Max Blardone: "Lascio senza alcun rammarico"

Max Blardone: 'Lascio senza alcun rammarico'
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Max Blardone: "Lascio senza alcun rammarico"

A poca distanza dalla disputa della sua ultima gara in Coppa del Mondo, il gigante di St. Moritz, abbiamo fatto una lunga chiacchierata con Max Blardone che a cuore aperto ci ha raccontato i momenti più importanti della sua lunga carriera.

La chiacchierata è cominciata ripercorrendo il momento in cui il piccolo Max mosse i primi passi sugli sci: “Avevo 3 anni e 8 giorni quando a Macugnaga ho messo per la prima volta gli sci. E’ stato amore a prima vista, almeno così mi hanno detto i miei genitori. Dopo 33 anni non li ho ancora tolti e non li toglierò mai, agonismo a parte”.

Si passa alle prime gare e al sogno di gareggiare in Coppa del Mondo, momentaneamente spezzato da un serio infortunio quando l’ossolano era in piena ascesa: “Mettermi in gioco competitivamente ha sempre fatto parte del mio carattere e della mia vita e con lo sci ci sono riuscito. Quando vinci le varie gare giovanili e le vinci pur essendo più piccolo rispetto agli altri è bello, ma probabilmente quando ho vinto l’oro in slalom e il bronzo in combinata, facendo tutte le specialità, ai Mondiali juniores del marzo 1999 ho capito che il sogno Coppa del. Mondo che avevo cullato per tanto tempo guardando gareggiare Alberto Tomba e gli altri in tv e immedesimandomi in loro, si poteva realizzare. Ma il dubbio c’era sempre anche perché, dopo aver fatto il salto in squadra B e aver fatto il miglior tempo nella qualificazione interna per le prime gare stagionali, a metà ottobre mi sono fatto male allo Stelvio e mi sono operato di ernia del disco il 22 novembre. Quello è stato probabilmente il momento più brutto della mia carriera. Ho fatto riabilitazione non per 4 mesi come previsto ma per 8, con tutta calma, prima facendo la spola da casa all’Humanitas di Rozzano e poi restando a casa. Quindi ho rimesso gli e sci e a quel punto ho avuto la fortuna, essendo in atto un cambio generazionale, di essere promosso in squadra A insieme agli altri ragazzi della squadra B anche per un progetto a lungo termine. Così ho avuto l’opportunità di misurarmi coi più forti azzurr di allora, come Patrick Holzer, Giorgio Rocca, Alessandro Roberto e altri, e ancora una volta vinsi la qualificazione interna che mi portò poi a esordire in Coppa del Mondo a Sölden, riuscendo oltretutto con un pettorale altissimo a qualificarmi per la seconda manche (al traguardo fu poi ventesimo e quindi subito in zona punti, ndr).

Quelli erano gli anni in cui la stampa cercava spasmodicamente l’erede di Alberto Tomba, che aveva vinto la sua ultima gara a Crans-Montana nel 1998: “Mi sarebbe piaciuto tanto diventare come Alberto! L’ho visto sempre come un vero idolo, poi l’ho anche conosciuto ed è diventato un amico. Di Alberto ce n’è stato uno solo e probabilmente non ne rivedremo un altro, e comunque non ho mai sentito la responsabilità di essere considerato uno dei suoi potenziali eredi perché il paragone non si poteva porre, ognuno fa il suo percorso e io ho fatto sempre e comunque il meglio che potevo”.

Blardone ha confermato invece quanto aveva già dichiarato in questi giorni su quale sia stato il momento più bello della sua carriera: “Ci ho pensato molto in queste ultime settimane perché sapevo che tutti mi avrebbero fatto questa domanda. Il podio in questa stagione lo volevo fortemente e mi sono allenato durissimamente per ottenerlo e per poterlo dedicare alla mia famiglia, ci sono riuscito a Naeba e per questo penso che quello sia stato il momento più bello della mia vita sportiva. I 16 anni di Coppa del Mondo sono stati un’esperienza di vita indimenticabile, ho conosciuto tantissime persone e ho girato il mondo anche se andando quasi sempre nelle stesse località”.

L’ossolano è a tutti gli effetti uno dei più forti gigantisti italiani della storia ma nella sua bacheca non ci sono né la coppa di specialità né medaglie ai grandi eventi ma lui, alla domanda se abbia del rammarico per non averle vinte risponde così: “Ogni uomo può realizzare i propri sogni e ha anche la capacità di andare oltre i propri sogni. Io ho vinto 7 gare di Coppa del Mondo, sono arrivato 9 volte secondo e 6 volte terzo e ho fatto una marea di altri piazzamenti nei primi 10-15, una medaglia o, soprattutto una coppa di specialità sarebbero state solo un di più. Non ho assolutamente nessun rammarico per non averle conquistate”.

Per concludere, uno sguardo al futuro e una retrospettiva su Expo 2015, di cui Blardone è stato ambasciatore: “Ho molti progetti in ballo. Queste settimane mi serviranno per riordinare le idee e fare le scelte giuste. Expo 2015? E’ stata un’altra bellissima opportunità che mi è stata concessa, nata quasi un anno prima che cominciasse.. L’Italia è uno dei più bei paesi del mondo e il tema del cibo chi meglio di noi poteva reclamizzarlo?” Buona vita Max, e grazie!

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