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Intervista a Stefania Berton ed Ondrej Hotarek: “Con David Wilson la nostra svolta”

Intervista a Stefania Berton ed Ondrej Hotarek: “Con David Wilson la nostra svolta”
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Intervista a Stefania Berton ed Ondrej Hotarek: “Con David Wilson la nostra svolta”

Stefania Berton e Ondrej Hotarek, coppia d’artistico italiana reduce da un clamoroso successo nella tappa canadese del Gran Prix, si è raccontata a Neveitalia in esclusiva durante una lunga chiacchierata.  Gli atleti azzurri hanno illustrato il dietro le quinte di un grande lavoro di preparazione, sia tecnica che atletica, svelando interessanti dettagli sui programmi di gara e qualche simpatico aneddoto. Buona lettura!

A cura di Laura Sciarrillo ed Eleonora D’Eredità


Avete appena raggiunto un risultato assolutamente storico per l’Italia, portando a casa il primo oro in una tappa del gran prix nella disciplina delle coppie. Come vi siete preparati durante l’estate per arrivare così pronti a questi primi appuntamenti internazionali?

Ondrej Hotarek: Durante la prima parte dell'estate abbiamo lavorato tanto sulla tecnica con Jason Dungjen con il quale abbiamo costruito la struttura del programma. Da quando siamo tornati in Europa non abbiamo fatto altro che impostare un lavoro sulla resistenza, giorno dopo giorno, con Franca Bianconi e Giovanni Perricelli e abbiamo continuato così per un mese e mezzo, quasi due, tra esecuzioni di programmi sia interi sia “intervallati”. Da questo punto di vista la preparazione fisica è stata diversa dall'anno scorso e abbiamo mantenuto questo nuovo metodo tra una gara e l'altra, ad esempio tra il Lombardia Trophy ed il Gran Prix. Con questo tipo di lavoro i primi risultati si vedono già dopo due settimane.

Stefania Berton: Dopo un paio di settimane sentivamo già che non era più così difficile eseguire più di due elementi alla volta. Le prime conferme di questo effetto positivo le abbiamo avute già al Lombardia Trophy dove non abbiamo pattinato perfettamente ma sentivamo di essere più allenati. Limitarsi ad eseguire ogni giorno semplicemente il programmi intero non basta da solo ad allenarti, sono comunque quattro minuti di lavoro intenso e basta. Invece i lavori prolungati con tutti gli elementi sono serviti molto di più a noi ed alla nostra preparazione ed è questa la grossa differenza quest'anno.


Il vostro sollevamento
reverse lasso è particolarmente spettacolare e valevole di tanti punti. Si tratta di un elemento che ha destato grande curiosità tra gli appassionati. Volete spiegarci la dinamica di questo sollevamento e come siete riusciti a prepararlo? Di chi è stata l’idea, ci avete lavorato con Patrick Venerucci?

Ondrej Hotarek: Per spiegare come nasce questo sollevamento bisogna andare molto indietro nel tempo. Tutto ha origine dalla collaborazione con Patrick Venerucci. Avevamo in mente di fare questo sollevamento reverse lasso più difficile già quasi tre anni fa. Lo abbiamo provato solo a terra per un anno, poi ci sono venute in mente altre variazioni. Quest' anno volevamo finalmente usarlo, ma solo nello short dove però non si può eseguire il sollevamento "carry" quindi dovevamo trovare un'altra posizione difficile e che ci permettesse di fare un cambio di posizione rapido, guadagnare un livello e che al tempo stesso che fosse d'impatto.

Stefania Berton: Il progetto iniziale era molto diverso, si trattava di importare dal pattinaggio a rotelle il sollevamento Venerucci che sul ghiaccio sarebbe stato di gruppo 3. Molto probabilmente nella prossima stagione ci sarà un sollevamento di gruppo 3 nello short  e quindi lo vorremmo inserire lì. La posizione, bella e difficile, viene appunto da Patrick che la eseguiva nel pattinaggio a rotelle, noi l'abbiamo adattata al ghiaccio sotto forma di reverse lasso lift.

Abbiamo dovuto un po’ adattarlo, all’inizio avevamo tutti i sollevamenti completamente nuovi, sarebbe stato troppo ambizioso per noi proporre così tanti sollevamenti diversi in una sola stagione, è stancante. Perciò abbiamo pensato di importare la variation di Venerucci e metterla sul sollevamento reverse per un miglior effetto. Infatti ogni volta che la eseguiamo otteniamo una grande risposta dal pubblico.

Ondrej Hotarek:  Quando fai una cosa nuova, così diversa da tutti gli altri, vuoi usarla non solo per il libero ma per entrambi i programmi e ricavarci il massimo dei punti. Quindi il prossimo anno avremo un progetto diverso per il sollevamento del corto che senza dubbio alzerà la difficoltà generale, cerchiamo di andare per gradi.

Stefania Berton: Come vedete, tutti i lavori sui sollevamenti cominciano almeno un anno prima di essere portati effettivamente in gara.


Cosa ci dite invece riguardo, nello specifico, l’ultima parte del sollevamento, quella dove la partner è tenuta solo con una mano?

Stefania Berton: Quella è stata la parte più  facile, l'abbiamo realizzata in poco tempo.

Ondrej Hotarek: La questione riguarda il capire se fisicamente sei adatto ad eseguire questo tipo di sollevamento. Per esempio, Stefania si trova molto bene a sostenere la posizione solo con le gambe: stringendole chiude la presa mentre io controbilancio.

Stefania Berton: Io mi tengo su in modo da non scivolare sul suo braccio. Lui spinge il peso nella direzione in cui il mio corpo rimane in equilibrio sopra la sua testa. Patrick lo faceva con la donna al contrario, lui ruotava talmente tanto il braccio che la testa della partner era davanti alla sua.

Ondrej all’inizio non ce la faceva a farla proprio come lui, quindi stavamo per archiviare il progetto. Allora un giorno ho chiesto ad Ondrej se non a lui non venisse più comodo girarmi al contrario, ci abbiamo provato e ci è riuscito subito!

Ondrej Hotarek: Sì, inoltre una volta che una posizione ti riesce devi anche codificarla, ovvero sapere come inserirla in un programma. Devi sapere con estrema esattezza dove si trova la posizione giusta, senza andare a “vagare”; quando esegui il programma intero può diventare una posizione pericolosa, non c'è un momento dove puoi deconcentrarti e lei in quel momento si trova a testa in giù dietro la mia schiena!

Stefania Berton: Il quesito principale di Ondrej era: "Come la salvo se qualcosa va storto?” Io sono a testa in giù e non sono in grado di "salvarmi" da sola. Una volta è successo che provassimo il sollevamento ed io non fossi completamente ruotata, ero di un quarto meno ruotata di quanto non dovessi essere. Ciò ha creato un effetto altalena al mio corpo, facendo inciampare Ondrej immediatamente. Quando è successo, siamo caduti. E’ accaduto quest'estate, a giugno, mentre provavamo il sollevamento sul ghiaccio. Ondrej è riuscito a cadere facendomi appoggiare completamente su di lui, io non ho nemmeno toccato il ghiaccio. Alla fine tra i due è lui quello che se l'è passata peggio!

Ondrej Hotarek: Sì, non è successo niente di pericoloso, abbiamo capito dove risiede l'equilibrio della posizione abbiamo capito come salvarla, la sicurezza è importante. Se cade devo farla scivolare dietro di me, il mio braccio non deve essere mai dietro la schiena: devo rimanere sotto io in ogni momento.


Parlateci del vostro programma corto sulle musiche di The Mask coreografato da Pasquale Camerlengo.

Ondrej Hotarek: Ho voluto io questa musica, mi piaceva l’idea di pattinare su di una musica pazza, divertente e volevo provare a vedere se l’idea stuzzicava Stefania, la decisione finale l’abbiamo comunque presa insieme.

Stefania Berton: Sì, ne abbiamo parlato ancora lo scorso anno quindi al momento di scegliere le musiche io non me lo ricordavo quasi più!


Cosa puoi dirci, invece, dei tuoi pantaloni gialli su cui si è tanto discusso?

Ondrej Hotarek: Sì, se ne è parlato molto soprattutto all’inizio della stagione. Mia mamma ha ascoltato il commento dei giornalisti televisivi cechi che all’inizio erano perplessi.

Poi però uno dei tecnici ha fatto notare loro che il mio vestito è uguale a quello indossato dal protagonista durante la scena di Coco Bongo nel film, così loro si sono scusati perché non conoscevano la pellicola in questione! In effetti nella scena da cui è tratta la maggior parte della musica su cui pattiniamo i protagonisti sono proprio vestiti in questo modo ed è da lì che nasce la nostra ispirazione.

Stefania Berton: Esatto, basta guardare una qualsiasi scena di “The Mask”, o anche solo cercare le immagini del film su Google, lui è sempre vestito con il completo giallo e lei con il vestitino d’oro nella scena di ballo.

Ondrej Hotarek: Volevamo riprendere un po' l’atmosfera di quella particolare scena del film dove lui si prende la protagonista, ci balla, la lancia, da un po' questa idea di "sovraumano" e si abbina perfettamente agli elementi del nostro programma. Ovviamente poi devi adattare quello che è il tema del programma alla necessità degli elementi tecnici ma ci è sembrato che il tutti coincidesse molto con il concetto del film.


Parliamo anche del libero, avete avuto l’opportunità di collaborare con David Wilson per il “Dracula” di Philip Glass. Si tratta di una musica particolare, molto contemporanea. Volete parlarci di come avete concepito questi programmi e la storia che c’è dietro?

Stefania Berton: L’idea nasce da mio padre, che da ben 5 anni voleva vedermi su questa musica, ancora quando pattinavo in singolo ma allora non mi ritenevo all’altezza. Dopo aver fatto coppia con Ondrej ha continuato ogni anno a ripropormela ma non ci sentivamo comunque ancora pronti. E’ stato diverso l’estate scorsa quando, mentre con lo short la decisione è stata naturale ed immediata, eravamo ancora indecisi per il libero. Cercavamo disperatamente qualcosa di italiano, come quanto scelto da Matteo e Nicole. Avevamo pensato anche noi, già tempo prima dei Mondiali, alla Traviata, idea che poi abbiamo escluso. Non sarebbe stato positivo avere la stessa musica dei nostri connazionali proprio durante la stagione olimpica. Alla fine della discussione, inoltre, non ci sembrava che questa musica potesse esprimere le nostre qualità e capacità al meglio; viceversa, coppie come Anna Cappellini e Luca Lanotte hanno interpretato molto bene questo tema.

E poi, è sempre bello fare una musica che nessuno ha fatto prima!

Ondrej Hotarek: Si tratta anche di una musica molto speciale per quanto riguarda la nostra storia. Il papà di Stefania ce l'ha fatta sentire dopo due o tre giorni che pattinavamo insieme, poiché pensava che in coppia avrebbe reso particolarmente bene. Io in quel momento non ci credevo, mi sembrava una musica troppo complicata e difficile da interpretare.

Stefania Berton:  Bisogna da dire che l’abbiamo cambiata molto rispetto al primo ascolto, aggiungendo pezzi differenti e cambiando il finale. All’inizio nel brano che ci proponeva mio padre c’erano solo pezzi di Philip Glass, molto inquietanti dall’inizio alla fine, poi abbiamo scelto di inserire un lento, sempre da un film su Dracula, ma diverso, si tratta di quello prodotto da Andy Warhol.

Ondrej Hotarek: abbiamo sempre tenuto questa musica “nel cassetto”. Ho sempre voluto farla, anche per il sentimento che ci ha messo suo padre nel cucire la musica, solo che non ero mai abbastanza sicuro. Questa stagione è stata l’occasione giusta, eravamo ancora un po’ vaghi circa la scelta del libero, ed ho pensato: è l’anno olimpico, scegliamo la musica più importante per noi. Non una musica importante per definizione, o per tutti gli altri, ma che abbia un significato speciale per noi, che sia personale. In tanti, in occasione dell’anno olimpico, cercano di scegliere una musica che sia a tema con la nazione ospitante, o con la nazione che rappresentano. Noi abbiamo scelto una musica speciale per noi stessi, lo è sempre stata dall’inizio della nostra storia di partnership.

Stefania Berton:  è comunque una musica molto speciale, mai pattinata da nessuno. La “magia” è scattata quando abbiamo incontrato David Wilson. Con lui avremmo dovuto già lavorare all’inizio della nostra carriera, al secondo anno insieme per la precisione, John Zimmerman aveva parlato a David di noi nel 2011. Poi la nostra collaborazione con John è finita, non ci potevamo permettere di lavorare con Wilson e soprattutto non eravamo ancora ad un livello adatto a collaborare con uno come lui, era troppo presto. Il caso non esiste, infatti ho incontrato David ai mondiali di London in Canada la scorsa stagione, mi sono presentata e lui si ricordava di me e del fatto che doveva lavorare con noi qualche anno fa. Perciò abbiamo chiacchierato e gli ho proposto di ricontattarlo per lavorare sulla stagione a venire. Dopodiché ne ho parlato con Ondrej e con Franca Bianconi, la nostra allenatrice, che erano d’accordo. Tuttavia eravamo ancora un po’ titubanti poiché lui aveva pochissime date a disposizione libere per noi. A quel punto Ondrej è stato molto deciso e ha insistito per lavorare con lui. Perciò si può dire che ognuno di noi ha spinto in questa direzione.

Ondrej Hotarek: Quando ho saputo che Stefania gli aveva parlato, e si erano messi d’accordo, ho deciso che dovevamo portare a termine questo progetto, proprio con questa musica e in questa stagione, è stato come avere una seconda opportunità, ma questa volta proprio nel momento in cui eravamo pronti. Avremmo potuto farlo quattro anni fa, ma non eravamo pronti. Si è riproposta l’occasione ed ho capito che era destino e dovevamo insistere.

Stefania Berton:  Inoltre David Wilson ha sempre voluto coreografare questa musica, anche per altri atleti, ma nessuno l’aveva mai scelta prima quindi quando gli ho raccontato della nostra decisione era molto entusiasta. Andare a lavorare con lui è stata un’esperienza bellissima.

Ondrej Hotarek: Probabilmente è stata la settimana più formativa della nostra carriera: per me è stato un periodo di scoperta personale, di scoperta di ciò che sono capace di fare. Vedere come uno dei migliori coreografi al mondo sia contento di lavorare con me mi ha dato una carica molto importante. Senza parlare della coreografia in sé che è venuta fuori benissimo, ma è proprio perché rispecchia lo stato d’animo che avevamo quando l’abbiamo costruita. E’ stata un’esperienza che mi ha dato moltissimo anche a livello personale.


Anche spettacoli molto particolari come Opera on Ice vi hanno aiutato a raffinare la vostra interpretazione, lì siete stati a fianco di pattinatori che sono dei grandi interpreti del pattinaggio, dimostrandovi al loro livello.

Stefania Berton: Sì, è vero. Abbiamo sempre cercato di lavorare molto sull’ ”ammorbidire” le caratteristiche di entrambi. Da una parte io sono sempre stata rigida sul mio punto di vista, e lui sul suo, Ondrej ha sempre tenuto molto di più agli elementi tecnici, mentre io sono sempre stata dell’opinione che senza l’interpretazione si diventa anonimi. Essendo tutti e due forti sulle nostre posizioni, le abbiamo conciliate. Ora io sono diventata più brava tecnicamente e lui un migliore interprete.

Ondrej Hotarek: Penso che non abbiamo mai fatto un passo indietro sulle nostre posizioni ma invece abbiamo cercato di migliore gli aspetti in cui eravamo deficitari. Nessuno dei due ha perso niente ma ha solo guadagnato dalle qualità dell’altro. Ora abbiamo iniziato a lavorare anche con Corrado Giordani, che con me ha fatto un lavoro stupendo.

Stefania Berton: Io invece lavoro con lui da quando avevo dieci anni!

Ondrej Hotarek: Con lui ho scoperto che potevo anche stare dritto, guardare in alto. Sembra banale ma ci vuole tanto lavoro dietro.

Stefania Berton: Inizieremo a lavorare con lui anche sul ghiaccio, al fine di portare veramente tutto quello che facciamo in sala anche in pista. Pensiamo di avere ancora un buon margine da questo punto di vista e vogliamo migliorare anche il nostro contatto visivo.


Avete detto di voler raggiungere la soglia dei 200 punti dopo il punteggio incoraggiante ricevuto questa gara. Dove pensate di avere ancora del margine e che cosa volete cambiare o migliorare in vista di questo obiettivo?

Stefania Berton: Lo ha detto Ondrej, però sono d’accordo!

Ondrej Hotarek: Non è vero, lo hai detto anche tu!

Stefania Berton: Sì ma io l’ho detto dopo di te, ti ho copiato deliberatamente! Non sapevo cosa dire..

Ondrej Hotarek: Abbiamo ottenuto un punteggio di 193.92. Bisogna puntare al punteggio, non al piazzamento. Non si può mai sapere quale sarà il proprio piazzamento, dipende troppo dalla gara. In una gara un punteggio di 190 punti potrebbe sembrare ottimo, in un’altra gara invece no a seconda del piazzamento ottenuto. Il punteggio, però, rispecchia la qualità dei due programmi pattinati. La progressione deve avvenire su questo. Credo che il nostro più grande salto di qualità sia stato proprio quello tra la passata stagione e quella in corso più che tra quella 2011/2012 e 2012/2013 poiché in questi anni abbiamo progredito quest’anno sembra che possiamo ambire più in alto, e noi vogliamo crescere sempre il più possibile.

Stefania Berton: Io ho riguardato i video e credo che ci siano molte cose su cui possiamo migliorare. Si parte ovviamente dalla pulizia degli elementi, che può essere migliorata per alcuni elementi, una su tutti la spirale sui cui abbiamo preso un livello base. Ovviamente si può migliorare sul salchow in parallelo, poi abbiamo perso un livello anche nella trottola in parallelo. Nel twist abbiamo preso due livelli due in Canada, ed è andata meglio di Skate America, però è stato costruito per il livello tre ed anche lì possiamo migliorare. In generale ho visto che manca ancora un po’ di connessione e di velocità. Rispetto al nostro potenziale, ci manca ancora il coinvolgimento emotivo totale verso l’esterno, verso il pubblico.

Ondrej Hotarek: Il mio obiettivo nello short sarebbe di diventare più spavaldo, un pazzo scatenato con Jim Carrey nel film. Nel libero vorrei diventare ancora più intenso.

Stefania Berton: Vorrei che avessimo lo stesso feeling che hanno Tessa Virtue e Scott Moir!

Ondrej Hotarek: Esattamente. Vedi come siamo cambiati, all’inizio io pensavo solo agli aspetti tecnici mentre ora sono qui a ricercare più l’interpretazione, la performance mentre lei sa perfettamente dove dobbiamo migliorare tecnicamente. Questo ci fa crescere molto, naturalmente non ti dimentichi di ciò che è necessario fare. Anche io sono consapevole che, per esempio, il twist potrebbe essere molto più alto. Tutto può diventare più veloce, non sono molto soddisfatto della velocità del sollevamento reverse nel programma corto, e anche nel libero potrebbe scorrere meglio. Nel corto mi piacerebbe riuscire a pulire un po’ le transizioni verso la fine del programma, vorrei eseguirle un po’ più pattinate e meno di corsa, anche per aumentare le voci di skating skills e transitions. Credo che abbiamo ancora molto da lavorare su tutto questo.

Stefania Berton: Insomma, questi sei punti punti e poco più per arrivare alla soglia dei 200 possono essere colmati.

Ondrej Hotarek: Se riusciamo a migliorare tutto quello che ti ho appena elencato, possiamo fare 10 o 15 punti in più.


Cosa ci dite del vostro salchow in parallelo, rappresenta ancora una difficoltà, come è andata durante la preparazione estiva?

Stefania Berton: Quest’estate sono riuscita ad atterrarlo tranquillamente tutti i giorni, perciò potete immaginare la nostra delusione dopo Skate America. Non ne avevo sbagliato uno fino ad allora.

Ondrej Hotarek: Il triplo salchow in parallelo per noi è un elemento come qualsiasi altro, certo in gara bisogna concentrarcisi maggiormente ma in allenamento è un salto come un altro. Per quanto riguarda le percentuali di riuscita, infatti, abbiamo fatto molti più errori su altri elementi!

Stefania Berton: Paradossalmente facciamo più errori sul toeloop che sul salchow in allenamento. La percentuale di errori, in generale, è abbastanza bassa.


E’ vero che provate il triplo flip lanciato? Avete delle buone percentuali di realizzazione, pensate sia possibile inserirlo in un futuro? Magari nella prima parte del libero al posto del salchow, o nella seconda metà?

Stefania Berton: Lavoriamo su questo triplo flip ogni estate, ed ogni volta decidiamo che è troppo rischioso inserirlo in un programma. Si guadagnano troppi pochi punti in relazione al rischio che si prende. Il flip lo metteremo quando varrà la pena metterlo. Se hai una percentuale di realizzazione su un salto del 70%, e su un altro salto ce l’hai al 90%, ovviamente scegli il salto che ti da maggiore sicurezza.

Ondrej Hotarek: Non penso che sia ancora un salto che faccia la differenza. Non credo che ci sia questo enorme gap tra salchow e flip, non adesso.

Stefania Berton: E, cosa più importante, abbiamo avuto la possibilità di lavorare su tante altre cose. Ci siamo concentrati molto sul twist e sui sollevamenti, e si è visto.

Ondrej Hotarek: Al momento il flip non ti da veramente niente in più. Se pattini pulito con un triplo salchow piuttosto che con un triplo flip la differenza di punti è trascurabile, ma l’approccio psicologico al salto è molto più pesante per il flip rispetto al salchow, a meno che su questo salto non si abbia la stessa identica percentuale di realizzazione. A mio parere, se vuoi stravolgere completamente un programma, lavori su qualcosa come il triplo axel o il quadruplo ma per ora è (quasi) fantascienza.


Quali sono i vostri piani per l’immediato futuro?

Stefania Berton: Siamo un po’ incerti circa la gara senior B a cui partecipare nelle prossime settimane. C’è in ballo quella di Merano e quella di Graz, siamo iscritti a tutte e due, ma cerchiamo di partecipare ad una gara che ci dia dei punti nel world ranking. Tendenzialmente vorremmo fare quella di Merano, perché è a casa e più vicina, ci sono 7 iscritti di 3 nazioni diverse e per il ranking ci vogliono 5 iscritti di 3 nazioni diverse, quindi a noi basterebbe. Il problema è che per l’Italia siamo in 2, per la Germania sono in 3, mentre per quanto riguarda gli austriaci, è probabile che si ritirino perché è spesso accaduto in passato. Quindi o vi partecipano una o due nazioni in più, e allora partecipiamo anche noi, altrimenti faremo quella di Graz, ma ho sentito che anche lì ci sono gli stessi problemi.

Più probabilmente andremo a Merano anche se venissero a mancare i punti per il ranking. Ci serve comunque una gara per testare il grado di preparazione a quel punto della stagione, almeno è quella che si tiene più vicino a casa. Dopodiché ci saranno i campionati italiani, gli europei e i mondiali. Per quanto riguarda la finale di gran prix incrociamo le dita, non si può mai sapere!


Cosa pensate,invece, dell’evento a squadre alle Olimpiadi? Ora che avete affrontato due Gran Prix di fila, forse, vi sembra più fattibile? Alcuni atleti, come Scott Moir, hanno sottolineato come possa aiutare a rompere il ghiaccio, visto che si terrà prima delle gare individuali.

Stefania Berton: Sì, forse anche io adesso quasi quasi la penso così..

Ondrej Hotarek: Noi la consideriamo una gara unica, insieme a quella olimpica. Abbiamo provato a fare due gare in pochi giorni e di certo se ci va così bene come nei gran prix, per noi va benissimo!

Il problema riguarda i danzatori ed il tempo che hanno tra un evento e l’altro per allenarsi e per non andare fuori forma. Per noi non cambia nulla, noi non rischiamo di andare fuori forma in una settimana. Per la gara maschile è ancora fattibile, per quella di danza comincia ad essere un’attesa lunga. Il peggio è per la gara femminile.

Stefania Berton: Sì, le donne sono quelle che se la passano peggio. A quel punto a loro converrebbe venire a fare la gara a squadre e poi tornare a casa ad allenarsi, per poi fare ritorno nel villaggio per la gara individuale, ma capite che si tratta di un grande stress ed un lungo viaggio. Per chi viene fuori dall’Europa non è fattibile, magari si prenotano una pista a Mosca e limitano il viaggio a due ore di volo, piuttosto che in Armenia o zone limitrofe. Quando sei al villaggio olimpico ti vengono assegnate pochissime ore di allenamento sul ghiaccio e diventano irrilevanti.


Qualche pensiero conclusivo sulla gara di Skate Canada.

Stefania Berton: Skate Canada è stata una gara divertente dall’inizio alla fine. All’inizio ad Ondrej non arrivava il bagaglio con i pattini, poi la nostra allenatrice sfortunatamente non era presente all’allenamento del programma libero la mattina stessa della gara e siamo rimasti da soli..

Ondrej Hotarek: Ci siamo fatti riconoscere, tutti continuavano a chiedermi dei pattini.

Stefania Berton: Ondrej si è fatto prestare i pattini da Ross Miner, ha eseguito tutti i tripli, ma non mi ha voluta sollevare.

Ondrej Hotarek: No, era troppo pericoloso senza i miei pattini.

Stefania Berton: Ci siamo fatti tante risate, siamo diventati popolari ancora prima della gara a causa delle nostre disavventure e tutti erano preoccupati per noi. I suoi non erano, in effetti, gli unici pattini mancanti il primo giorno, ma erano decisamente gli unici mancanti il secondo giorno! Ci hanno anche dato 15 minuti extra di allenamento il giorno prima della gara proprio per questo, quindi ringraziamo l’organizzazione.


Chissà che non porti fortuna restare senza pattini, visto quanto accaduto a Javier Fernandez agli europei di Zagabria, da lui stesso poi vinti.

 Stefania Berton: Ela stessa cosa che mi ha detto la giudice spagnola! Ondrej voleva cambiare la valigia, ora mi sa che non la cambia più.

 Ondrej Hotarek: E’ comunque un rischio, perché poi capita la volta in cui i pattini non ti arrivano affatto, nemmeno il giorno prima della gara. Preferisco comunque che la valigia arrivi in tempo e fare tutto normalmente.

Stefania Berton: Comunque ci siamo divertiti, soprattutto a cantare l’inno italiano sul podio, è stato esaltante per me.

Ondrej Hotarek: Tutti si sono molto divertiti per la nostra reazione sul podio. Poi io ho sbagliato con i fotografi, mettendomi subito in posa con gli altri invece che da solo con Stefania, come vincitore. Non è la prima volta che sbaglio a fare le foto, a Zagabria al momento di fare la foto tutti insieme io ero già andato via, quindi Robin Szolkowy mi ha ripreso dicendomi “Per oggi ti scuso ma la prossima volta non puoi più sbagliare!”. Insomma, a Skate Canada c’era un bellissimo gruppo di atleti con i quali ci siamo trovati molto bene.

Stefania Berton: Sì, è stato un evento molto piacevole al di là del risultato della gara, poi abbiamo ritrovato tanti pattinatori ed amici con cui ci siamo allenati, Patrick Chan, Elladj Balde, Weaver/Poje. Anche con Virtue/Moir e con Riazanova/Tkachenko abbiamo diviso la pista, li abbiamo visti tutti quest’estate ed è stato bello. Questa tappa è stata particolarmente speciale per me perché Rockne, il mio fidanzato, era lì a guardarmi dagli spalti. Anche per Ondrej è stata una bella gara perché suo "fratello", Michal Brezina, gareggiava nella stessa tappa e quindi hanno potuto sostenersi a vicenda.

Ondrej Hotarek:  Sì, è sempre bello quando io e Michal riusciamo a ritrovarci in gare come questa o mondiali ed europei, siamo cresciuti insieme e siamo come fratelli e gareggiare nelle stesse competizioni è un piacere per noi.


Ringraziamo Stefania Berton, Ondrej Hotarek e l'allenatrice Franca Bianconi per la disponibilità e non mancheremo di seguirli nei prossimi appuntamenti nazionali ed internazionali.

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