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Kaisa Mäkäräinen a NeveItalia: "Contenta per la Coppa del Mondo, ma a Sochi stavo male"

Kaisa Mäkäräinen si racconta a NeveItalia: 'Contenta per la Coppa del Mondo, ma a Sochi stavo male'
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Kaisa Mäkäräinen a NeveItalia: "Contenta per la Coppa del Mondo, ma a Sochi stavo male"

Più che un’intervista, una lunga riflessione con Kaisa Mäkäräinen che oltre a tracciare un bilancio (agrodolce) del suo inverno, ha lanciato moltissimi spunti su svariati argomenti: il segreto dei suoi successi a Kontiolahti, la possibilità di avere gare di Coppa del Mondo in aprile, il futuro della staffetta mista e della team sprint. Il tutto senza mai essere banale e chiudendo con un’appassionata dichiarazione d’amore…

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Cominciamo da una domanda di rito. Come giudica la sua stagione 2013-’14 e quali sono i suoi sentimenti guardando all’inverno appena terminato?
“Nelle prime due tappe ho faticato, risentivo degli allenamenti persi a novembre quando sono stata malata. Poi però le cose hanno iniziato ad andare bene e alla fine vincere la Coppa del Mondo assoluta mi ha permesso di chiudere con una grande gioia, anche perché dopo Sochi non pensavo di potercela fare. Tuttavia la conquista della Sfera di cristallo non bilancia appieno la grande delusione che ho patito ai Giochi olimpici”. 

Cosa è andato storto a Sochi?
“Credo che al di fuori della Finlandia in pochi abbiano capito quanto sia stata male durante tutta la durata dei Giochi. È cominciato due giorni prima della sprint ed è durato persino a casa, fino a una settimana dopo la fine della manifestazione.  All’inizio pensavo fosse solo la mia solita allergia, un problema a cui sono abituata e che non influisce negativamente sui miei risultati. Invece abbiamo scoperto che si trattava di una specie di virus, e non sono stata l’unica ad averlo contratto a Sochi. Quindi penso che le mie gare fossero finite prima ancora di cominciare. Non ho molta voglia di ricordare queste Olimpiadi, semplicemente la vita è fatta così e shit happens”.

Dopo Sochi però le cose sono andate decisamente meglio e Pokljuka è sembrata essere una sorta di punto di svolta nella sua stagione. È tornata a vincere dopo 2 anni e nelle successive tappe è apparsa più sicura di sé stessa. È solo un’impressione o c’è del vero?
“La settimana prima di Pokljuka ho partecipato alle gare di Coppa del Mondo di fondo a Lahti. Lì ho capito di essere tornata in forma e di poter essere veloce sugli sci. Sicuramente questo fatto mi ha reso fiduciosa in vista della tappa slovena dove però, a essere sincera, non mi sono trovata benissimo. Le condizioni erano molto difficili perché la neve era bagnata e lenta, inoltre al poligono c’era sempre vento. Mi sono concentrata su una sessione di tiro per volta e tutto ha cominciato ad andare per il verso giusto. Potrebbe avere inciso in positivo il fatto che dopo Sochi fossi più rilassata. Non troppo però, la tappa di casa a Kontiolahti era uno dei miei obiettivi stagionali ed è stato fantastico vincere tre gare!”

A proposito di Kontiolahti, lei è di gran lunga l’atleta più vincente nella storia della località. Cosa c’è di speciale? Forse il fatto di conoscere meglio di altre l’impianto?
“Non mi alleno molto a Kontiolahti, quindi non credo di avere un know-how migliore delle avversarie. Semplicemente mi piace la pista e penso che andrei forte in quel tipo di tracciato ovunque venisse collocato. Direi che la lunga salita e il successivo piano prima del poligono sono la chiave e il punto a me favorevole. Lì bisogna solo spingere, non ti puoi permettere di tirare il fiato prima del tiro, farlo significa perdere tantissimo tempo sugli sci. Di conseguenza per essere competitivi a Kontiolahti bisogna essere in ottima forma”.

Lei è solamente la quarta atleta dopo Anfisa Reztsova, Magdalena Forsberg e Magdalena Neuner capace di vincere almeno due Coppe del Mondo. Quindi in un certo senso è entrata nella storia del biathlon. Questo fatto ha qualche significato particolare per lei?
“Sì, perché dimostra quanto sia difficile primeggiare nel nostro sport e personalmente sono orgogliosa di appartenere a questo gruppo ristretto.  Però credo anche di essere l’atleta con meno medaglie olimpiche e mondiali del quartetto (in realtà non è così, Reztsova ha vinto meno, ndr), quindi penso di essere ancora distante dalle altre tre (e da molte altre). Non mi vedo proprio come una grande star della storia del biathlon!”

Parliamo ora del futuro. Lei quest’anno è apparsa più veloce che mai sugli sci. Martin Fourcade ha già detto di voler partecipare anche ai Mondiali di fondo del 2015. Lei lo ha già fatto a Fiemme 2013. Pensa di ripetere l’esperienza?
“Io invece credo di non essere stata così eccezionale. Molte avversarie erano più vicine nei tempi di quanto non fossero in passato e il mio allenatore afferma che nel 2011-2012 ho sciato molto più velocemente. Non ho intenzione di concentrarmi sul fondo, ma nel caso il calendario del biathlon dovesse permettermi di partecipare a una o due gare prima di Falun e se lì dovessi vedere di poter competere con le migliori fondiste, allora potrei anche farci un pensierino. Però ne parleremo il prossimo inverno, la mia intenzione attuale è di concentrarmi esclusivamente sul biathlon”.

Guardando più a lungo termine, c’è qualche obiettivo ancora da raggiungere nella sua carriera?
“Certo! Vorrei fare molto bene ai Mondiali di casa a Kontiolahti!”

Sempre in tema di futuro. All’inizio di aprile lei era a Mosca e Tjumen dove si sono tenute delle esibizioni. Erano comunque delle gare, dove si faceva fatica. Lei pensa che in futuro possa essere possibile allungare la stagione di Coppa del Mondo a 11 appuntamenti (10 tappe più il grande evento)?
“Perché no? Molti atleti gareggiano anche dopo la fine della Coppa del Mondo. Ovviamente c’è bisogno di weekend vuoti per disputare i campionati nazionali e le esibizioni, però qui al Nord abbiamo sempre condizioni di neve migliori a marzo rispetto a inizio novembre. Quindi penso sia possibile cominciare la stagione una settimana dopo e al tempo stesso prolungare l’annata di una settimana in più in primavera”.

Parliamo ora di un’innovazione decisamente più concreta. L’Ibu pianifica di introdurre una prova a squadre a coppie composte da un uomo e una donna. Ritiene che sia uno sviluppo positivo?
“Io penso che la staffetta mista come è concepita ora non sia così popolare. In Coppa del Mondo solo poche nazioni schierano i loro migliori quattro atleti ed è un peccato. Peraltro alcuni possono permettersi di riposare in vista delle gare individuali, mentre altri (come me) devono sempre partire anche nelle staffette. La mia opinione è che una gara 1+1 come a Gelsenkirchen e Mosca possa essere più popolare, ma al tempo stesso le nazioni più forti dovrebbero avere diritto a schierare due coppie in maniera tale da avere 30 partenti. Il format concepito come a Gelsenkirchen (cioè un giro, cambio, un giro, cambio e così via) sarebbe una gara molto più emozionante e potrebbe rimpiazzare la staffetta mista. Più in generale il mio pensiero è che ci siano troppe staffette. A quanto ho capito l’anno prossimo ne avremo una in quasi tutte le tappe e per Paesi quali la Finlandia (e tutte le altre piccole nazioni) non è un bene, perché la vittoria è questione per pochi e noi non potremo mai lottare per la top-6”.

Lei ha una relazione speciale con l’Italia, cosa le piace del nostro Paese e ha qualcosa da dire ai suoi tifosi italiani?
“Adoro l’Italia, forse perché è l’opposto della Finlandia! Mi piacciono il cibo, la natura, le persone e la lingua, che vorrei davvero imparare. Sono appena stata a Roma per la terza volta e si è rivelato un viaggio perfetto. Tornerò da voi quest’estate, però non in vacanza, bensì per allenarmi. Rimarrò 20 giorni, prima a Dobbiaco e poi a Bormio, dove non sono mai stata ma di cui mi hanno parlato bene in tanti. Agli italiani voglio dire che se vi piacciono silenzio e pace, allora dovete venire in Finlandia. Qui la vostra anima e la vostra mente si riposeranno come non mai!” 

 

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