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Gli strumenti finanziari derivati possono coprire le stazioni sciistiche dal rischio meteorologico?

Gli strumenti finanziari derivati possono coprire le stazioni sciistiche dal rischio meteorologico?
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Gli strumenti finanziari derivati possono coprire le stazioni sciistiche dal rischio meteorologico?

Polizze assicurative e strumenti finanziari derivati sono due dei più noti strumenti di copertura da rischi e negli anni Novanta alcune stazioni sciistiche statunitensi provarono a impiegarli per prevenire il rischio di scarso innevamento.

I derivati sono strumenti finanziari il cui valore dipende dall’andamento di un’attività sottostante. Le attività sottostanti possono avere natura finanziaria, come ad esempio i tassi di interesse, i titoli azionari, i tassi di cambio e gli indici o natura reale, ad esempio il caffè, il cacao, l’oro, il petrolio, il verificarsi di determinate condizioni meteorologiche.

Chiarita questa definizione la domanda è semplice, i derivati possono essere applicati al settore degli impianti sciistici? In fin dei conti il rischio di annate miti e povere di neve incombe da sempre sui fatturati dei gestori funiviari ed è il più grande elemento di incertezza per il settore. Proprio per questi motivi, negli anni Novanta in alcune stazioni sciistiche statunitensi si cominciarono a diffondere derivati e polizze assicurative correlati al numero di giornate in cui la neve non superava un determinato quantitativo.

Nel 1999 la società di gestione del comprensorio di Vail, in Colorado, acquistò una polizza contro il rischio di scarso innevamento e ricevette un risarcimento di 13,9 milioni di dollari. Da quel momento, tuttavia, i premi assicurativi richiesti per questo tipo di copertura crebbero a tal punto da non rendere più vantaggiosi i contratti per le imprese funiviarie.

In conseguenza a ciò iniziò la diffusione dei derivati sulla neve quotati al Chicago Mercantile Exchange. Rispetto alle polizze assicurative consentivano prezzi più sostenibili e condizioni meglio adattabili alle singole esigenze di ogni comprensorio sciistico. Dopo un’iniziale crescita le negoziazioni si azzerarono e, nel 2015, il Chicago Mercantile Exchange ritirò i derivati sulla neve dai suoi listini. I motivi del rapido declino furono determinati dalla costante crescita del prezzo di questi strumenti in considerazione della presenza di sempre più stagioni contraddistinte da scarso innevamento.

Nel 2012 Mountain Creek Resort, in New Jersey, perse una causa con una compagnia assicurativa per una polizza legata al numero di giorni in cui il comprensorio aveva registrato temperature superiori allo zero. Il mancato pagamento del risarcimento di 1,7 milioni di dollari portò al fallimento e al successivo cambio di proprietà della stazione sciistica.

Osservato l’insuccesso di queste esperienze, come possono le stazioni sciistiche contrastare efficacemente il rischio meteorologico?

La risposta non è univoca, ma la combinazione di una serie di fattori:

-        investimenti in efficienti impianti di innevamento programmato in grado di ottimizzare in una finestra fredda di circa 70 ore, il completo innevamento del maggior numero possibile di tracciati;

-        utilizzo, ove possibile, della tecnica dello snow-farming;

-        politiche di destagionalizzazione e diversificazione dei ricavi, riducendo la loro dipendenza dal fattore neve e incentivando un’offerta turistica da vivere tutto l’anno per una più ampia platea possibile di fruitori.

Strategie di questo tipo richiedono un’attenta pianificazione di lungo termine a cui deve seguire un altrettanto fondamentale fase di controllo dei risultati attesi. Attività che rendono ormai imprescindibile, anche per le stazioni sciistiche di dimensioni più limitate, l’adozione di basilari strumenti di programmazione e controllo di gestione come business plan e budget. 

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