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La favola di March e degli uomini azzurri dello snowboard a Poligono 360: "Ora tutto su Pechino"

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Snowboardl'intervista

La favola di March e degli uomini azzurri dello snowboard a Poligono 360: "Ora tutto su Pechino"

Il vincitore della Coppa del Mondo protagonista, assieme al direttore tecnico e "mago" delle tavole italiane Cesare Pisoni, della trasmissione di Eurosport condotta da Dario Puppo e Massimiliano Ambesi. I segreti di uno squadrone e un grande obiettivo all'orizzonte: le Olimpiadi in Cina.

Una nazionale capace di vincere tutto e alla quale manca solo la medaglia olimpica che rappresenterà il focus della stagione 2021/22.

Parliamo del team azzurro maschile dello snowboard alpino, ieri sera ospite dell'ultima puntata di “Poligono 360”, la trasmissione di approfondimento di Eurosport dedicata alle discipline invernali, con Dario Puppo e Massimiliano Ambesi che hanno coinvolto in diretta Aaron March, il vincitore della coppa assoluta e di quella di slalom parallelo, e il direttore tecnico della nazionale di snowboard e freestyle, Cesare Pisoni.

Straordinario ciò che ha fatto il veterano altoatesino in questa stagione; March è sempre stato un atleta di altissimo livello, ma a 34 anni aveva vinto solo il PSL di Mosca nel lontano 2010. Ebbene, in pochi mesi ha vinto due gare, tra Bad Gastein e quella finale di Berchtesgaden, e soprattutto ha portato a casa la sua seconda sfera di cristallo nella disciplina preferita, il PSL, e il “coppone” un anno dopo il trionfo dell'altro faro del movimento, Roland Fischnaller.

Aaron aveva vinto solo a Mosca, ma è sempre stato lì al vertice con tanti podi e grande costanza – l'analisi di Cesare Pisoni – Quest'anno ha tirato fuori la sua cattiveria e le qualità nelle quali abbiamo sempre creduto: la grinta mostrata a Berchtesgaden è stata il simbolo della sua stagione, ma lui è un esempio per le giovani generazioni per professionalità, costanza ed educazione. E' un atleta unico”.

Il nuovo detentore della sfera di cristallo, dalla Val di Funes all'Alpe di Siusi dove vive ormai da anni, è un laureato in economia e commercio e così ha ripercorso la gara decisiva di Berchtesgaden, nella quale è stato il quarto di finale contro Andreas Prommegger, rivale di mille battaglie in carriera e battuto per un solo centesimo, a decidere l'assegnazione della coppa più importante. “Sì, mi ero reso conto che quella run valeva tutto, non era facile perchè già alla vigilia tutti mi dicevano che ero davanti in classifica, ma in realtà avevo pochissimo vantaggio su tanti inseguitori e quindi non avrei potuto fare alcun calcoli.

Con Andreas siamo amici, entrambi abbiamo fatto una discesa praticamente perfetta, un pizzico di fortuna è stata dalla mia parte e, da quel momento, semifinale e finale hanno rappresentato solo un divertimento per me”.

La svolta della carriera? Per l'azzurro non ci sono segreti, se non “la tranquillità con la quale ho approcciato la stagione, pensando solo che dovessi farlo per me stesso e non per altri. Una piccola liberta in più che mi ha tolto pressione”, mentre lo stesso Pisoni spiega come “gli aspetti umani, nella nostra squadra, siano molto importanti. E' una famiglia piccola e compatta, con atleti fortissimi che si sfidano in ogni allenamento come fosse una gara. E' il team più piccolo tra quelli che guido, ma ci sono tecnici preparatissimi e una grande unione”.

Il dt azzurro ha parlato anche del grande obiettivo olimpico. “A Pechino troveremo una pista bellissima, con la pendenza giusta per fare vedere il bello dello snowboard, esaltando il gesto tecnico. Ci focalizzeremo ovviamente sul PGS nella prossima stagione, trattandosi della specialità olimpica, simulando il più possibile le caratteristiche di ciò che troveremo in Cina, soprattutto a livello di neve che è molto asciutta. A febbraio farà molto freddo e con tanto vento ci sarà molta sabbia nella neve, che diventa abrasiva e davvero... unica. Le scelte? Saranno durissime per noi tecnici, abbiamo sei uomini che possono vincere e ne potremo portare solo quattro”.

A Pechino, ovviamente se rientrerà tra i convocati, ci sarà anche March che non chiude le porte neppure ai Giochi Olimpici del 2026, quelli di casa a Milano-Cortina. “La coppa generale è il top della mia carriera, rappresenta al meglio l'atleta più forte, ma finchè mi diverto ad andare in giro con Cesare e questi ragazzi e sono competitivo, non penso neppure al ritiro. Quindi non escludo per nulla anche i Giochi del 2026”.

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