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Come un giovane falegname evitò la leva della Repubblica di Salò grazie agli sci di Primo Levi

Come un giovane falegname valdostano si salvò dalla leva della Repubblica di Salò grazie agli sci di Primo Levi
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Come un giovane falegname evitò la leva della Repubblica di Salò grazie agli sci di Primo Levi

Rai5 ha trasmesso qualche mese fa un documentario dedicato a Primo Levi in occasione dei 30 anni dalla sua morte e in questo documentario si racconta una storia che è stata ripresa anche dal Sole 24 Ore.

Levi era un grande appassionato di montagna e fu proprio tra le montagne valdostane che venne catturato dai fascisti, avendo solamente la colpa di essere ebreo, il 13 dicembre 1943 nel villaggio di Amay, sul versante verso St. Vincent del Col de Joux, che sull’altro versante conduce alla Val d’Ayas. Con Levi vennero catturate anche due sue compagne. Il resto della storia del futuro grande scrittore è nota: fu deportato ad Auschwitz, scampò al campo di sterminio nazista e tornò avventurosamente in Italia e in seguito testimoniò direttamente la sua terribile esperienza nel libro Se questo è un uomo.

La storia che non era mai stata raccontata è quella del nipote dei proprietari dell’albergo Ristoro di Amay dove soggiornava Levi, Yves Francisco, allora 18enne falegname e oggi 93enne testimone diretto della sua stessa storia. Dopo l’arresto di Levi gli abitanti del villaggio, compreso il giovane Yves, furono messi al muro dai fascisti che minacciarono di fucilarli anche se non avevano ragione di farlo perché nessuno degli abitanti era armato. Alla fine Yves fu liberato e decise di scappare in Svizzera disertando la chiamata alle armi della Repubblica di Salò.

Insieme a un cecoslovacco e a un capitano degli alpini, il giovane falegname aveva già superato una valle evitando la funivia Cervinia-Plateau Rosa che era presidiata dai nazifascisti, ma a un tratto si rese conto che per superare un tratto del percorso in ghiacciaio avrebbe avuto bisogno degli sci e si ricordò che Primo Levi si era portato i suoi sci al Ristoro e che ovviamente erano rimasti lì dopo l’arresto del futuro scrittore. Allora Yves tornò indietro, prese gli sci di Levi e dopo un giorno di cammino arrivò in Svizzera, quindi, a guerra finita, tornò in Valle d’Aosta sempre con gli sci, che lasciò dove li aveva presi e che in seguito, in un giorno non precisato, Levi legittimamente si riprese.

Di seguito il link del documentario di Rai5 dedicato al grande scrittore torinese: www.raiplay.it

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