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Werner Heel: "Non ero più competitivo. Mi sarebbe piaciuto vincere una medaglia"

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Werner Heel: "Non ero più competitivo. Mi sarebbe piaciuto vincere una medaglia"

Werner Heel, ex discesista della squadra azzurra, classe 1982, tre vittorie e sette podi, racconta a Neveitalia, dopo l’addio al circo bianco, la sua avventura in Coppa del Mondo tra sogni, successi, amore e qualche difficoltà nei suoi 18 anni di carriera.

Cosa ti ha spinto a decidere di smettere di gareggiare?

Avrei avuto ancora voglia di andare avanti e continuare con le gare, ma non sono più competitivo. Non avevo neanche più l’appoggio della Federazione, anche per questo facevo fatica negli ultimi anni.

Qual è il ricordo più bello di tutta la carriera?

Sicuramente la prima vittoria in Coppa del Mondo a Kvitfjell in Norvegia. È stata un’emozione grande, un momento magnifico.

Oltre alle tre vittorie in Coppa del Mondo, hai ottenuto ulteriori sette podi. Qual è stato quello che ti ha emozionato di più?

Il terzo posto in discesa libera sulla mitica Streif di Kitzbuhel.

In questi 18 anni di carriera, c’è qualche sogno nel cassetto che non sei riuscito a coronare?

Si, una medaglia  ai Mondiali o alle Olimpiadi. Peccato, perché ai Giochi Olimpici di Vancouver 2010 non ci sono riuscito per poco, sono arrivato quarto a soli due centesimi dal podio.

La tua carriera può essere suddivisa in due parti: la prima dove eri tra i big con vittorie e podi, la seconda dove hai fatto fatica a raggiungere buoni risultati e hai dovuto riconquistare il posto fisso in Coppa del Mondo. Qual è stato il motivo del declino?

Ho cambiato troppo spesso i materiali. Nei migliori anni della mia carriera mi hanno chiesto di passare a Head, ma con quegli sci non avevo trovato il feeling giusto. Poi sono tornato ad Atomic e sono risalito sul podio. Successivamente ho cambiato di nuovo materiali e sono uscito dai 30. Non avevo più punti Fis. Ho dovuto fare gare di Coppa Europa per riavere il posto fisso in Coppa del Mondo. Non ho mai avuto infortuni, quindi è stato un problema di materiali. Avevo avuto richieste da parte delle aziende.

Sei fidanzato con Manuela Moelgg, ex atleta della squadra azzurra.  Quanto è stato importante avere a fianco una persona che fa il tuo stesso lavoro e la tua stessa vita?

È stato molto importante. Dopo le gare discutevamo sulla sciata, sugli errori, sulla tecnica. Ci siamo aiutati tanto. Ci davamo consigli, abbiamo fatto anche qualche allenamento di atletica insieme quando eravamo a casa.

Sei stato un campione nello sport, ma anche nella vita. Per un periodo della tua carriera hai corso con la scritta “Unicef” sul casco.  Come mai questa scelta?

Si, ho fatto il testimonial per l’Unicef. Li ho aiutati con le raccolte fondi e abbiamo fatto una bella manifestazione, la Dolomiti Super Bike. A quell’epoca, nel 2009, non riuscivo a trovare uno sponsor.  Conoscevo molto bene il Direttore dell’Unicef Italia e quindi avevo preso questa decisione.

Ti sei dimostrato molto solidale anche in occasione della morte di David Poisson. Dopo la tragedia hai fatto stampare degli adesivi a forma di cuore con la bandiera francese e le sue iniziali da apporre sul casco degli atleti nelle gare in Canada. Che rapporto avevi con lui?

Sì, è stata un’idea mia e di Matteo Marsaglia. Ero legato a David perché siamo entrati quasi insieme in Coppa del Mondo, ci conoscevamo da quando abbiamo iniziato questa avventura. Avevo un buon rapporto con tutta la squadra francese, soprattutto con lui.

La sua tragedia ha influito sulle tue gare?

No, non ha influito sulle mie gare. Eravamo tutti lì quando è accaduto l’incidente, è stata una situazione brutta. Ma sulle gare no, ero concentrato su di me.

In questi anni di carriera, chi è stato l’atleta a cui ti sei ispirato?

Aksel Lund Svindal. Abbiamo la stessa età, abbiamo fatto più o meno lo stesso percorso. È sempre stato un mito e mi sono sempre trovato bene con lui. Mi è piaciuto tanto come atleta.

Che rapporto avevi con i compagni di squadra?

Sono andato abbastanza d’accordo con tutti. A volte si discute, ma poi si chiarisce. I primi anni andavo molto d’accordo con Stefan Thanei. Poi lui ha lasciato e ha preso la strada dello skicross.

Che progetti hai per il futuro?

Ancora non lo so, ora mi godo l’estate e poi prenderò una decisione. Sicuramente rimarrò nel mondo dello sci, ma al momento non credo che farò l’allenatore.

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