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Quattro vittorie e quattro secondi posti per l'Italia del dopo Mondiali: St. Moritz è già dimenticata

Quattro vittorie e quattro secondi posti per l'Italia del dopo Mondiali: St. Moritz è già dimenticata
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Sci Alpino

Quattro vittorie e quattro secondi posti per l'Italia del dopo Mondiali: St. Moritz è già dimenticata

Dopo le due settimane quasi da incubo vissute dall’Italia ai Mondiali di St. Moritz con l’unica medaglia, per giunta di bronzo, raccattata nel gigante da Sofia Goggia, le successive due settimane di Coppa del Mondo, con ben otto podi messi assieme da uomini e donne in dieci gare, sono state le più ricche di soddisfazioni dell’intera stagione.

Una disparità di rendimento così grande è difficile da spiegare anche per una nazione come la nostra i cui atleti dello sci alpino soffrono storicamente le manifestazioni con le medaglie, anche se c’è da dire che in Engadina non c’era colui che a queste grandi manifestazioni non tradisce quasi mai, e cioè Christof Innerhofer. Qualche grande esperto che durante i Mondiali intonava il de profundis per lo sci alpino italiano e scriveva che i tecnici azzurri sono tutti degli incapaci, non potendo rimangiarsi un’affermazione di questo genere ha trovato, per questo altissimo rendimento del dopo Mondiali che ha fruttato all’Italia quattro vittorie e quattro secondi posti, una spiegazione quantomeno curiosa, e cioè che gli italiani sono stati favoriti dalla neve molle, storicamente invece odiata dalle squadre azzurre, anche da quelle attuali.

Noi invece preferiamo pensare a una grande reazione d’orgoglio da parte di alcuni atleti dopo i semifallimentari Mondiali, su tutti Peter Fill e Federica Brignone, ma anche Stefano Gross almeno per quanto riguarda la pazzesca prima manche di ieri a Kranjska Gora, la migliore della sua vita, purtroppo nemmeno lontanamente ripetuta nella seconda, nella quale tra l'altro la neve era ben più molle rispetto al mattino... Fill dopo la rassegna iridata ha bucato anche la prima discesa di Kvitfjell facendosi sorpassare in testa alla classifica di una coppa di cui è il detentore da Kjetil Jansrud, ma poi nella seconda ha conquistato la piazza d’onore subito alle spalle dello scandinavo e nel superG che chiudeva il weekend norvegese ha addirittura vinto, cosa che in questa specialità non era mai riuscito a fare in quindici anni nel Circo Bianco. Ora, con 33 punti di distacco da Jansrud e con Dominik Paris letteralmente scomparso, il 34enne di Castelrotto è l’unico che ad Aspen può strappare la coppa di discesa al Norge. Non sarà facile, considerando che a Kjetil basterebbe arrivare secondo dietro di lui, ma Peter ci deve provare.

Per quanto riguarda Brignone, la 26enne valdostana con tre top ten nelle gare iridate non è andata male ma le è mancata la medaglia soprattutto nel gigante dove è stata quarta proprio alle spalle della compagna-rivale Goggia. La sua reazione è stata più che evidente e poco importa che sia arrivata su neve molle, da Federica mai amata come, ribadiamo, da tutti gli altri azzurri. In particolare le sue due manche di slalom nelle due combinate con superG di Crans-Montana sono state incredibili e le hanno fruttato un primo e un secondo posto, poi ieri è stata quarta in superG in Corea del Sud, suo miglior risultato stagionale nella specialità. A nostro modestissimo avviso sarà difficile vedere Federica ancora su quel livello tra le porte strette e soprattutto con costanza di rendimento, ma se ce la dovesse fare vorrebbe dire che sarebbe competitiva, cioè da prime dieci, in almeno quattro specialità, e da prime venti in tutte contando anche la discesa.

Infine Goggia, l’unica insieme a Brignone che ha mantenuto lo stesso atteggiamento aggressivo, anche a costo di commettere gravi errori, in tutte le gare stagionali che ha disputato eccetto, purtroppo, il superG iridato nel quale ha perso un’enorme occasione. La neve di Jeongseon, dove la bergamasca ha conquistato le sue prime due vittorie in Coppa del Mondo ed è arrivata a quota 11 podi stagionali, certamente non era dura ma neanche molle come quella di Crans o Kranjska. Se qualcosa può aver favorito l’azzurra sono state le tracciature angolate, e quindi adatte alle sue caratteristiche tecniche di discesista capace di andar forte anche in gigante, sia della discesa da parte del responsabile FIS della velocità femminile Vuillet, sia del superG da parte del tecnico azzurro Feltrin.

Un altro fattore che può aver favorito Sofia, e qui torniamo ai grandi esperti di cui sopra, è il basso livello dello sci alpino femminile. Ora, a parte il fatto che sentiamo dire che lo sci alpino femminile è di basso livello fin da quando avevamo i calzoni corti, cioè da sempre, rapportandolo alla forza che ha sempre avuto lo sci alpino maschile è un’affermazione sicuramente vera ma che denota una totale mancanza di rispetto verso le atlete che gareggiano. Cosa dovrebbero fare, rifiutarsi di gareggiare perché ci sono tante delle migliori, o che erano le migliori, infortunate o ritirate? E chi ci dice che queste atlete infortunate e quelle che ora sono a mezzo servizio, come per esempio Lindsey Vonn che comunque sul podio, essendo non a caso la più grande di sempre, ci va già spesso e volentieri, saranno tutte al massimo della loro forza ai Giochi olimpici dell’anno prossimo?

Quindi, da parte di certa gente che è sempre piena di certezze che non hanno corrispondenza con la realtà o che non l’hanno ancora, invece di dire che Goggia in due giorni ha battuto per due volte per un totale di 11 centesimi la più grande sciatrice della storia si preferisce spiegare i successi suoi e dell’Italia con le assenze, con lo sci alpino femminile di basso livello e con altri improbabili fattori, e che tra un anno sarà tutt’altra musica perché le più forti ci saranno tutte e tutte in grandissimo spolvero. E allora come mai non si è vinto così tanto anche a inizio stagione, oppure ai Mondiali, quando le assenze c’erano ugualmente?

La verità è che, assenze o non assenze, bisogna adattarsi e dare il massimo in qualsiasi situazione e non sempre i nostri atleti riescono a farlo, soprattutto nei grandi eventi. E poi ci vuole anche un po’ di fortuna, come i pochi centesimi che hanno separato Goggia e Vonn nel weekend o, per esempio, le condizioni climatiche favorevoli trovate da Manfred Moelgg a Zagabria. Certo, sette vittorie tra uomini e donne non sono moltissime rispetto alla quantità esorbitante di podi totali, 34, raccolti finora dall’Italia in Coppa del Mondo in questa stagione. Senza dubbio bisogna vincere di più, anche se un numero di successi così non lo si raggiungeva da nove anni.

Nel caso di Goggia poi, essendo di fatto al secondo anno completo nel Circo Rosa, la sua inferiore esperienza rispetto alle avversarie non l’ha certo aiutata ad arrivare alla vittoria prima di quando ci è arrivata ma da adesso quantomeno, essendosi tolta questo peso che le veniva più dall’esterno che da se stessa (o almeno così ha sempre detto lei), sicuramente scierà più libera e con la consapevolezza, alla faccia di chi la dà già per spacciata, di poter fare molto bene anche alle Olimpiadi del prossimo anno. E la rivalità con Brignone, con una che vuole sempre fare meglio dell’altra e viceversa, può aiutarla a salire ulteriormente di livello e ovviamente il discorso vale anche per Federica. Se poi arriverà decima in tutte le gare olimpiche allora ci inchineremo di fronte agli esperti e reciteremo un sentito e sincero mea culpa.

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