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Collegamento tra Val D'Ayas e Valtournenche, la regione Valle d'Aosta preme l'acceleratore.

Collegamento tra la Val D'Ayas e Valtournenche, la regione Valle D'Aosta preme l'acceleratore.
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Vallone Cime Bianche

Valle d'AostaNuovi impianti

Collegamento tra Val D'Ayas e Valtournenche, la regione Valle d'Aosta preme l'acceleratore.

La Regione Valle d’Aosta intende procedere con il progetto di collegamento intervallivo tra Val d’Ayas e Valtournenche, che potrebbe realizzarsi entro quattro anni, due di progettazione e due per la realizzazione.

 “Non si parla solo del futuro di due società di impianti, ma di quattro vallate. C’è la volontà politica di sviluppare l’economia dei territori di alta montagna, evitandone lo spopolamento, e di dare una prospettiva a chi in quei luoghi è nato e vive. Faremmo un salto di qualità a livello internazionale, nel quale la politica crede fermamente. L’auspicio è che ora dalla fase di studio si passi alla fase operativa”. Con queste dichiarazioni il presidente regionale Renzo Testolin è intervenuto all’incontro di presentazione del piano di fattibilità del collegamento, che si è tenuto il 26 aprile a Champoluc (Ayas), davanti a una platea gremita di politici, operatori turistici, professionisti della montagna e di semplici residenti interessati al tema. Concordano i vertici delle due società di impianti coinvolte nel progetto, che finanzieranno per il 20 per cento, mentre l’80 per cento sarà a carico della Regione. Federico Maquignaz, presidente e amministratore delegato di Cervino spa, ha dichiarato: “Senza turismo e impianti a fune non si può garantire un futuro ai ragazzi. È questo che ci deve unire. Noi rispettiamo la montagna e siamo convinti di amarla più di quelli che osteggiano un impianto che aiuterà a destagionalizzare il turismo”.  Roberto Vicquéry, presidente di Monterosa spa, ha aggiunto: “Siamo convinti che questa iniziativa, altamente eco-compatibile, valorizzerà il vallone delle Cime Bianche. Abbiamo il dovere civico di sventare il rischio dell’abbandono della montagna per assenza di prospettive lavorative”.

E’ da decenni che si parla di unire le due valli, ma è solo dal 2016 che la Regione ha commissionato uno studio propedeutico a un collegamento funiviario, da Frachey a Vardaz e da qui al colle superiore delle Cime Bianche, valutando anche gli aspetti ambientali, visto che il vallone delle Cime Bianche sul quale transiterebbero gli impianti è area protetta e per questo il progetto non prevede la realizzazione di piste da sci, che comporterebbero sbancamenti di terra e disboscamento, oltre alla previsione di interventi per l’innevamento artificiale. Sono cinque le possibili soluzioni prospettate, che si differenziano per le stazioni intermedie, Vardaz, Djomen o Gavine, e per la tipologia di impianti e relativo numero dei tralicci necessari: quelli a 3S hanno cabine più grandi rispetto agli impianti monofune e hanno tralicci meno numerosi in quanto molto più distanti rispetto alle telecabine.

Giorgio Munari, amministratore delegato di Monterosa spa, ha illustrato gli aspetti economici: “Considerando un indebitamento bancario ventennale a carico delle due società per 122,7 milioni di euro per la soluzione più costosa (impianto a 3S più monofune ad ammorsamento automatico), l’ammortamento avverrebbe in 40 anni ipotizzando un’apertura per 11 mesi. Grazie al collegamento, l’incremento dei primi ingressi per Monterosa sarebbe pari al 7 per cento, 4 per cento per Cervino. L’aumento del prezzo medio dello skipass in cinque anni sarebbe del 7 per cento dopo la realizzazione del nuovo impianto, l’incremento del fatturato di quasi 5,9 mln di euro e quello dell’indotto pari a 35 mln”.

Durante la serata sono state mosse al progetto solo due obiezioni: il riscaldamento climatico, che renderebbe anacronistico puntare in modo così massiccio sullo sci, e il fatto che il vallone rientra nella rete Natura 2000. Sul primo punto, lo studio evidenzia che il collegamento sarà fruibile per tutto l’anno e incentiverà un turismo anche estivo e senza soluzione di continuità nel corso dell’anno. Inoltre, l’affidabilità dei comprensori sciistici europei per la presenza di neve naturale in seguito all’atteso incremento delle temperature di un grado entro il 2035 e di 2 gradi entro il 2050 vede in maggiore difficoltà Francia e Austria rispetto all’Italia (che passerà dal 93 per cento del 2021 all’82 per cento nel 2035, rispetto al 63 per cento della Francia) e, nel contesto italiano, Valle d’Aosta e Lombardia sono le regioni che, grazie ad altitudini più elevate, reggeranno meglio (dal 100 per cento del 2021 all’83 per cento del 2050). Sul secondo punto, la Regione ha commissionato all’avvocatura regionale un parere, che ha stabilito che il divieto posto dal decreto ministeriale sulla realizzazione di impianti a fune non è assoluto. Una legge della Valle d’Aosta prevede infatti la possibilità di realizzarli previa valutazione di “motivi di rilevante interesse pubblico, inclusi i motivi sociali ed economici”.

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