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La Germania vince anche senza Dahlmeier (e Hinz). Cinque su cinque nelle staffette femminili!

La Germania vince anche senza Dahlmeier (e Hinz). Cinque su cinque nelle staffette femminili!
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BiathlonBiathlon - Pyeong Chang

La Germania vince anche senza Dahlmeier (e Hinz). Cinque su cinque nelle staffette femminili!

Il programma femminile della tappa pre-olimpica di PyeongChang si è concluso con una staffetta che può tranquillamente essere definita estemporanea. Primo perché qualsiasi prova a squadre disputata dopo il main event stagionale lascia sempre il tempo che trova, secondo perché parecchie nazioni di vertice si sono schierate in formazione rimaneggiata.

Il lancio ha visto Anais Chevalier cambiare al comando assieme alla sorprendente canadese Rosanna Crawford. In realtà però la frazione ha sorriso alla Germania, poiché Nadine Horchler, sulla carta nettamente inferiore rispetto alla francese, è stata capace di limitare al minimo i danni dalla transalpina (4”). Lisa Vittozzi ha pagato 8”, dovendo utilizzare qualche ricarica di troppo al tiro in piedi. La norvegese Kaia Wøien Nicolaisen ha cambiato a 17”, la svedese Chardine Sloof e la ceca Jessica Jislova invece hanno pagato 44”.

Nel secondo segmento Maren Hammerschmidt ha fatto la voce grossa, mettendo in riga tutte le avversarie dirette e portando la Germania al comando con 13” sulla Francia, per l’occasione rappresentata da Anais Bescond. Un’ammirevole Julia Ransom ha permesso al Canada di rimanere in quota, cambiando davanti a un’opaca Yuliia Dzhima (22”). Eva Puskarcikova si è resa protagonista di una frazione notevole, mantenendo la Repubblica Ceca a 43” dalla vetta. Hanno invece perso pesantemente terreno Italia, Norvegia e Svezia, tutte staccate di oltre un minuto. D’altronde Federica Sanfilippo si è presentata al via in condizioni che definire precarie non rende l’idea. La poliziotta della Val Ridanna è rimasta sostanzialmente ferma per dieci giorni a causa di una pesante infezione delle vie aeree e ha preso parte alla competizione nonostante i grossi problemi di salute. Normale quindi sia stata l’ombra dell’atleta che siamo soliti vedere. Discorso diverso per Hilde Fenne, finita nell’anello di penalità, e Mona Brorsson che ha badato a difendersi.

Come dice il saggio, è la terza frazione a dare alla gara i connotati definitivi.  Justine Braisaz ha riportato la Francia al comando delle operazioni, ma pound-for-pound è stata la Germania a uscire vincitrice da questo segmento, poiché Denise Herrmann – nonostante abbia dovuto l'infausto anello – ha cambiato con 13” di ritardo. Alle spalle delle due battistrada si è vista una prepotente prestazione delle scandinave Tiril Eckhoff ed Emma Nilsson. La prima ha permesso alla Norvegia di cambiare terza a poco più di mezzo minuto in compagnia del Canada (tenuto a galla da una Megan Tandy da applausi); la seconda ha riagganciato l’azzurra Alexia Runggaldier che, grazie allo zero al tiro, ha rosicchiato terreno alla testa, cedendo il testimone a 50”. Ha invece lasciato sul piatto una ventina di secondi la ceca Lucie Charvatova, costretta a girare.

Come prevedibile in ultima frazione Franziska Hildebrand ha fatto valere la sua netta superiorità al poligono su Celia Aymonier, permettendo alla Germania di involarsi verso il successo. La transalpina è invece andata letteralmente in crisi al tiro in piedi, mandando a segno solamente tre proiettili su otto e spalancando le porte del podio alle inseguitrici.

La canadese Emma Lunder è inesorabilmente scivolata indietro, mentre  Marte Olsbu, Dorothea Wierer, Anna Magnusson e Gabriela Koukalova si sono progressivamente ricompattate. Situazione scaturita da qualche ricarica di troppo usata dalla norvegese, dalla conferma della crescita della svedese, di una condizione non brillante dell’italiana e della straripante rimonta della ceca.

Nella tornata conclusiva l’altoatesina ha addirittura perso terreno dalle altre tre compagne di viaggio, che si sono giocate seconda e terza posizione in volata. La Norvegia ha conquistato la piazza d’onore allo sprint, il recupero della Repubblica Ceca è stato premiato dal gradino più basso del podio e la generosa Svezia ha dovuto accontentarsi del quarto posto che sottolinea una prova comunque maiuscola. Quinta l’Italia. Mestamente sesta la Francia.

Dunque vince ancora la Germania, nonostante abbia lasciato a riposo Laura Dahlmeier e abbia dovuto rinunciare a Vanessa Hinz. Per il movimento tedesco sono cinque affermazioni su cinque competizioni in stagione. Per trovare qualcosa di analogo si deve tornare indietro alla stagione 2007-’08, quando l’allora squadra teutonica fece altrettanto, con la differenza che all’epoca il team schwarz-rot-gold poteva contare contemporaneamente su Magdalena Neuner, Kati Wilhelm, Andrea Henkel, Martina Glagow, Simone Hauswald e Kathrin Hitzer, mentre oggi non ci si avvicina lontanamente a quella qualità.

La prestazione dell’Italia esige una riflessione. Oggi le azzurre hanno reso meno del previsto e hanno usato qualche ricarica più del dovuto? Non c’è dubbio. Tuttavia, come detto in apertura, questa gara è stata estemporanea per definizione. A conti fatti quella con il peso specifico minore fra tutte quelle andate in scena nell’inverno in corso.

Quindi certi webeti potrebbero anche evitare di fare drammi o stracciarsi le vesti per quanto avvenuto oggi, addirittura deliziandoci con le immancabili psicanalisi da divano, effettuate di fronte a una TV posizionata dall’altra parte del mondo rispetto alla Corea, secondo le quali vi sarebbero problemi psicologici e fragilità mentale a causa dei troppi errori sull’ultimo bersaglio.  

Fateci un favore. Collegate il cervello, sempre che non sia già finito nel bidone dell’umido a vostra insaputa, a quelle dita tanto solerti nel pigiare i tasti di una tastiera e generare mostruosità concettuali.

Anzi, prima rispondete a questa domanda. Quante volte è capitato negli ultimi anni di vedere le italiane usare male a ripetizione le ultime ricariche? Quante volte è emersa questa “fragilità mentale”?

Forse quando la staffetta azzurra ha vinto giocandosi tutto all’ottavo poligono?  Forse quando il movimento nel suo complesso ha portato a casa 7 medaglie iridate od olimpiche negli ultimi 7 anni? Forse quando Vittozzi e Sanfilippo hanno fatto zero quando erano in lotta per piazzamenti di prestigio o addirittura il podio? Forse quando Wierer ha vinto 3 gare ed è arrivata 17 volte nella top-three?

Possibile che questa staffetta, che da uno a cento ha peso specifico quindici, possa partorire isterie? Neanche fosse decisiva per la sopravvivenza dell’intero movimento italiano o addirittura per il destino dell’umanità.

Possibile che tre poligoni in piedi cancellino i sessanta visti sinora in stagione? Possibile che si debba sempre scrivere come se il passato non esistesse o il mondo dovesse finire tra dieci minuti? Per di più sulla gara meno importante dell’intero inverno?

Per favore, non occupatevi di biathlon. Andate nei salotti delle trasmissioni televisive dedicate al campionato di calcio, dove si parla per ore del nulla e dove magari la squadra prima in classifica con 7 punti di vantaggio sulla seconda viene definita “in crisi” quando ottiene un pareggio e una sconfitta nel giro di due partite. Quello è il vostro ambiente naturale.

Alle 11.45 la staffetta maschile, mentre settimana prossima si gareggia a Kontiolahti (Finlandia). La prima gara femminile è la sprint, prevista per le 17.45 di venerdì 10.

PYEONG CHANG – STAFFETTA FEMMINILE
1. GER [Horchler, Hammerschmidt, Herrmann, Hildebrand] (1+7)
2. NOR [Nicolaisen, Fenne, Eckhoff, Olsbu] (1+11) a 22”8
3. CZE [Jislova, Puskarcikova, Charvatova, Koukalova] (1+9) a 22”9
4. SWE [Sloof, Brorsson, Nilsson, Magnusson] (0+7) a 23”0
5. ITA [Vittozzi, Sanfilippo, Runggaldier, Wierer] (0+11) a 25”9
6. FRA [Chevalier, Bescond, Braisaz, Aymonier] (2+12) a 1’18”8
7. UKR [Varvynets, Dzhima, Semerenko, Merkushyna] (0+9) a 1’27”2
8. CAN [Crawford, Ransom, Tandy, Lunder] (0+7) a 1’34”0

Clicca qui per i risultati completi.

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