Dal rapporto con Lindsey Vonn all'incontro con Roberto Baggio, sino a quello con la moglie del suo skiman Barnaba Greppi "che è stata decisiva dandomi l'idea di togliere prima la piastra dalla gamba dopo l'infortunio di Ponte di Legno". La campionessa olimpica si è raccontata nel popolarissimo podcast di Gianluca Gazzoli: l'intervista, realizzata prima della partenza per il Sudamerica e pubblicata quest'oggi, è davvero ricca di spunti e aneddoti: li abbiamo riassunti.
Due ore di chiacchierata, spaziando su mille temi e svelando anche alcune chicche interessantissime.
Sofia Goggia è passata dal BSMT, super ospite della prima puntata di una nuova stagione del “Basement”, ovvero il notissimo podcast ideato e condotto da Gianluca Gazzoli (che trovate su YouTube e Spotify), con la fuoriclasse bergamasca che si è raccontata prima di partire per l’Argentina (l’episodio è stato pubblicato oggi a mezzogiorno).
“Nella mia vita non ho mai rinunciato a nulla proprio perché ho scelto altro”, ha aperto Sofia nel lancio del podcast, dove poi ha subito svelato della sua fobia per le bambole, “tanto che quando andiamo nelle pensioni in Austria, dove ce ne sono sempre, io mi sento male”. La preparazione a secco è sempre molto dura, tanto da “non vedere l’ora di andare in Argentina quasi per potermi riposare”.
Le pochissime giornate condivise sugli sci con gli amici (“penso due in tutta la mia vita, 3 anni fa in Val Gardena, poi se posso ad inizio anno a Foppolo di prima mattina, ma dipende dalle date delle gare”.
Sofia ha raccontato dei cimeli che possiede, “in particolare i tre pettorali che mi hanno firmato Ingemar Stenmark, Lindsey Vonn e Aksel Lund Svindal, per la festa che venne realizzata ai Mondiali di Are nel 2019, anche se ho un armadio pieno dei miei pettorali da gara, solitamente non li voglio dare anche se a volte capita. Le Coppe del Mondo e l’oro olimpico sono nella mia casa, come Lindsey che ha una bacheca di trofei meravigliosa. Il mio rapporto con lei? Ci sentiamo anche al di fuori dell’inverno, ogni tanto ci mandiamo dei messaggi e ci vogliamo bene come persone. Ci stimiamo e rispettiamo molto, non è scontato ma sappiamo bene che la competizione inizia al cancelletto e finisce arrivate al traguardo.
Ha dovuto smettere perché ogni gara era un rischio con tutti i problemi, ma la semi-protesi che le hanno installato le ha permesso di fare cose nella vita normale che le hanno fatto pensare “perché non riprovarci sugli sci?”. Ma lei è rientrata per una sola gara, la discesa olimpica di Cortina, la sua pista: è stata molto criticata, ha fatto un attimo fatica a prendere le misure, è stata super coraggiosa a rimettersi in gioco ed è già tornata sul podio. Quando ho sentito i primi rumors le ho chiesto se fosse vero e mi ha risposto subito di sì e che le risposte in Nuova Zelanda erano state buone, ho pensato subito che fare un podio assieme sarebbe stato bello.
Poi ho ragionato anche sulle preoccupazioni per lei, visto che parliamo di uno sport con una componente di rischio elevato e non sapevo con quale fisico si sarebbe dovuta confrontare, ma è andata subito bene”.
Il passato pieno di infortuni ha legato in qualche modo Goggia e Vonn, lo ammette proprio Sofia, “ma il giorno in cui lei si fede davvero male nel super-g di Schladming 2013, il mio primo Mondiale dove feci quarta, io venivo già da due crociati e ci siamo sempre riconosciute e stimate perché sapevamo la sofferenza provata. Quando vinsi le Olimpiadi nel 2018, lei mi disse che se c’era qualcuno che poteva farlo, ovvero batterla (Lindsey fu bronzo, ndr), ero io”.
“Ho rotto il mio primo crociato a 14 anni – ripercorre ancora la campionessa olimpica – ma forse il fatto di essermi fatta male così giovane mi ha fatto entrare in una dimensione che mi ha portata a non patire più gli infortuni a livello mentale, ma solo una prova da superare. Tranne quello dell’anno scorso (ad inizio febbraio 2024 a Ponte di Legno, ndr), che è stato davvero pesantissimo: stavo entrando in gran forma in gigante, inforco sbagliando di pochi centimetri e il piede si incastra nella base del palo e, ancora prima di fermarmi, già sapevo di non avere più il piede, non avevo più sensibilità. Avevo il pilone tibiale frantumato e ho detto a tutti che il sogno finiva lì.
Al di là delle parole di circostanza per il comunicato FISI, ero convinta che questa volta non sarei tornata. Andai a casa di Roberto Baggio, lui fu super gentile e mi ospitò per un caffè, erano passati 3 mesi dall’infortunio ed ero mentalmente in totale black-out e ho pensato che la mia carriera fosse conclusa, pur lavorando da subito per guarire. Lui mi disse “non pensavo avessi questa consapevolezza” e quell’incontro mi ha dato tantissimo, volevo andare da qualcuno che mi potesse davvero capire. Lui ha trovato tantissima pace nel buddismo, ad un certo punto mi ha preso il braccio e mi fa “decidi tu per te stessa, il resto sono solo grandi s***e. Lui e la moglie mi avevano trovata in uno stato di stress davvero molto alto”.
Il recupero dell’estate-autunno 2024 è andato meglio del previsto “anche perché ho avuto fortuna. La piastra mi faceva male, era previsto un ultimo raduno allo Stelvio e poi dal 17 agosto l’Argentina per darmi più tempo. A fine luglio sono andata dal mio skiman Barnaba Greppi e la moglie, “Bibi”, che aveva avuto quel tipo di infortunio quando era sciatrice, mi ha detto che senza piastra le cose sarebbero andate meglio: sono andata a casa con quel pensiero in testa e, una volta tornata allo Stelvio dove sentivo ogni vibrazione, ho parlato di questa idea a preparatori e medici per poter rientrare direttamente a Copper Mountain, pur rinunciando a quella fase della preparazione. Ed è stata la scelta giusta, anche se sul momento sembrava un’idea bizzarra: abbiamo atteso un mese facendo lavori di rinforzo e il 7 settembre mi è stata tolta la piastra, tornando in pista entro una cinquantina di giorni, ripartendo a fine ottobre in Val Senales e dal primo momento in cui ho messo lo scarpone la sensazione di non avere male mi ha liberata. E in America ero la solita davvero con pochi giorni di sci”.
E poi ancora i ricordi dell’Olimpiade di Pechino affrontata da infortunata dopo la caduta di Cortina, “ma dopo la prima prova ho capito che potevo farcela, anche se gli allenatori temevano che non arrivassi in fondo e che avrei solo potuto peggiore la situazione. Quel “sì” gridato all’arrivo, io che solitamente non urlo al traguardo, era liberatorio ma in quello stesso momento sapevo esattamente che il vantaggio su Nadia Delago (41 cent, ndr) non sarebbe bastato per l’oro.
Avrei messo mille firme per quell’argento vista la situazione, ma quando sei lì è ovvio che metti il 100% per vincere, non hai scuse e ti metti in gioco”.
PyeongChang 2018? “La mia prima Olimpiade, quella discesa è stato uno dei giorni più belli della mia vita. Ho sempre trovato nei cinque cerchi un fascino irresistibile, avere possibilità di vivere e raggiungere mio sogno è stato motivo di immenso orgoglio, io fino alla stagione precedente di fatto non avevo combinato nulla in Coppa del Mondo, anche se poi sono arrivati i podi in serie e le uniche due vittorie proprio nelle pre olimpiche, per pochi centesimi su Vonn tra discesa e super-g. L’estate successiva però è stata difficile sul piano della gestione, non ero abituata alla popolarità e quella stagione olimpica era partita malino, ma arrivai comunque ai Giochi in testa alla classifica di discesa.
A PyeongChang faceva un freddo pazzesco, io ero in stanza con Evelyn Insam (l’ex saltatrice azzurra, ndr) e, come ho già avuto modo di dire, ho sempre vissuto il villaggio olimpico senza interagire praticamente con nessuno, ai Giochi sono in missione, con le mie cuffie senza musica, nulla, solo per isolarmi”.
Gazzoli coinvolge Goggia sul discorso legato alla sua terza possibilità olimpica, ovvero il grandissimo obiettivo di Milano Cortina 2026: “Sarò breve: prima mi qualifico, poi alle Olimpiadi ci penso lì, sul momento, non ha senso pensarci adesso anche se è chiaro che io quella pista la rifaccio nella mia testa svariate volte al giorno, da mesi. Il nostro, però, è uno sport imprevedibile e pieno di variabili, la chiave per arrivarci al meglio è ragionare gara dopo gara in Coppa del Mondo.
L’approccio migliore, come disse il grande Alberto Tomba in un documentario a lui dedicato e parlando in terza persona di se stesso, è “siamo ai Giochi Olimpici, e allora giochiamo”. Questa frase, che sembra banale, è la chiave”.
Si parla anche della gestione social, che da parte della bergamasca è sempre stata particolare: “Ammetto che ogni tanto guardo i commenti e, anche se tante agenzie negli anni mi hanno offerto un aiuto con post programmati e quant’altro, io sono sempre stata molto restia perché mi piace condividere le emozioni del momento e se un contenuto non esce dalla mia testa, io non arriverò mai alla gente.
Questa sono io, voglio mantenermi così e tra l’altro mi piace proprio scrivere”.
“Nel 2021 ho approfittato delle borse di studio Luiss per le dual career – ha detto invece Sofia relativamente al suo percorso di studi – Mi mancano tre esami per laurearmi in Scienze Politiche e nel 2026 sarò pronta, mi è sempre piaciuto un sacco studiare ma, se ci fosse stata la facoltà di Filosofia, mi sarei iscritta sicuramente a quella!”.
Giovanni Malagò non è più il presidente del CONI, avendo dovuto lasciare spazio dopo i suoi mandati alla nuova assemblea che ha eletto Luciano Buonfiglio: “E’ un peccato non aver concesso una deroga per le Olimpiadi, Giovanni ha curato tutto il progetto e togliergli questa possibilità 8 mesi prima mi è dispiaciuto. E’ stato un grande presidente, sempre disposto ad ascoltare gli atleti e un uomo di sport”.
Sul lunghissimo stop al quale è costretta Federica Brignone: “Ha avuto un infortunio peggiore del mio per tanti aspetti, tra l’altro arrivato dopo la stagione più bella mai fatta, una stagione incredibile. E in un giorno qualunque ti fai male in quella maniera, ribaltando completamente la situazione: mentalmente è molto difficile, ha tolto le stampelle dopo 3 mesi e non so come riesce ad approcciarlo, non avendo avuto problemi seri per tutta la carriera. L’ho chiamata subito e, avendo anche un lavoro da fare a Torino, ne ho approfittato per andare a trovarla e posso solo che augurarle il meglio”.
E se Cortina resta “la pista più bella e il mio posto magico”, sui riferimenti agli esempi del passato Goggia parla della Valanga Azzurra “per la quale vado matta, rivedendo quegli atleti con sci e scarponi rudimentali, tutine semi imbottite, caschetti che neanche erano tali su piste dove ballava tutto, con aghi di pino e balle di fieno ai lati, il vero spirito romantico del discesista.
Io mi sono sempre definita un’ottima ladra, perché ho sempre preso spunto dagli altri per migliorarmi; ad esempio, nel 2018 c’era un passaggio della discesa olimpica che veniva bene a Nadia Fanchini, io invece l’ho sempre sbagliato in prova. Questo dosso da affrontare ai 100 all’ora dove bisognava togliere pressione cambiando in curva e atterrare già pronti, lei aveva il timing perfetto e mi sono riguardata quel video tantissime volte.
Fortunatamente, il giorno della gara ci sono riuscita”.
E nel prossimo futuro potrebbe esserci un progetto con Red Bull (al fianco di Sofia da anni) e Arianna Tricomi: “Lei è una freerider straordinaria e assieme facevamo le gare da giovani. Lei vuole portarmi in Alaska, l’idea di fare powder mi piace ma dovremo calcolare bene le tempistiche”.
BOLLETTINO NEVE
LOCALITÀ | I.APERTI | H. Min/Max |
---|---|---|
Ghiacciaio Val Senales | 5/11 | 0-20 cm |
Passo dello Stelvio | 4/5 | 10-30 cm |
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