Una settimana fa l'incidente di Franzoso: a La Parva anche Sofia Goggia ha cominciato ad allenarsi

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Gabriele Facciotti

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Una settimana fa l'incidente di Franzoso: a La Parva anche Sofia Goggia ha cominciato ad allenarsi

Nella località cilena, dove Matteo Franzoso ha perso la vita per l'incidente avvenuto sabato scorso, c'è anche la bergamasca per l'ultima parte del lavoro dopo il blocco a Ushuaia. Le parole di Casse: "Ho deciso di restare, neanche con la scomparsa di mia mamma ho avuto questa sensazione di vulnerabilità".

E’ trascorsa una settimana da quella maledetta caduta, da quella maledetta staccionata in legno colpita da Matteo Franzoso che, dopo due giorni in coma farmacologico, si è spento in una clinica di Santiago.

A La Parva gli allenamenti proseguono e da qualche giorno anche Sofia Goggia è arrivata nella località, rispettando il programma che prevede quasi tre settimane di allenamento per concludere il blocco sudamericano che per la bergamasca era cominciato, il primo giorno del mese, da Ushuaia.

Se per altri big a livello internazionale i lavori proseguono in vari comprensori cileni, come i francesi a Nevados de Chillan, o gli austriaci che hanno terminato poche ore fa il blocco di preparazione a Valle Nevado, dove prosegue il campione del mondo di discesa, Franjo von Allmen, e si è allenato pure Aleksandr Aamodt Kilde con i compagni norvegesi, alternandola a Portillo, a La Parva ci sono ancora pure gli azzurri del gruppo WC1, da Dominik Paris a Mattia Casse, dopo che Christof Innerhofer ha deciso invece di fare rientro in Italia.

Ancora due settimane sulle nevi andine in una situazione psicologica molto complicata, anche se ognuno naturalmente ha reazioni differenti al tremendo lutto subito. Casse, nelle scorse ore, a mezzo social è tornato a parlare riferendosi a Matteo e alle sue sensazioni: “Oggi ultimo saluto. E’ vero ho deciso di restare, anche se prima volevo tornare, poi no, poi non lo so…

So solo che veramente neanche con la perdita di mia mamma è stato così, perché ho sempre avuto quel rifugio, quel piccolo porto felice che è lo sci, l’andare veloce a più non posso. Ora anche lì mi sono sentito vulnerabile, è stata una brutta sensazione. Ora più che mai comprendo che quello che faccio non è normale, è fuori dagli schemi, ma mai come ora avrò un alleato in più che mi porterà ad andare ancora più forte. Ciao Franz, facci andare veloci”.

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