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Goggia torna a parlare dopo l'infortunio, cita Elena Fanchini e fa una promessa a papà: "Questo dolore non sarà invano"

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Sci Alpinola campionessa azzurra

Goggia torna a parlare dopo l'infortunio, cita Elena Fanchini e fa una promessa a papà: "Questo dolore non sarà invano"

Sofia, a 17 giorni dall'infortunio che le costerà la conquista della quinta sfera di cristallo in discesa, si apre ai tifosi a mezzo social raccontando questo periodo così complicato.

Anche quest'anno, come tre stagioni fa, non la vedremo protagonista nei super-g sulla pista “La VolatA” di Passo S. Pellegrino dove si è allenata tante volte, così come non sarà a Kvitfjell dove lo scorso anno conquistò la quarta Coppa del Mondo della carriera, chiudendo seconda in discesa, e neppure alle finali di Saalbach per provare il controsorpasso su Lara Gut-Behrami, che a Crans-Montana l'ha scavalcata in vetta alla classifica della “sua” specialità.

Sofia Goggia, ancora nella prima fase della riabilitazione dopo il grave infortunio alla gamba destra, con la frattura di tibia e malleolo tibiale rimediata lo scorso 5 febbraio cadendo in un allenamento di gigante sulla “Casola nera” di Pontedilegno, questa sera è tornata a parlare a mezzo social, aprendosi ai tantissimi appassionati che hanno sofferto in questo periodo vedendola fuori. “Se questo è il piano che Dio ha riservato per me, altro non posso fare che spalancare le braccia, accoglierlo e accettarlo. Questa frase, che già utilizzai due anni fa a Cortina quando mi infortunai prima di Pechino, non è mia ma di Elena Fanchini: la pronunciò durante un'intervista con un sorriso e la sua autentica genuinità, che tanto mi manca, quando venne a sapere della ricaduta del tumore – le parole della fuoriclasse bergamasca - Mi sono ispirata a Lei, l'ho fatta “mia” ed è ciò che mi sono detta quando mi stavano trasportando a Milano in elicottero, con la ferma consapevolezza che quella sgradevolissima sensazione che avevo avuto in pista, quando ancora non mi ero fermata dalla caduta, era veritiera: la mia tibia era rotta e frantumata.

Mio papà mi ha scritto per messaggio che questo mio dolore non sarà invano ma, anche se poi il tempo mi dirà che lui aveva ragione, attualmente fatico a crederci. Non è un osso che si rompe e non è la, seppur pesantissima, fatica psicofisica del settimo, complicato intervento chirurgico in carriera. Ció che fa male, davvero male, è quella lacerazione che sento dentro al petto, strappo che solo io posso sentire radicato nel mio profondo, figlio del fatto di essere per l'ennesima volta a tu per tu con me stessa in una situazione del genere nonostante gli sforzi, l'impegno e le scelte lavorative affinché la possibilità che questo tipo di avvenimenti potesse accadere, si riducesse al minimo.

È l'impossibilità di riuscire solamente, che poi per me è tutto, a vivere “normalmente” la mia passione sugli sci, passione per cui ho lavorato e per cui lavoro assiduamente da una vita intera. Fa malissimo. Ma bisogna andare avanti e la Elly aveva ragione: per quanto dura sia da accettare questa situazione, non posso fare altrimenti, il senso forse arriverà poi. È “solo” una prova in più. Difficilissima, ma una in più. E caro papà, anche se nel mio cuore mi sembra di essere ferma distesa su quella pista di Ponte di Legno temendo il momento in cui dovrò incrociare gli occhi del mio allenatore, del mio skiman e del mio preparatore dicendo loro che per quest'anno il Sogno si è interrotto, ti prometto che ce la metterò tutta per far sì che questo dolore terribile non sarà invano. Lo prometto a mio padre. E lo prometto a tutti voi”.

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