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L'inizio "vero" della stagione invernale è da fuochi d'artificio per l'Italia, merito di sci alpino e biathlon

Goggia: 'Podio inaspettato, me lo godo ma vivo alla giornata'
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Pianeta Italia

L'inizio "vero" della stagione invernale è da fuochi d'artificio per l'Italia, merito di sci alpino e biathlon

Pronti via e subito l’Italia degli sport invernali lancia due acuti molto significativi nel weekend dell’inizio vero della stagione 2016-2017, che da questo momento proseguirà senza interruzioni fino a marzo inoltrato.

Peraltro nello sci alpino c’erano già stati due prologhi ormai classici, i due giganti di Sölden cinque settimane fa e i due slalom di Levi due settimane fa e le squadre azzurre avevano già raccolto due terzi posti, quello di Marta Bassino sul Rettenbach e quello di Manfred Moelgg sulla Levi Black. Ma il weekend di gare tecniche femminili a Killington, davanti a una folla mai così oceanica negli Stati Uniti, ha segnato l’inizio vero della stagione anche per lo sport invernale storicamente più seguito in Italia.

Ma nel gigante sulle nevi del Vermont, tra l’altro su una pista corta, non troppo pendente e su neve molle, ossia caratteristiche tutte sgradite abitualmente, le azzurre hanno fatto il botto: cinque italiane nelle prime nove non si erano mai viste non solo in gigante (l’anno scorso nel superG di Soldeu ce n’erano cinque nelle prime dieci di cui quattro nelle prime sei e una, Federica Brignone, sul gradino più alto del podio), complessivamente in otto sono arrivate al traguardo, tutte entro la ventitreesima posizione. E’ vero che le assenze per infortunio sono ancora molte ma bisogna gareggiare nel contesto in cui ci si ritrova e il gigante anche in questo momento è la specialità femminile dove c’è la concorrenza più forte.

In passato abbiamo avuto picchi più alti nella specialità, come le due coppe di Deborah Compagnoni e Denise Karbon, quella sfiorata da Karen Putzer (a proposito, complimenti per i commenti tecnici su Eurosport!) e le gare vinte da Sabina Panzanini, ma un collettivo così numeroso di atlete potenzialmente forti probabilmente non lo abbiamo mai avuto. Non è una cosa semplice, ma chi scrive queste righe vorrebbe vedere sempre queste ragazze scendere con la cattiveria e la fame dimostrata sabato su una pista e su una neve non esattamente fatte per loro.

Ma soprattutto è arrivato il secondo podio in due gare tra le porte larghe, merito stavolta di Sofia Goggia, che per soli 2 centesimi ha negato il bis a Bassino. Ci ricordiamo la bergamasca in un letto d’ospedale dopo uno dei suoi tanti, troppi infortuni, ma comunque sempre sorridente e determinata ad arrivare dove sapeva di poter arrivare, ossia tra le big del Circo Rosa. E ora tra le big, almeno in gigante, lei c’è, va sempre giù quasi oltre il limite ma ora sembra più stabile tecnicamente, e aver conquistato il primo podio in una specialità che probabilmente non è la sua preferita, visto che predilige discesa e soprattutto il superG, la dice lunga sul potenziale enorme di questa ragazza che è stato evidente fin dalle sue prime apparizioni nel Grande Sci, anche se qualcuno faceva finta di non vederlo. Ora però bisogna lasciarla tranquilla e non metterle pressione addosso in vista di Lake Louise ma soprattutto bisogna sperare che rimanga a lungo senza più farsi male, nel qual caso la bergamasca potrebbe togliersi tante soddisfazioni.

E che dire di Marta Bassino? L’abbiamo aspettata al vertice troppo presto, ora in gigante ci è arrivata, e avendo lei solamente 20 anni il suo potenziale è ancora tutto da scoprire, inoltre il suo non sapere se essere contenta per il quarto posto o dispiaciuta per i 2 centesimi dal terzo è significativo della mentalità che stanno acquisendo queste ragazze. Lo stesso vale per Irene Curtoni, arrabbiatissima per il nono posto e quest’anno cattiva e determinata forse ancora di più dell’anno scorso, e anche in slalom la top ten non è lontana, essendosi classificata dodicesima ieri.

Del nuovo gruppo delle sei polivalenti azzurre l’unica a non essere ancora salita sul podio è Francesca Marsaglia ma anche la romana di San Sicario può riuscirci presto, avendo a disposizione anche le gare veloci. Discorso inverso si può fare per Elena Curtoni, già terza in discesa nelle finali di St. Moritz dello scorso marzo, la valtellinese l’inverno passato è andata nettamente meglio nella velocità ma l’altro ieri ha fatto vedere di essere in buona condizione anche in gigante malgrado l’infortunio che le ha bloccato per un po’ la preparazione estiva. Manuela Moelgg è il solito martello sempre all’attacco, anche se per ora non ha raccolto molto, mentre Nadia Fanchini già dalla scorsa stagione è in evidente difficoltà tra le porte larghe. Tutto può cambiare da una gara all’altra, per carità, ma forse il fatto di concentrarsi solo sulla velocità non sforzando ulteriormente le sue ginocchia distrutte sarebbe da cominciare a prendere in considerazione.

A questo gruppo manca la vittoria e quella probabilmente può arrivare solo da Federica Brignone, che in due gare stagionali ha fatto il gambero nelle seconde manche, forse per la voglia di strafare, retrocedendo dalla quarta alla nona posizione a Sölden e dalla terza all’ottava a Killington, piazzamenti finali che per lei sono briciole. Deve azzeccare due manche intere, come poco più di un anno fa sul Rettenbach, e il podio arriva matematico, se non qualcosa di più. Chiudiamo il discorso sci alpino col settore slalom donne, nel quale ci sarà da soffrire ancora almeno per altri due o tre anni in attesa che qualche giovanissima faccia progressi. Ne citiamo due tra le più promettenti: Carlotta Saracco e Lara Della Mea, entrambe classe 1999.

Non si può non fare un accenno a quanto accaduto nella prima delle due staffette miste disputate ieri a Östersund, quella più classica con due donne e due uomini per nazione, del biathlon, sport incredibilmente appassionante che in Italia sta diventando sempre più popolare. L’Italia ha conquistato un bellissimo terzo posto con una discreta LIsa Vittozzi, con una splendida Dorothea Wierer che ha chiuso in testa le frazioni femminili rimontando dall’ottavo posto, un sontuoso Lukas Hofer fino a quando dopo nove centri non ha sbagliato l’ultimo, la cui segnalazione di errore è arrivata in leggero ritardo, e lì ha perso la concentrazione sbagliando le ricariche e finendo nel giro di penalità. Ma il capolavoro finale è stato di Dominik Windisch il quale, raggiunto da Anton Shipulin, unanimemente considerato il migliore di tutti nell’ultimo giro, l’ha battuto in volata, come il nostro Massimiliano Ambesi in diretta su Eurosport aveva previsto ben prima che i due arrivassero al traguardo. Insomma, un inizio col botto che fa ben sperare in vista delle gare di questa settimana.

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