Con l'inizio del corrente quadriennio olimpico, la classe 1988 ha instaurato un'autentica egemonia sul circuito maschile del biathlon. Andiamo dunque ad analizzare la portata di tale dominio.
I numeri parlano chiaro. Nel 2015-'16 i biathleti nati nel 1988 hanno vinto 17 delle 25 gare disputate. Merito soprattutto di Martin Fourcade (10), ma Simon Schempp (5) non ha certo fatto da comparsa, inoltre hanno rimpinguato il bottino anche Jean Guillaume Beatrix (1) ed Erik Lesser (1).
Il conto dei podi è invece 38, ottenuti con ben nove differenti uomini (ai quattro già citati, si aggiungano Tarjei Bø, Dominik Landertinger, Evgeny Garanichev, Sergey Semenov e Alexei Volkov).
Il dato più eclatante è rappresentato dal fatto che 24 delle 25 competizioni andate in scena hanno visto almeno un nato 1988 piazzarsi nelle prime tre posizioni che, peraltro, in due occasioni, sono state monopolizzate proprio da questa eccezionale classe.
In realtà quanto avvenuto nell'ultimo inverno è l'accentuarsi di una tendenza già cominciata nel 2014-'15. Guardando alle ultime due annate agonistiche nel loro complesso, si nota come il 1988 abbia raccolto 29 successi su 50 prove e collezionato la bellezza di 71 podi.
Un rendimento mostruoso che sta facendo del 1988, forte di 73 affermazioni e 194 podi complessivi, una delle annate più ricche di sempre.
Attualmente solo il 1974 può vantare numeri migliori grazie quasi esclusivamente a Ole Einar Bjørndalen e Raphael Poirée. Peraltro il norvegese continua ad alzare l'asticella, ora fissata a 141 vittorie e 287 podi.
Dunque il distacco fra le due classi è di 68 successi e 93 top-three. Considerando i seguenti fattori:
A) il 1988 ha a disposizione una batteria di almeno una decina di atleti di vertice;
B) ognuno di essi ha 28 anni;
C) il biathlon è uno sport dove generalmente si da' il meglio a cavallo della trentina;
non è peregrino immaginare come il 1988 possa nel prossimo futuro scavalcare il 1974 e proporsi come la classe più forte di ogni tempo nella storia del biathlon maschile, quantomeno alla voce podi, dove il sorpasso potrebbe avvenire entro il 2020.
Discorso invece più complesso per le vittorie, in quanto il gap è in proporzione decisamente più ampio. In tal senso molto dipenderà dalla durata della carriera di alcuni uomini chiave, Martin Fourcade su tutti.
Situazione opposta se si guarda alla quantità di atleti in grado di raggiungere i due diversi traguardi. In questo caso il punto di riferimento è il 1973, unica classe ad aver prodotto ben 9 vincitori diversi e 13 differenti uomini capaci di salire sul podio.
Il 1988 attualmente è in seconda posizione in entrambi gli ambiti, rispettivamente con 7 e 10. I vari Sergey Semenov, Alexey Volkov e Andrejs Rastorgujevs sono ancora digiuni di successi, ma nelle giuste condizioni ognuno di essi potrebbe realizzare un exploit.
Il lettone peraltro non è mai neppure andato a podio. Per toccare quota 13 servirebbe il supporto di ragazzi attualmente persi o all'apparenza improbabili. In particolare il pensiero corre a Lars Helge Birkeland e a un Florian Graf, oppure alla proverbiale "gara della vita" di un Torstein Stenersen o Vitaliy Kilchytskyy.
Teoricamente il 1988 potrebbe persino eguagliare l'apparentemente imbattibile record di 10 Coppe del Mondo assolute del 1974, ma per farlo servirà almeno un altro quadriennio.
Spostando lo sguardo altrove, il 2015-'16 non offre grandi spunti. Il 1985 ha rallentato parecchio, ma è prossimo a diventare il quinto anno a toccare quota 100 podi. Inoltre il 1987 si sta costruendo lentamente, ma con costanza, un palmares di assoluto rispetto.
Guardando al futuro più remoto si nota una situazione analoga al settore femminile. Il 1993 vanta già 11 vittorie e 14 podi, firmati tutti da Johannes Bø, i cui coetanei sono ancora tutti da scorprire.
Di seguito il ranking con le annate più forti della storia nel biathlon maschile, elencate per numero di vittorie.
FONDO, SCELTI DAI LETTORI
BOTTERO SKI
ARC TEC - squadretta in allumino 88
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