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Laura Dahlmeier: "Squalifica a vita per chi pratica doping sistematico e più prevenzione"

Laura l'Intoccabile. Dahlmeier spazza via le avversarie nell'inseguimento di PyeongChang
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Laura Dahlmeier: "Squalifica a vita per chi pratica doping sistematico e più prevenzione"

Lo Stuttgarter Zeitung ha realizzato un’intervista sul tema doping ponendo le medesime cinque domande a cinque sportivi tedeschi di grido. Oltre alla ventiquattrenne bavarese, sono stati interpellati in merito anche Nadine Hildebrand (atletica leggera), Claudia Pechstein (pattinaggio velocità), Frank Stäbler (lotta) e Silke Kassner (canoa).

Queste le risposte date dalla biathleta, vincitrice dell’ultima Sfera di cristallo e di 3 ori iridati ai Mondiali di Hochfilzen.

Come sta andando la lotta al doping?
“Difficile da dire. Penso che in Germania la rete di controlli sia diventata così stretta da rendere impossibile il doping sistematico. Purtroppo ci sono ancora troppi buchi a livello internazionale. Quantomeno spero che la lotta contro il doping sia diventata più efficace di quanto non lo fosse pochi anni fa”.

Se fossi in prima linea nella lotta al doping, quale sarebbe la prima decisione da prendere?
“Se un Paese vuole competere a livello internazionale, deve permettere ai funzionari antidoping di effettuare controlli in qualsiasi momento. Se i controllori possono realizzare test solo dopo aver ottenuto visti d’ingresso richiesti molto tempo prima, allora non sono più ‘a sorpresa’ e il sistema non ha senso. Soprattutto, sarei favorevole a un significativo inasprimento delle sanzioni. Se si dovesse dimostrare che un atleta si è dopato sistematicamente, allora va squalificato a vita anche alla prima positività. Inoltre bisogna estendere questa pena anche a chi rende possibile tutto ciò, ovvero agli uomini alle spalle dell’atleta che gli hanno permesso o lo hanno spinto a doparsi con continuità”.

Quanti fondi sarebbero necessari per combattere il doping con efficacia?
“Non lo posso stimare. Posso solo dire che sarebbe importante che, qualunque sia il budget, i soldi vengano spesi davvero per la lotta al doping e non in procedure burocratiche”.

In quale area bisognerebbe investire maggiormente?
“Da un lato sulla prevenzione, soprattutto nell’educazione dei più giovani. Sotto questo punto di vista c’è molto lavoro da fare. Bisogna spiegare che lo sport professionistico non significa per forza di cose dover vincere a tutti i costi. Inoltre, credo si debba investire sul sostegno agli atleti, soprattutto sul piano psicologico. È chiaro che alcuni si dopano per frustrazione, perché vogliono emergere e non ci riescono. Queste persone andrebbero aiutate prima che cadano in tentazione. Infine nei controlli. Sarebbe bello che il sistema antidoping non fosse costretto sempre a recitare la parte della tartaruga, mentre il doping fa quella della lepre”.

Hai qualche idea per migliorare il sistema?
“Bisognerebbe aumentare la trasparenza, rendere pubblici tutti i dati che possono essere resi pubblici sugli atleti. Inoltre bisognerebbe migliorare il sistema di reperibilità. Ora come ora, è un disastro. Con la tecnologia odierna si potrebbe rendere tutto più semplice, rapido e più efficace”

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