La nazionale austriaca parte per il Cile, non c'è Nina Ortlieb ma per l'ex vice iridata di discesa il recupero procede bene

E’ chiamata all’ennesimo recupero, dopo oltre venti operazioni chirurgiche subite nell’arco di una carriera tormentata dagli infortuni.

Nina Ortlieb ci crede e conferma di sentirsi decisamente bene, anche in confronto alle precedenti riabilitazioni, verso l’annata olimpica dove proverà a coronare il sogno di partecipare ai Giochi, che sinora non ha mai potuto vivere. Lo scorso 25 gennaio, la velocista austriaca classe 1996 si fratturava nuovamente la gamba destra, cadendo nella discesa di Garmisch-Partenkirchen quando stava mostrando segnali di ripresa, anche a livello competitivo e a poche settimane dai Mondiali di casa a Saalbach, oltre un anno dopo il tostissimo infortunio di Sankt Moritz (a dicembre 2023, si ruppe tibia e perone nel riscaldamento del super-g in Engadina).

Nina è tornata a lavorare con le compagne già nel mese di giugno, per il raduno atletico a Maribor, ma non parteciperà al camp sulla neve cilena con Huetter, Puchner e le altre punte del Wunderteam (partite proprio quest’oggi): si vuole procedere con cautela, ma è certo ormai che la figlia di Patrick Ortlieb tornerà in pista già in questo mese di settembre, con il tempo sufficiente per farcela verso l’opening di velocità a Sankt Moritz (12-14 dicembre).

Nel frattempo, la vice campionessa del mondo di discesa a Méribel 2023, ha vissuto in pieno agosto anche qualche giorno sul Lago di Garda e, poco prima, al “Kronen Zeitung” aveva parlato dei suoi progressi e di un obiettivo chiaro, “visto che ho sempre saltato le Olimpiadi, quest’anno è la stagione dei Giochi a Cortina e sono più motivata e convinta che mai non solo per esserci, ma per poter competere in ottica medaglia”.

In questi giorni, allo stesso quotidiano austriaco, la velocista tirolese ha raccontato come “mi senta decisamente bene, meglio dei precedenti recuperi dagli ultimi infortuni e soprattutto mi rendo conto di quanta differenza possa esserci rispetto alla sofferenza provata”.