivo e a divertirmi. Quando ripartirà la stagione potrò rispondere a questa domanda.

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