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I pattinatori italiani tirano le somme al termine dei Campionati europei di Stoccolma

I pattinatori italiani tirano le somme al termine dei Campionati europei di Stoccolma
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Figure SkatingFigure skating - interviste

I pattinatori italiani tirano le somme al termine dei Campionati europei di Stoccolma

Al termine dei Campionati europei di Stoccolma, la nostra inviata Laura Sciarrillo ha avuto la possibilità di raccogliere le impessioni degli atleti italiani che hanno preso parte alla rassegna continentale.


SETTORE FEMMINILE

MICOL CRISTINI

Sicuramente oggi avrei potuto fare meglio, ero un po' agitata durante la performance. Va comunque bene così, ho lottato fino alla fine del programma, mi dispiace solo per la caduta sul Salchow, ma essendo questo il mio primo campionato europeo sono nel complesso soddisfatta.

Ai campionati nazionali non mi aspettavo di arrivare sul podio, sebbene fossi arrivata a Torino davvero pronta per affrontare la gara al meglio. Il mio unico rammarico per quell'evento è stato sbagliare il Loop e atterrarlo solo semplice: non sono riuscita ad eseguirlo triplo dato che avendo cambiato i pattini da poco non riuscivo a sentire bene il filo di partenza di quel salto. Potevo sicuramente chiuderlo, ma pazienza, ormai è andata così.

Le prossime gare cui prenderò parte saranno i campionati nazionali junior e da lì decideremo a quali altre gare internazionali prendere parte nel corso di questa stagione.


GIADA RUSSO

Pattinare ai campionati europei è stata una bellissima esperienza per me. Mi è spiaciuto non avere eseguito al meglio il mio programma corto come ho fatto in altre gare internazionali questa stagione, come la Merano Cup e i campionati italiani. Ad ogni modo mi sarebbe dispiaciuto di più se avessi fatto bene il programma corto e non mi fossi qualificata per il lungo; questa sarà comunque un'esperienza che mi porterò dietro per il futuro. Forse qui a Stoccolma ha giocato un po' l'emozione della prima gara importante della mia carriera.

Le mie prossime gare saranno la Challenge Cup a L'Aja, in Olanda, e poi il Val Gardena Spring Trophy a Selva di Val Gardena.


ROBERTA RODEGHIERO

Ho cambiato il programma corto prima degli Europei e sono tornata a quello che avevo all'inizio di questa stagione. In occasione dei campionati nazionali avevamo deciso di cambiare musica perché sentivo di aver bisogno di rilassarmi durante il programma e di pattinare su di una musica più lenta. Secondo me ad ogni modo non tirava fuori la parte grintosa del mio carattere, non rendeva abbastanza, ed è per questo che ho deciso di ritornare al mio primo programma della stagione per questa competizione.

Essere campionessa italiana per me sarebbe stato molto importante, dato che non lo ero e non lo sono mai stata prima. Ho comunque sempre “sofferto” un po' di più le gare in Italia, mentre all'interno di un panorama internazionale come quello europeo mi piace confrontarmi con altre pattinatrici europee. È assurdo ma a volte sento meno la pressione in gare come questa rispetto a gare nazionali come gli assoluti a Torino.

Dopo i campionati nazionali ho lavorato molto sulla ripetizione degli elementi, sulle sequenze dei salti, per avere più solidità nella parte tecnica: questo lavoro ha funzionato, dato che qui nel corto ho fatto il mio miglior punteggio stagionale.

A Stoccolma nello Short non me la sono sentita di attaccare il secondo triplo Toeloop dopo il primo, per limitare i danni ho preferito rimanere su di una combinazione triplo-doppio anziché rischiare di sbagliare. Il programma libero è andato davvero bene e ne sono molto contenta. Peccato solo per l'ultimo salto, quando tutto il pubblico ha cominciato ad applaudire ho pensato “cerca di concentrarti lo stesso, isolati”. Ovviamente è più facile a dirsi che a farsi, ed è stato più che altro un errore dato dalla stanchezza. Sono davvero felice di aver fatto bene tutto il resto in questa gara. Anche il Loop, l'elemento per me più ostico, è andato bene, e infatti dopo averlo atterrato mi sono detta che mi dovevo concentrare perché mancavano ancora altri elementi di salto e il programma non era certo finito lì!


SETTORE MASCHILE

IVAN RIGHINI

Devo dire che benché questi siano stati i miei primi campionati europei, e benché io non avessi molta esperienza per quello che riguarda competizioni di questo prestigio, non ero affatto nervoso. È stato il mio debutto ed ero molto calmo: mi sono sentito nervoso durante tutta la stagione e qui non ho sentito ansia né pattinato i miei programmi in modo precipitoso. Sapevo cosa fare e quale ordine seguire in modo da raggiungere i miei obiettivi e ho avuto ottime sensazioni sia nel corto che nel libero.

Sento che l'Italia mi supporta maggiormente rispetto a quanto facesse la Russia, dato che prima non avevo l'occasione di pattinare di fronte a così tante persone e perciò non sentivo così tanto calore dal pubblico quando pattinavo per la Russia. L'intero Team italiano e gli spettatori mi hanno supportato qui, ho sentito davvero il loro affetto, mi sento come rinato adesso.

Poco prima dei nazionali avevo cambiato sia le lame che gli stivaletti, ma adesso è tutto a posto e spero davvero che non avrò bisogno di cambiarli fino alla fine della stagione! Mi sento bene ora, è stato un po' precipitoso cambiare entrambi prima dei campionati italiani ma da allora ho avuto abbastanza tempo per abituarmici. L'Axel adesso va molto meglio, così come il quadruplo. Purtroppo prima di questa gara ho accusato un po' di dolore al tallone e quindi mi era difficile eseguire quest'ultimo salto. Nonostante ciò ho provato ad atterrarlo qui benché non fosse nei piani. Ho deciso di farlo perché non avevo niente da perdere.

Mi piacerebbe sottolineare di nuovo come il pubblico qui sia stato fantastico, verso la fine del libero non avevo pù forza nelle gambe ma sentivo delle persone che facevano il tifo per me, che urlavano “Dai, dai, forza!”. Mi ha ricaricato e sono riuscito ad andare da un elemento all'altro con nuova forza. È stato fantastico, non mi aspettavo che questa gara sarebbe stata così grandiosa.

Forse pattinerò alla Challenge Cup prima di andare ai campionati mondiali, dove il mio obiettivo sarà piazzarmi tra i primi dieci classificati. Adesso andrò a casa a Mosca per finire il mio diploma universitario, dato che ho gli esami finali. Studio recitazione, teatro e balletto, è un istituto teatrale. È molto importante per me e ovviamente voglio anche vedere la mia famiglia dopo una gara così importante.

 

DANZA

MISATO KOMATSUBARA/ANDREA FABBRI

Misato: Questo è stato il primo europeo per noi, pattiniamo insieme da circa sette mesi e quindi comunque è stata una grande soddisfazione di per sé arrivare qui a Stoccolma, non lo nego. Fino alla caduta stava andando tutto bene: l'errore nel sollevamento può capitare, purtroppo non ci era mai successo prima in allenamento e questo genere di errori capitano quando c'è molta tensione in gara. Era la prima volta che entrambi affrontavamo una competizione di così grande prestigio, dato che non avevamo mai partecipato ai mondiali Junior. Sono cose che capitano. Ad ogni modo, a Stoccolma eravamo la terza coppia italiana e tutto quello che avevamo fatto fino alla caduta era andato bene: aggiungendo i punti che abbiamo mancato nel sollevamento ci saremmo sicuramente qualificati. È chiaro che con i se e con i ma non si fa la storia ma viene naturale rimuginare sopra questi avvenimenti. Tutto sommato siamo anche abbastanza contenti.

Andrea: La nostra coppia si è formata quando ho cercato sul sito Ice Partner Search una compagna di danza: ho visto i video di Misato e l'ho contattata, in modo molto semplice. All'inizio pensavamo di pattinare per il Giappone, però in quel paese esistono già altre due coppie di danza, e non aveva senso pattinare per quel paese per essere la terza coppia nel ranking nazionale. Abbiamo perciò deciso di pattinare per l'Italia: dal punto di vista logistico sarebbe stato molto più facile, dato che la federazione è a Milano, dove ci alleniamo, e questo facilita molto il nostro lavoro.

Per quanto riguarda i nazionali, a Torino abbiamo pattinato bene, c'era chiaramente molta meno tensione in quella occasione. Ci siamo guadagnati questo europeo, abbiamo dimostrato che eravamo in grado di partecipare agli europei e che la nostra qualifica non è stata un regalo. Siamo molto soddisfatti di quello. Adesso ci aspetta un'altra gara ad Oberstdorf, il Bavarian Open, tra un paio di settimane. Cercheremo di pattinare al meglio per concludere la stagione come si deve, anche se ovviamente sarebbe stato molto bello qualificarci per il libero qui. A posteriori posso dire che anche gli errori diventato tutti esperienza per le gare future.

 

CHARLENE GUIGNARD/MARCO FABBRI

Marco: Siamo soddisfatti della nostra performance: abbiamo fatto due ottimi programmi, inoltre il pubblico è stato molto coinvolto nel vedere la nostra Free Dance e questo è positivo perché quando si riesce a coinvolgere gli spettatori significa che si è davvero riusciti a trasmettere qualcosa a chi guarda. Siamo molto contenti di questo. Purtroppo in questa gara il punteggio tecnico è rimasto al di sotto delle nostre aspettative, soprattutto nella Short Dance: le coppie al vertice hanno ricevuto livelli alti, mentre noi siamo stati gli unici tra i pattinatori a questo livello di classifica a ricevere livelli bassi.

Charlène: Siamo stati gli unici a prendere un livello 2 nelle sequenze di passi tra le prime dodici coppie classificate, e quindi ci è dispiaciuto vedere questi livelli nei nostri protocolli di gara. Questi sono punteggi che purtroppo a volte non riusciamo a comprendere, ma va bene così, la nostra performance è stata molto buona ed è questo alla fine l'importante. Noi non siamo in grado di controllare i punteggi ma solo quello che facciamo sul ghiaccio: quest'ultimo aspetto per noi è stato oltremodo positivo e quindi lasciamo Stoccolma contenti di come abbiamo affrontato e svolto la gara.

L'unica cosa che ci dispiace è che, mancando la coppia britannica che l'anno scorso era arrivata terza nella rassegna continentale, ed essendo le coppie russe non così affermate come quelle presenti gli anni precedenti, avevamo l'opportunità di raggiungere un bel risultato in termini di piazzamenti nella classifica finale.

Marco: Sfortunatamente durante l'allenamento mattutino per il programma libero Charlène si è scontrata con un pattinatore, rimediando un risentimento muscolare ad una coscia che le ha impedito di spingere al massimo nel libero. Oggi ho quindi dovuto pattinare con ancora più energia per cercare di aiutarla il più possibile durante la performance, ma devo dire che nonostante suo il problema la differenza non si è notata dall'esterno. Questo è un altro elemento positivo di questa gara per noi. La nostra prossima gara saranno le Universiadi a Granada, in Spagna, e poi concluderemo la stagione con i Mondiali a Shanghai.

 

LUCA LANOTTE

La preparazione in vista di questi Campionati Europei è stata davvero intensa, probabilmente la più intensa della nostra carriera: non ci siamo mai preparati così tanto per una gara, neanche l'anno scorso, nemmeno per le Olimpiadi. Anzi, quella gara è stata davvero particolare perché siamo dovuti rimanere lì due settimane, e quando hai quaranta minuti o un'ora e mezza di allenamento al giorno - mentre solitamente ne hai quattro - con i giudici che ti guardano, non ti puoi veramente allenare, devi sempre fare una performance sul ghiaccio e mai un vero e proprio allenamento.

Quella è stata una parentesi un po' particolare per noi. Posso dire però che per quanto mi riguarda Sochi è stata la gara meno stressante della mia vita. Questa invece è stata una delle più stressanti, perché per noi era come la prova del nove, era il nostro ritorno. Fallire qui voleva dire metterci in una situazione ancora più difficile di quella creatasi alla Cup Of China, invece fare bene significava voltare pagina rispetto a quella gara, anche agli occhi delle giurie.

La preparazione agli europei è stata allucinante, una preparazione mai fatta finora; abbiamo trovato nuovi metodi di allenamento, nuovi modi per allenarci sul ghiaccio ancora più duramente – soprattutto per quanto riguarda il programma libero.

Il programma corto invece lo abbiamo lavorato ancora di più nella parte tecnica in ogni suo dettaglio, perché pensiamo che quest'anno al minimo errore dal punto di vista tecnico nella Short Dance, si è già tagliati fuori dai giochi. È una danza molto selettiva. Un key point mancante ti fa perdere abbastanza punti da non essere più competitivo con le altre coppie di vertice.

La gara è stata difficile per me ed Anna, proprio perché avevamo il peso del ritorno, nonostante comunque avessimo tutta la squadra italiana dietro di noi, che ci ha supportato in modo meraviglioso in questi mesi.  L'avere tutto il supporto della squadra intera è stato un feeling stupendo.

Avevamo una tattica ben precisa di come affrontare questa gara, proprio perché sapevamo di dover essere impeccabili a Stoccolma. Siamo orgogliosi e fieri di come abbiamo affrontato la gara qui e siamo contentissimi del risultato finale. Rispettiamo sia il risultato finale che le altre coppie che sono salite con noi sul podio. Abbiamo cercato di portare avanti il nostro lavoro con orgoglio ed onore, e questa è la cosa che conta di più per noi. Alcuni dopo la Short Dance ci hanno chiesto se fossimo tristi per il risultato: non c'era niente di cui essere tristi! Il modo in cui siamo entrati in pista – e non c'è nessuno che non abbia paura: per quanto tu possa essere campione, tutti hanno paura prima di una gara, siamo tutti umani – è quello che ci ha reso vincenti. Il modo in cui abbiamo reagito nella Short Dance e ribadito il nostro approccio nel libero, è lì che ci siamo sentiti vivi, veri, ce l'avevamo fatta! Abbiamo rispettato il copione che avevamo scelto riguardo l'approccio alla gara, ovvero fare una performance precisa, tecnicamente impeccabile. Noi sappiamo che a livello di performance possiamo fare più di quello mostrato a Stoccolma,  in allenamento ogni giorno diamo molto di più a livello atletico rispetto a quello che abbiamo fatto qui. Oggi era importante affrontare la gara in questo modo, perché non potevamo permetterci di correre rischi.

È questo che vuol dire essere maturi, avere abbastanza esperienza da poter gestire una situazione simile, e questa è una caratteristica che le altre coppie non hanno. Noi abbiamo cercato di trasformare il nostro bagaglio di esperienza, il nostro essere adulti rispetto alle altre coppie e di farlo vedere sul ghiaccio a livello interpretativo, abbiamo cercato di mostrare un uomo ed una donna in pista, due persone che hanno una connessione solida tra di loro. La differenza più palese tra noi e le altre coppie qui a Stoccolma è l'età: questa può essere una lama a doppio taglio. Mentre gli altri atleti sono più freschi, più atletici, noi siamo maturi sul ghiaccio, gli altri non hanno il nostro bagaglio di esperienza ed è su quello che noi puntiamo. La nostra maturità ed interpretazione non è migliore degli altri, ma semplicemente diversa, è qualcosa che gli altri non hanno.

Abbiamo cambiato l'interpretazione della Free Dance rispetto a quella presentata al Grand Prix della Cina. Troviamo che questo nuovo programma si addica maggiormente alla svolta che volevamo dare alla nostra stagione. Volevamo che il programma avesse un impatto maggiore, che si addicesse meglio alle nostre personalità. Abbiamo cercato di partire dal concetto della danza macabra, ripreso non solo nella musica di Sant Saens ma anche in dipinti e in altre opere d'arte. Nel nostro programma sono posti in antitesi due concetti chiave: la morte e l'amore. Io sono la morte e mi invaghisco di Anna, una ragazza vivente. Durante il programma cerchiamo di mostrare le diverse sfumature che un sentimento generale come l'amore possa avere: seduzione, lotta, passione, dolcezza, purezza – quest'ultima nella parte lenta del programma. Cerchiamo di mostrare come io, la morte, cerchi di sedurre Anna, di tirarla all'interno del mio mondo, dato che la desidero. E alla fine riesco a prenderla. È bello vedere come questo programma stia crescendo con noi durante tutta la stagione. Queste sfumature che noi abbiamo cercato di dare a livello interpretativo crescono con l'esperienza che noi acquisiamo man mano che alleniamo il programma, sembra quasi una creatura viva. Anche i nostri allenatori a volte ci dicono “Non avevo notato questa sfumatura ieri, ma oggi siete riusciti a interpretarla bene!”. È un programma che non è mai uguale, è sempre in evoluzione. È una cosa stupenda ed è completamente diverso da quello che facevamo l'anno scorso. La capacità di evolvere con il programma ogni giorno, di mostrarne tutte le diverse sfaccettature, è questo che ci differenzia dalle altre coppie.

La nostra prossima gara saranno probabilmente i mondiali, faremo una bella e lunga preparazione in vista di Shanghai. Come ci siamo preparati e trasformati dalla Cup Of China ai Nazionali e da lì agli Europei, così vogliamo fare per i Mondiali, vogliamo lottare per rimanere sul podio, per difendere il nostro titolo. Andremo lì come abbiamo fatto qui: con un piano ben preciso di come affrontare la gara, per dimostrare di essere i migliori, combattere contro coppie bravissime che presentano programmi colmi di difficoltà. Noi dovremo essere alla loro altezza, se non meglio. C'è molto lavoro da fare, e ai mondiali attueremo una tattica diversa rispetto a quella proposta qui. Vogliamo attaccare, rischiare e giocarci il tutto per tutto.

 

COPPIE DI ARTISTICO

ALESSANDRA CERNUSCHI/FILIPPO AMBROSINI

Filippo: Questa è stata una gara un po' difficile per noi: non siamo abituati ad un pubblico così grande, alle telecamere. All'inizio c'è stata sicuramente un po' di tensione, però penso che ormai abbiamo capito come gestirla e che dobbiamo lasciarci andare. Se nel corto eravamo un po' più trattenuti, nel libero ce l'abbiamo messa tutta. Dopo lo Short abbiamo tirato fuori la grinta e ce l'abbiamo messa tutta per pattinare al meglio il libero, e direi che ce l'abbiamo fatta, eccezion fatta per i due lanciati dove ci siamo un po' fatti prendere dall'entusiasmo. È stato ad ogni modo bellissimo pattinare davanti ad un pubblico così numeroso.

Alessandra: Per quanto riguarda le cadute sui due salti lanciati, tecnicamente abbiamo anticipato un po' i tempi. In allenamento di solito aspettiamo un po' di più in modo che io riesca a mettermi meglio in asse. Forse l'entusiasmo e la grinta, l'adrenalina ci hanno fatto affrettare un po' troppo i tempi di preparazione dei lanciati.

Rispetto all'anno scorso quest'anno ci siamo sentiti più pronti nell'affrontare questo tipo di gara, anche a livello psicologico. Anche se non ci siamo qualificati per il libero l'anno scorso, non siamo mica morti! Siamo sopravvissuti e non succede niente di grave se sbagliamo. Tutto sta nel vedere le cose in prospettiva: una gara può sembrare un ostacolo enorme, una grande tensione, ma in realtà dobbiamo solo fare quello che facciamo ogni giorno in allenamento.

Filippo: Ai nazionali nel corto abbiamo fatto una performance buona, eravamo abbastanza sciolti, invece nel libero eravamo più tesi, non abbiamo gestito bene la situazione sebbene non avessimo nulla da perdere. Rispetto all'inizio dell'anno stiamo facendo un lavoro in crescita: stiamo migliorando i nostri livelli e siamo soddisfatti dei progressi fatti dal punto di vista tecnico. La cosa bella è che essendo così giovani abbiamo moltissimo da migliorare e in allenamento quindi possiamo lavorare su molte cose per dare il 100% in gara

 

NICOLE DELLA MONICA/MATTEO GUARISE

Matteo: Sono molto contento: oggi abbiamo dimostrato di saper pattinare. Noi sappiamo fare tutto, sempre. In allenamento sbagliamo pochissimo, però quando arriviamo in gara crolliamo. Un esempio è lo Short che abbiamo fatto qui a Stoccolma. Quando in allenamento sbagliamo tanto, nel corto facciamo al massimo un piccolo errore.

Oggi abbiamo fatto vedere chi siamo veramente: se riusciamo a continuare per questa strada, riusciremo a crescere in termini di Components, di sicurezza e di classifica. Oggi sono contento per noi, per Vale ed Ondrej e per Filippo ed Ale: tre coppie italiane nei primi dieci posti agli europei, è un risultato storico per noi!

Il nostro problema però non è il dover recuperare dopo aver fatto un errore: noi partiamo già in folle. Dobbiamo trovare una condizione tale che ci permetta di essere tranquilli, rilassati ed allo stesso tempo di avere una buona sensazione nel nostro corpo. Oggi eravamo più precisi, forse perché eravamo arrabbiati, perché volevamo far vedere di che pasta eravamo fatti ma allo stesso tempo non avevamo sulle nostre spalle le aspettative che sentivamo nello Short. Quello che a noi taglia un po' le gambe è l'aspettativa, non siamo ancora in grado di controllare questo aspetto della gara.

Nicole: Anche in allenamento qui siamo stati perfetti, è solo un fatto di quasi spegnere il cervello e di dirsi “Ok, sono qui ma il mio corpo va automaticamente”. Chiunque ci abbia visto negli allenamenti la mattina del libero ci ha fatto tantissimi complimenti, perché abbiamo fatto tutto pulito. In gara in tre minuti di programma siamo riusciti a fare tre errori: in quattro ore di allenamento a Milano facciamo tre errori! Per migliorare di sicuro dobbiamo lavorare sulla tecnica, perfezionare tutti i nostri elementi in modo da ridurre al minimo i margini di errore. Inoltre dobbiamo lavorare dal punto di vista psicologico, sulla respirazione e la concentrazione. Senza ovviamente togliere niente alla coreografia, perché se pensi alla storia che devi interpretare sul ghiaccio automaticamente liberi la mente dallo stress del dover eseguire un elemento.

Abbiamo fatto già abbastanza gare nella prima parte della stagione e quindi non prenderemo parte ad ulteriori competizioni prima dei campionati mondiali. Faremo adesso qualche giorno di pausa e poi cominceremo a prepararci per i mondiali. Il nostro obiettivo a Shanghai sarà pattinare due programmi al meglio delle nostre possibilità, non abbiamo obiettivi di classifica anche perché non sappiamo ancora chi saranno tutti i partecipanti. Possiamo e siamo in grado di farlo, è quello il nostro obiettivo.

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