Fede, le chiavi di La Salle e l'affetto della sua gente: "Sono stanca, ma vedo buoni risultati e continuo a lottare"

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Fede, le chiavi di La Salle e l'affetto della sua gente: "Sono stanca, ma vedo buoni risultati e continuo a lottare"

Dopo aver ricevuto le chiavi del paese dove vive da tanti anni e aver scoperto un'enorme targa in suo onore, Federica Brignone ha analizzato questa fase del suo lungo recupero, i primi passi su un tapis roulant speciale ("mi permette di caricare per ora il 50% del peso del mio corpo") e senza nascondersi: "Chi ha subito un infortunio simile al mio ci ha messo anche due anni per tornare a sciare, ma io penso solo a lavorare". Ecco le parole della detentrice della sfera di cristallo ai microfoni di Aosta Sera.

Al microfono parlando alla sua gente, ha ammesso di sentirsi stanca, ma di “restare positiva perché sto vedendo buoni risultati”.

Federica Brignone ha vissuto un sabato sera speciale nella sua La Salle, ricevendo le chiavi del paese dove è cresciuta e tutt’ora vive, scoprendo una gigantesca targa in suo onore che recita “La Salle, il paese di Federica Brignone campionessa mondiale di sci”, nel cuore della Piazzetta dello Sport dove la vincitrice dell’ultima Coppa del Mondo è stata accolta dai suoi compaesani ricevendo la solita ondata di affetto. “Fede ha portato il nome di La Salle e della Valle d’Aosta in tutto il mondo, è un esempio per tutti, soprattutto i più giovani”, hanno detto in coro il sindaco Loris Salice, l’assessore Giulio Grosjacques e il presidente del comitato Asiva, Marco Mosso.

“Chi ha subito un infortunio simile al mio, che è molto raro, ci ha messo anche due anni in alcuni casi per tornare a sciare, ma quando me l’hanno detto ho smesso di ascoltare: voglio solo lavorare al mio recupero”, ha detto tra le altre cose Federica, che ai microfoni di “Aosta Sera” ha poi spiegato dei suoi primi passi sul tapis roulant pubblicati venerdì scorso a mezzo social, sottolineando un aspetto importante: “E’ un dispositivo simile al tapis roulant, ti permette di non mettere tutto il peso del tuo corpo ma è diverso da poter camminare solo in acqua come fatto sinora.

In pratica, ho caricato al 50% il peso, è un modo per abituare pian piano la mia gamba prima di arrivare al 100%”.

Gli aspetti mentali di un recupero così faticoso e ricco di incognite sono fondamentali, ma da questo punto di vista la fuoriclasse valdostana è una garanzia: “Noi sciatori siamo abituati ad adattarci, anche in riabilitazione vale questo con giorni più facili e altri più difficili; nella mia vita ho imparato ad essere così e mi sta aiutando tanto, la vivo serenamente e cerco di fare uno step ogni volta.

Sì, è il mio primo infortunio grave pur avendo già perso una stagione (quella 2012/13 per un guaio alla caviglia destra) per una cosa che comunque mi ha dato problemi per qualche anno. In questo caso ho preso il toro per le corna e l’ho accettato, sei tu che decidi quello che ti resta da fare e come affrontare le cose. Per fortuna sono in mezzo a gente che mi vuole bene e in questi due mesi e mezzo non facili mi ha aiutato moltissimo. E’ una delle cose più belle”.

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