Marie Dorin-Habert e gli splendidi pensieri su Laura Dahlmeier: "Onesta e coraggiosa, molto più di una campionessa"

Marie Dorin Habert è la regina dei Mondiali di Oslo. Sua anche la mass start, per un totale di 6 medaglie!
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Biathlonil ricordo

Marie Dorin-Habert e gli splendidi pensieri su Laura Dahlmeier: "Onesta e coraggiosa, molto più di una campionessa"

Intervistata dai colleghi di "Ski Chrono", l'ex stella della nazionale francese ha parlato dei suoi duelli con la bavarese, tragicamente scomparsa sulle montagne del Pakistan la scorsa settimana. "Ha fatto tanto per le famiglie del Nepal e per varie associazioni, la sua perdita è ancora più triste perchè persone come lei davano l'esempio".

Ha dichiarato che non erano amiche, e anche per questo le sue parole assumono un significato più profondo.

Marie Dorin-Habert ha raccontato Laura Dahlmeier con pensieri molto importanti, a cinque giorni dall’annuncio della morte della campionissima tedesca del biathlon: oggi ricorre una settimana dal terribile incidente sul Laila Peak, la montagna del Karakorum, in Pakistan, che è stata fatale (causa una frana quando Laura e la compagna di cordata, che si è salvata, stavano scendendo dopo aver raggiunto la cima a quota 6000 mt) all’ex atleta bavarese, esperta alpinista che ha perso la vita a soli 31 anni.

Nel 2019, Dahlmeier lasciava il biathlon, 12 mesi dopo la transalpina che aveva appena coronato il sogno olimpico, vincendo l’oro con la staffetta mista ai Giochi di PyeongChang 2018, dove la bavarese aveva conquistato i titoli di Sprint e Inseguimento. In precedenza, i duelli tra Laura e Marie erano stati tanti, seppur nell’arco molto breve della carriera di colei che nel 2017 ha dominato i Mondiali di Hochfilzen (5 ori su 6 gare) e la Coppa del Mondo; nelle due rassegne iridate precedenti, era stata la transalpina a prendersi la scena con una cinquina di titoli e, specialmente a Oslo-Holmenkollen 2016, lo spettacolo non era mancato nei confronti con Dahlmeier.

“Ho appreso la notizia tramite un gruppo di ex biatleti francesi – ha raccontato in una lunga intervista a “Ski Chrono” Marie Dorin-Habert – Sappiamo che i soccorsi in montagna non riescono necessariamente ad accedere alla zona e ben presto non mi sono fatta troppe illusioni che potesse farcela, anche se a volte ci sono storie miracolose e non possiamo fare a meno di sperare. Quando mercoledì abbiamo saputo della morte è stato comunque uno shock, con Laura non ci siamo incrociate moltissimo, anche se al mio apice nel 2015 e 2016, lei stava iniziando a salire costantemente sul podio e vincere, prima di esplodere definitivamente nei due anni successivi.

L’ho vista per l’ultima volta ai Mondiali dello scorso febbraio a Lenzerheide, anche a me è sempre piaciuto l’alpinismo e lo sci alpinismo, anche se lei è sempre stata molto più brava: abbiamo parlato della sua partecipazione alla Pierra Menta, abbiamo riso assieme e ci siamo dette “perché non farla una volta assieme?”.

La sua morte ci ricorda anche la realtà della montagna, perché è magnifico quando siamo lassù, ma pur con ogni precauzione, non possiamo necessariamente controllare tutti i parametri. Potrebbero esserci altri piaceri meno pericolosi, ma non è la stessa cosa: sappiamo che ci torneremo ed è proprio questo che è folle e unico”.

La persona Dahlmeier andava oltre l’atlera, ci sono mille esempi ricordati da tanti ex colleghi e la stessa Dorin-Habert racconta: “Era una persona molto amichevole, potevamo parlare facilmente di tutto ed era piuttosto rilassata riguardo alle prestazioni e alla competizione. Prendeva le gare come sfide con se stessa, ma giocava molto e aveva davvero un’intelligenza agonistica unica, forse un po’ come Julia Simon attualmente. Voglio dire, non aveva mai lo stesso ritmo, lo adattava in base alle avversarie e al tracciato per consumare meno energie, era una miniera di apprendimento.

Diceva sempre che se ne sarebbe andata presto dal circuito, è sempre stata molto onesta sotto ogni aspetto; al di fuori del biathlon, sono poche le persone che prendono posizione contro il cambiamento climatico, per sensibilizzare sul tema della povertà, per lottare per l’uguaglianza tra le persone. So che Laura ha fatto donazioni a diverse associazioni e ONG, in particolare in Nepal, per dare una nuova casa alle persone sfollate da certi regimi”.

E ancora, tornando con la mente a quei campionati del mondo di Hochfilzen dove Dahlmeier dominò in lungo e in largo: “Dopo le gare, anziché riposare, andò pure a bere una birra e fare parapendio. Non era una ragazza da feste o chissà che cosa, ma sapeva trovare momenti di relax per poi rimettersi in moto quando era necessario. Una dimostrazione di grande maturità, voglio dire che la sua scomparsa è ancora più triste perché vorremmo che persone come Laura continuino a dare l’esempio che altri non sono in grado di dare

Sì, era molto più di una semplice atleta”.

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