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Atleti italiani e Fisi ai ferri corti per la richiesta di "contributo" economico

Atleti italiani e Fisi ai ferri corti per la richiesta di 'contributo' economico
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Atleti italiani e Fisi ai ferri corti per la richiesta di "contributo" economico

In queste ore nel mondo degli sport della neve sta tenendo banco una vicenda che contrappone la Federazione italiana sport invernali e i suoi atleti, fra cui serpeggerebbe il malumore per una richiesta di "contributo economico" da parte federale.

A inizio luglio il portale raceskimagazine ha pubblicato un'indiscrezione secondo la quale nel corso del workshop di Desenzano del Garda la Fisi avrebbe chiesto agli atleti di effettuare un versamento nelle casse federali pari (almeno per quanto riguarda chi è inserito nelle squadre A o di Coppa del Mondo) a 2.000 euro. La motivazione, sempre secondo il suddetto sito specializzato, risiederebbe nella necessità di finanziare le trasferte e gli allenamenti.

Solo una voce, a cui non è seguito alcun comunicato ufficiale. Eppure negli ambienti degli sport invernali italiani si è iniziato a discutere di questa eventualità e negli ultimi giorni il malcontento è diventato di dominio pubblico tramite diversi articoli in merito comparsi su svariati quotidiani (La Stampa, il Corriere delle Alpi, l'Alto Adige).

La Fisi ha poi confermato ufficialmente l'esistenza della richiesta nella sua informativa relativa al 14° consiglio federale, pubblicata ieri, in cui si legge: "Il Consiglio si dispiace per quanto divulgato dalla stampa in relazione alla richiesta federale rivolta agli atleti per una contribuzione alle spese. In primo luogo per alcune dichiarazioni sulle modalità di divulgazione che la Federazione ha adottato e non corrispondenti al vero. Atleti e Direttori Sportivi sono stati preventivamente informati di persona in occasione del workshop dello scorso luglio con la richiesta della dirigenza di veicolare l’informativa ai rispettivi settori di competenza. Il Consiglio sottolinea, in secondo luogo, che la quota di contribuzione richiesta sarà destinata all’attività giovanile del settore stesso".

In oltre quest'oggi la Gazzetta dello Sport ha riportato una dichiarazione del presidente federale Flavio Roda: "Ai tempi di Tomba la Fisi chiedeva agli atleti il 30% dello sponsor personale, una cifra molto più grande dei 2.000 euro richiesti ora. Negli Usa gli atleti sborsano 20-30 mila euro, i nostri ragazzi lo sanno benissimo".

Dunque non ci sono dubbi, la Fisi ha davvero chiesto agli atleti un contributo economico giustificandolo come un finanziamento all'attività giovanile, il che contraddirrebbe quanto anticipato da raceskimagazine, ovvero che i soldi sarebbero destinati a supportare allenamenti e trasferte.

Si attendono lumi in merito alla causale. Nuovi sviluppi potrebbero arrivare in brevissimo tempo. Infatti secondo indiscrezioni il versamento del contributo economico si dividerebbe in due rate, la prima delle quali con scadenza a giorni.

La situazione è pertanto ancora molto fumosa ed è difficile capire dove possano stare eventuali torti o ragioni perché, in fin dei conti, il contributo potrebbe avere la sua logica e i suoi fondamenti, a patto però che sia un'extrema ratio la cui unica alternativa sia un blocco dell'attività agonistica per mancanzadi fondi, eventualità drammatica per ora mai paventata da nessuno.

Sorgono pertanto spontanee alcune riflessioni in merito:

1) Si tratta di un contributo volontario, oppure di un "prelievo forzoso"?

2) Nel caso sia volontario, l'atleta può per definizione rifiutarsi di pagarlo senza conseguenze. Nel caso invece sia obbligatorio, sono previste sanzioni nei confronti di chi non si adegua? Se sì, di che genere? 

3) Se la Fisi ha bisogno di raccogliere fondi, doveva farlo proprio chiedendo un "contributo economico" agli atleti? Come detto, una mossa del genere dovrebbe essere usata solo come extrema ratio. Possibile che non esistano altri modi di far quadrare i conti?

4) Prima di procedere a questa richiesta, è stata almeno effettuata una spending review per capire se esistono sprechi da tagliare?

5) La cifra di 2.000 euro non è banale. Secondo voci di corridoio si tratterebbe del contributo massimo, mentre a diversi atleti verrebbero fatte richieste leggermente inferiori. Eppure per tutti significherebbe dover versare nelle casse federali almeno una mensilità del proprio stipendio del corpo militare o di polizia di appartenenza. In altre parole, sarebbe comunque un sacrificio di un certo peso.

6) La richiesta di "contributo economico" è stata effettuata anche a chi non è arruolato, e quindi non ha un introito garantito dal gruppo sportivo militare? Nel qual caso ci si troverebbe di fronte a un sacrificio ancor più doloroso.

Sullo sfondo di questa ingarbugliata vicenda si staglia un'indiscrezione che, se fosse vera, potrebbe fornire un forte argomento alla parte degli atleti.

La "tassa" del 30% sui loro sponsor personali citata dal presidente Roda esisterebbe ancora, seppur ridotta al 20%.

Nel qual caso la Fisi avrebbe già un indotto garantito dai propri atleti e, di conseguenza, andrebbe ad aumentare ulteriormente le detrazioni già esistenti.

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